Sempre più risparmiatori fanno ricorso all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) dopo aver subito perdite su strumenti finanziari consigliati dalla loro banca. In questi casi, è molto importante il profilo emerso dal questionario che la banca fa firmare al cliente prima di poter consigliare un prodotto finanziario.
Inutile lamentarsi di aver subito perdite quando dal questionario è emerso un profilo da leone, perchè «il risparmiatore, firmando il questionario, si assume la responsabilità del suo contenuto, in virtù del principio di autoresponsabilità» spiega l’Arbitro per le Controversie Finanziarie a Plus Il Sole 24 Ore.
Se però il risparmiatore riesce a dimostrare che il questionario non lo ha redatto lui di suo pugno ma qualcuno che lavora per la banca, il giudizio dell’Arbitro può volgersi a favore del cliente obbligando la banca a risarcire le perdite in quanto rea di aver consigliato un prodotto inadatto al suo profilo di rischio. Come fa il cliente a dimostrare di non aver compilato il questionario? Vale sempre la regola di presunzione chiarisce l’Arbitro per le Controversie Finanziarie: se una persona anziana o con scarse conoscenze finanziarie, risulta un lupo di Wall Street per la banca, se il risparmiatore si ritrova con prodotti rischiosi o con orizzonte temporale troppo lungo la banca ne risponde. Così come se la banca non può dimostrare di aver fornito al risparmiatore informazioni complete e sufficienti sui rischi di un investimento.
Tutto ma proprio tutto quello che dovete sapere sul questionario MIFID in questo video