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La storia non finisce qui perchè in questi 8 anni un’altra vicenda giudiziaria si è intrecciata con quella del romanzo: la causa sul licenziamento. La banca, senza licenziarlo, aveva accusato Nicola Scambia di concorrenza sleale e per questo lo aveva cacciato dagli uffici, tagliandogli i compensi dell’80%. . La banca inoltre si era appellata alla clausola di libera revocabilità dell’incarico accessorio di manager . Una spinosa questione che ha generato numerosi casi di contenzioso in questi anni fra banche e promotori.
Una bella botta per Nicola Scambia che era stato nominato dalla stessa banca “area manager” e perdeva di colpo, il suo ufficio, buona parte delle entrate e quindi tutto il portafoglio clienti diretto e indiretto (costituito dalla raccolta di 33 promotori), ritrovandosi con zero clienti su cui ricominciare. In più con un’accusa infamante come quelle di concorrenza sleale.
“E’ un documentario che ricostruisce la mia vicenda. Il mio augurio – dice Nicola Scambia – è che possa dare coraggio ad altri promotori o persone licenziate ingiustamente a reagire e ribellarsi se si è accusati ingiustamente”.
Confessando a ispirarlo per realizzare questo progetto in questi otto anni di sacrifici è stata una strategia simile a quella adottata nel suo mestiere di promotore. Prevedendo cioè un profilo di rischio, con un obiettivo a breve termine (il sito web di Jackfly), uno a medio termine (il romanzo) e uno a lungo termine (il film). Reagendo a quello che riteneva un torto subito, con fiducia nella giustizia e non poca creatività , dando vita ad un vero e proprio progetto multimediale.Poche settimane fa mentre ancora si girava il film è arrivata intanto la notizia più attesa. Il tribunale civile di Milano, sezione lavoro, gli ha dato ragione e, ribaltando la sentenza di primo grado, ha condannato la banca a pagargli immediatamente 536mila euro. E la storia non è finita perchè ora Scambia (che lavora oggi come promotore da tempo per un’altra banca) ha delle ottime carte in mano per intentare una nuova causa per danni alla banca per cui ha lavorato prima del fattaccio. E se questo non è un film….
“LA STORIA DI DAVIDE E GOLIA NON E’ UNA LEGGENDA”
“Mi sembra essere uscito da un incubo – dice oggi Scambia – Da solo, senza stipendio, la mia vita attaccata a una parolina: revocabilità . La mia storia insegna che la giustizia, in Italia, sarà pure lenta ma arriva… E insegna che Davide e Golia non è solo una leggenda».
“Cinquecentomila euro da pagare mentre uno si aspetta di riceverne almeno altrettanti non sono uno scherzo, soprattutto se non li hai e devi vendere casa tua per racimolarli. E’ stato un momento difficilissimo della mia vita. Qualche giorno dopo la condanna, il mio avvocato ha ricevuto la richiesta del legale della banca di pagare l’ammontare entro sette giorni.”.
“La prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella di cambiare avvocato. Quando si perde, devi prendertela con te stesso e con i tuoi generali, non certo con il nemico. così mi sono messo alla ricerca del migliore avvocato giuslavorista in Italia, che peràavesse esperienza del contratto dei promotori finanziari. Ovviamente, c’erano poi dei miei colleghi che cominciavano a chiedersi se per caso non avessi commesso qualche cosa di veramente grosso visto che ero stato condannato a pagare oltre 500 mila euro. Poi dovevo anche occuparmi della famiglia, che sembrava più preoccupata di me. Stare 8 anni sulla graticola mi ha insegnato molto e mi ha sicuramente cambiato”.
“Quando mi hanno licenziato, mi è crollato il mondo addosso, in modo inaspettato, coos imprevedibile che ho sentito nascere dentro di me una collera quasi incontrollabile. Ed ecco allora che ho cercato il modo di trasformare questo enorme quantitativo di energia che era la mia collera in un sito internet, un romanzo e un film.”.

QUANDO LA FANTASIA SUPERA LA REALTA’I “cattivi” del thriller finanziario si erano riconosciuti in personaggi in carne e ossa, facendo causa. Ma commettendo coos un clamoroso autogol e “smascherandosi”…..E’ accaduto in questa vicenda ai vertici di Banca Euromobiliare. Perchè le esigenze di budget delle banche prevalgono spesso su quelle dei risparmiatori (e dei promotori) e anche la Consob in queste settimane se ne è accorta…La realtà ha superato la fantasia visto che il libro di Jackfly (Foschi Editore) ha avuto un grande successo anche grazie a un clamoroso autogol che i banchieri e i loro avvocati hanno commesso, facendo un’incredibile pubblicità gratuita a questo libro.Accade, infatti, che Nicola Scambia quando pubblicò il libro e il sito (www.jackfly.net) precisò saggiamente che tutti i personaggi, i riferimenti a luoghi, società e persone, erano state dallo stesso inventate di sana pianta e che tutti i nomi del sito erano di pura fantasia. L’amministratore delegato e l’avvocato di fiducia di Banca Euromobiliare, si considerarono peràidentificabili in due personaggi del thriller finanziario. E convocarono addirittura un consiglio di amministrazione della banca per presentare una querela nei confronti di Scambia presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Milano per diffamazione e minaccia per i contenuti del sito internet. Essere i “cattivi” di un romanzo non piace, evidentemente. Ma il risultato realizzato è stato che questa denuncia è stato archiviata dai giudici milanesi perchè non hanno ritenuto esserci i presupposti di reale identificabilità con la banca (mai citata) o con i personaggi raccontati (tutti con nome di fantasia). Ma l’effetto paradossale è stato coos che tutta la comunità finanziaria (e non solo poche persone) hanno potuto identificare chiaramente l’istituto di credito e i banchieri da cui prendeva spunto questa storia, sollevando un fortissimo polverone e interesse su questa vicenda.Se le lotte fra risparmiatori e banche sono sempre più frequenti quelle fra promotori finanziari, bancari e parabancari contro i propri capi, banchieri, iniziano a essere una nuova realtà con cui confrontarsi. Sul supplemento settimanale del sabato, Plus, de Il Sole 24 Ore (diretto da Marco Liera), la bibbia dei banchieri e dei bancari (ma anche dei risparmiatori) da diverso tempo è comparsa una rubrica dal titolo significativo: “Mal di budget”. Dove si parla dei problemi di coscienza (e non solo) di bancari, parabancari e promotori. Stretti fra la necessità di portare a casa, appunto, il budget, ed il significato, anche etico, del loro lavoro. Ennio Flaiano, insuperato scrittore e narratore dei vizi e delle virt๠del popolo italico, diceva che dentro il tricolore occorreva scrivere il motto “tengo famiglia”. Chi lavora allo sportello ma anche chi fa il mestiere di promotore si trova, infatti, spesso a considerare questo aspetto. Vendere i prodotti finanziari che la banca “spinge” per fare utili e commissioni (e guadagnarsi il posto assicurato e magari una brillante carriera) o fare l’interesse del cliente e assumere un atteggiamento distaccato? Nel sito dell’associazione di cui Nicola Scambia è fra i fondatori, l’associazione Fo.Ca. (www.associazionefoca.eu) l’argomento è fra i più dibattuti. L’obiettivo è, infatti, tutelare i cittadini (dipendenti, dirigenti, promotori finanziari e loro familiari, clienti e investitori) che hanno subito torti da banche, sim e sgr. E i casi denunciati sono numerosi: licenziamenti immotivati, clausole vessatorie, casi di mobbing o di ignari risparmiatori che sono convinti da sedicenti private banker a investire il loro denaro in gestioni patrimoniali non autorizzate gestite unicamente solo per far fare profitti illeciti alla banca. Vi sembrano storie dell’altro mondo? E’ di queste settimane l’annuncio di un’iniziativa clamorosa della Consob che ha chiesto alle prime cinque banche italiane di convocare i propri consigli di amministrazione per rivedere le procedure di vendita dei servizi finanziari. Il “sospetto” dell’Autorità (meglio tardi che mai…) che le esigenze di budget prevalgano su quelle dei clienti nel caso di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Bnl. Gli istituti sarebbero insomma chiamati a un ulteriore adeguamento alle norme Mifid e a una reale verifica delle competenze dei clienti a cui eventualmente vendono prodotti finanziari complessi. Peggio la fantasia o la realtà finanziaria?