Paul O’Connor, responsabile del team Multi-Asset di Janus Henderson Investors, fa un’analisi in chiaroscuro dell’approvazione del Recovery Fund, facendo notare tra i contro la pochezza del fondo rispetto alla crisi scatenata dal coronavirus ma al contempo evidenziando come potrebbe essere il segnale concreto di una Europa che va verso un’intregrazione fiscale. Un cambio epocale che rappresenta secondo il gestore un elemento di tranquillità per gli investitori rispetto alle turbolenze politiche attese oltreoceano a causa delle elezioni USA.
Recovery fund, un passo epocale ma non basta a tamponare la crisi economica in UE
“L’impatto macroeconomico diretto del fondo di 750 miliardi di euro sarà piuttosto modesto, rispetto ai danni economici causati da COVID-19 alle economie dell’Eurozona – avverte O’Connor – Mentre le previsioni del consensus stimano che il PIL reale dell’Eurozona abbia subito una contrazione del 15% su base annua nel secondo trimestre, il Recovery Fund dovrebbe dare un impulso del 6-7%, che richiederà mesi e anni prima che di concretizzarsi ed avere piena efficacia.”
Un primo passo verso l’integrazione fiscale?