La storia del fondo Long Term Capital Management: quando in Borsa perdono anche i premi Nobel

di uno degli investimenti più sicuri e “geniali” del secolo: il fondo Long Term Capital Management

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Hai mai sentito parlare del fondo Long Term Capital Management e dell’Armageddon che ha rischiato di provocare in Borsa? Ecco una breve storia triste di uno degli investimenti più sicuri e apparentemente “geniali” del secolo: il fondo Long Term Capital Management.

 

La storia del fondo Long Term Capital Management

 

Nel 1994 un gruppo dei migliori trader obbligazionari della banca d’affari americana Salomon Brothers fu arruolato da John Meriwether per fondare il Long Term Capital Management. Non un hedge fund, ma “l’Hedge Fund”. Con la Maiuscola. Il fondo che poteva solo guadagnare. Grazie alle formule di due professoroni di Harvard e dell’Università di Chicago, Robert Merton e Myrton Scholes. Un’epopea raccontata molto bene in un libro del giornalista finanziario inglese, Nicholas Dunbar dal titolo “Anche i Nobel perdono” (in italiano uscito per Egea Edizioni)

Il fondo cui queste star della finanza e del mondo accademico prestavano la loro opera intellettuale era di tipo speculativo, quindi poteva sostanzialmente fare quello che voleva senza rendere conto a nessuno se non ai suoi azionisti. Cui era richiesto un gettone di 10 milioni di dollari per far parte dell’affare. E tre anni di stop a eventuali riscatti. Chi era dentro come azionista nel fondo doveva rimanere per almeno tre anni. Il fondo guadagnò moltissimo i primi anni. +19,9% nel 1994, +42,8% nel 1995, +40,8% nel 1996, +17,1% nel 1997. In quell’anno Merton e Scholes vennero insigniti del premio Nobel per l’Economia per aver reso piu’ efficiente la gestione del rischio, per le loro ricerche sui derivati finanziari ed, in special modo, per avere messo a punto un nuovo metodo per poterne calcolare il valore.

 

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Il fondo Ltcm applicava le loro teorie sulla convergenza dei prezzi tra titoli con caratteristiche simili (ad esempio obbligazioni di uno stesso emittente le cui scadenze divergevano di pochi mesi che il mercato prezzava in modo “troppo” diverso). Il Long Term Capital Management comprava il titolo sottovalutato e vendeva quello sopravvalutato nell’attesa che il mercato convergesse verso il giusto prezzo. Quando il fondo iniziò a operare i gestori individuarono 38.000 disallineamenti di prezzo.

Le operazioni di arbitraggio non rendevano moltissimo così iniziarono a indebitarsi con le banche per guadagnare di più. E siccome nello staff del fondo hedge c’erano due professori universitari, alcuni dei migliori trader obbligazionari del mondo, e l’ex vice presidente della Fed, tutte le banche del mondo prestavano soldi al fondo Long Term Capital Management senza di fatto chiedere garanzie. Tanto che quando crollò questo fondo l’economista Luigi Zingales scrisse che in Borsa “più che le scienze contano le conoscenze”.

 

La leva utilizzata dal fondo Long Term Capital Management

 

Il fondo Long Term Capital Management aveva un patrimonio iniziale di 4,8 miliardi di dollari. Dalle banche si fece finanziare per comprare titoli per 100 miliardi. Questi titoli furono utilizzati come garanzia per comprare derivati per 1200 miliardi di dollari. Un fondo con un patrimonio di soli 4,8 miliardi di dollari aveva in giro scommesse sui mercati per 1200 miliardi di dollari. Si chiama leva finanziaria e consiste nell’investire indebitandosi. Il fondo Long Term Capital Management aveva una leva finanziaria di 250. E’ come se la vostra banca su cui avete depositato 10.000,00 euro vi prestasse 2.500.000,00 euro per investire in Borsa.

Nel 1998 succede qualcosa che i professoroni non avevano previsto: il default della Russia. Il fondo si trova dalla parte sbagliata e opera con una abnorme leva finanziaria. Tutto il mondo in seguito al crollo dei paesi emergenti e al default della Russia abbandona tutto ciò che non considera sicuro e va sui titoli più solidi. I titoli che ha in mano il fondo Long Term Capital Management non solo iniziano a perdere ma non li vuole nessuno. Il mercato obbligazionario si ferma. Gli scambi su quei titoli su cui operava l’Ltcm non ci sono più. Si rarefanno. Il fondo perde ma non può vendere. Il 90% del patrimonio del fondo Long Term Capital Management va in fumo.

 

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Maggiore è la leva finanziaria (più si investe indebitandosi) maggiore è la velocità con cui una scommessa andata male può polverizzare il capitale dei sottoscrittori (l’unico vero capitale proprio del fondo e non preso a prestito e dalle banche). Sfumano anche i guadagni mirabolanti dei primi anni. Per gli azionisti del fondo un brutto risveglio. Da che stavano diventando ricchissimi perdono quasi tutto il capitale. Le star della finanza non hanno più armi per aspettare che il mondo converga verso le loro idee. I soldi con cui operano non sono i loro. Le banche non sono disposte a concedere al fondo Long Term Capital Management ulteriore tempo.

Il Long Term Capital Management crolla. Rischiando di provocare un disastro di ordine mondiale a causa dei 1200 miliardi di dollari di scommesse sui derivati. Tutti i sottoscrittori del fondo vedono volatilizzare il capitale investito nel fondo che non doveva perdere mai. Compresa la banca d’Italia che nell’operazione Ltcm perde 100 milioni di dollari perché ci aveva investito parte del “tesoretto” .

 

la lezione del fondo Long term Capital Management

 

La storia del fondo Ltcm insegna molte cose. Che in Borsa non esiste nessuna formula magica per guadagnare. Che rimanere fermi in attesa che il mondo si adegui alle nostre idee è molto pericoloso. Soprattutto quando investiamo non usando i nostri soldi ma indebitandoci. Come diceva Keynes “Il mondo può rimanere irrazionale più a lungo di quanto tu possa rimanere solvente”. Un po’ di sano realismo non guasta quando si investe in Borsa. nzi in molti casi può essere l’ancora di salvezza.

E si può farlo come investitori attuando delle regole e strategie dove non si guarda solo all’obiettivo di guadagno ma si programma anche come ci si comporterà in caso di mercati contrari. Nell’azionario o nell’obbligazionario. Perché se anche siete o siamo dei premi Nobel per l’Economia qualcosa di avverso potrebbe accadere.

E non tutto si può prevedere anche nei più blasonati modelli matematici quando sono troppo sofisticati e irreali. Potendo perfino nel caso della Borsa mettere a rischio il sistema finanziario mondiale. L’ideale e il reale. Una lotta e una contrapposizione tra due mondi. Ecco cosa insegna uno degli investimenti più sicuri e apparentemente “geniali” del secolo: il fondo Long Term Capital Management.

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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