CHE BORSA SARA’. SE VINCE IL CENTRODESTRA, SE VINCE IL CENTROSINISTRA

Chi vincerà le elezioni? Bersani, Berlusconi, Monti o Grillo? Gli analisti di Kepler Capital Markets fanno pronostici cercando di capire quale sarà la coalizione vincente e quali saranno le reazioni dei mercati al dopo voto. Che impatto avranno le elezioni su Piazza Affari? Gli analisti stranieri iniziano a fare previsioni sul dopo voto. Per capire se la coalizione data per vincente metterà il turbo alle Borse o invece...

MoneyReport, il blog di SoldiExpert SCF

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Si avvicinano in Italia le elezioni politiche e gli analisti iniziano a fare previsioni sullo schieramento vincente, sulle reazioni dei mercati al dopo-voto e sui titoli destinati ad apprezzarsi (a deprezzarsi) in Borsa se le elezioni confermeranno gli ultimi sondaggi.

Sulle reazioni delle Borse alle elezioni dilaga l’ottimismo, qualsiasi sia la coalizione che vincerà le elezioni. Il motivo è semplice secondo gli analisti di Kepler Capital Markets, uno dei migliori uffici studi europei nella ricerca azionaria. Indietro sul fronte del rigore e dell’equilibrio dei conti pubblici non si torna secondo il report pubblicato in queste settimane e dedicato alle elezioni politiche. Sia che vinca la destra sia che vinca la sinistra sia, ancor di più, che vinca il centro.

I partiti che potrebbero risultare destabilizzanti su questo fronte, quindi anti europeisti e radicalmente contrari all’austerity (Movimento 5 Stelle, partito comunista e altri partiti minori), sono quotati da Kepler intorno al 15-25%: non sono in grado quindi per gli analisti di fare “danni” nè di formare una coalizione in grado di governare. Restano la Sinistra, il Pdl-Lega Nord e il centro-destra di Monti. Chi di loro vincerà le elezioni? E quali sono i settori in Borsa che beneficeranno della vittoria?

The winner is…

Gli analisti di Kepler Capital Markets basandosi sugli ultimi sondaggi ritengono la vittoria del Partito Democratico altamente probabile.

La salita al potere della sinistra non è sgradita a molti investitori istituzionali. Stiamo parlando di investitori che di professione investono “i soldi degli altri” secondo la felice definizione del sociologo Luciano Gallino nel libro “Con i soldi degli altri” (Einaudi Editore). Tra questi “capitalisti per procura” come li definisce Gallino troviamo fondi pensione, fondi comuni di investimento, fondi speculativi, fondi sovrani e fondazioni. Gli investitori istituzionali movimentano l’80% del volume di titoli scambiati sulle borse mondiali. Per questo è importante capire cosa pensano e come ragionano.

Come ragionano i “poteri forti”

Questi investitori sostanzialmente si fidano che il partito di Bersani (uno dei più fedeli sostenitori del Governo Monti durante la passata legislatura) continui la politica di rigore di impostata dal Professore. Se va al governo il centro-sinistra gli impegni presi con l’Europa verranno rispettati secondo gli investitori professionali e in particolare quelli di Kepler. Il pericolo che paventano gli analisti di Kepler Capital Markets è però quello di un periodo di turbolenza immediatamente dopo il voto qualora non sia garantita la piena governabilità. In caso di vittoria della sinistra, se la maggioranza alla Camera sembra assicurata, quella al Senato no. Al Senato infatti conta il voto delle Regioni, di alcune soprattutto. Come la Lombardia che ha 49 seggi, ed è stata a lungo sostenitrice dell’asse Pdl-Lega. In ogni caso il turbamento del mercato di fronte a una mancata maggioranza al Senato dovrebbe essere temporaneo.

La Sinistra, rigore sì, macelleria sociale no

Lo scenario più auspicabile per gli analisti di Kepler Asset Management è che la sinistra ottenga la maggioranza sia alla Camera sia al Senato perché questo precorrerebbe un periodo di stabilità politica (Vendola permettendo). Se sul fronte della disciplina fiscale gli investitori istituzionali ritengono che la coalizione guidata da Pierluigi Bersani continuerà sulla retta via intrapresa da Monti, temono però che sul fronte della liberalizzazione del mercato del lavoro e dei tagli alle spese della pubblica amministrazione non si faccia molta strada.
Per riportare i conti pubblici sulla retta via è difficile pensare che la sinistra sia disponibile ad adottare le misure draconiane della Lettonia, descritte in un bell’articolo pubblicato sul Sole 24 Ore da Gianluca di Donfrancesco.

Il caso Lettonia, cosa insegna

Le Repubbliche Baltiche (Lettonia, Estonia e Lituania) sono riuscite nella mission impossibile di coniugare austerity e crescita facendo però parecchia “macelleria sociale”. Emblematico il caso della Lettonia. Con il Pil in caduta libera (-18% nel 2009) a causa della crisi finanziaria mondiale, la Repubblica Baltica ha chiesto e ottenuto un prestito da 7,5 mld al Fmi in cambio di misure talmente drastiche da aver suscitato la perplessità anche dello stesso Fondo Monetario Internazionale. Tagli alla sanità e ai dipendenti pubblici.

Un terzo il governo li ha mandati a casa mentre a quelli che sono rimasti ha tagliato lo stipendio, mossa seguita a ruota dal settore privato. Ridotto sia l’importo del salario minimo garantito sia il sussidio di disoccupazione. In questo modo secondo Andris Vilks, il ministro delle Finanze lettone, chi avesse avuto veramente bisogno di lavorare si sarebbe trovato un lavoro senza pesare sui conti pubblici. La cura da cavallo ha funzionato sul fronte economico (ma meno su quello sociale).

Nel 2012 la crescita economica della Lettonia è stata la più alta della Ue: +4,5% e il deficit è sceso dal 9,8% al 1,7% del Pil. Il tutto grazie a una cura “letale” per la popolazione: 110 mila persone (su 2 milioni di abitanti) sono emigrate nel 2009 e la crisi insieme all’austerity ha enormemente aumentato le disuguaglianze sociali: un terzo della popolazione lettone è in stato di povertà. Difficile che la sinistra in Italia per sbloccare la crescita sia disposta a pagare un pedaggio così pesante e possa arrivare a varare misure così impopolari. Anche il governo Monti sul fronte dei tagli alla spesa non ha varato misure particolarmente eclatanti, preferendo agire sul fronte delle tasse.

Quello che sperano i mercati

Potrebbe però accadere che al Senato la Sinistra non riesca ad avere la maggioranza e quindi sia costretta a chiedere il sostegno dei centristi per governare. In questo caso l’agenda Monti tornerebbe di attualità. Questo asse Monti- Bersani, con il leader del PD alla guida del governo e il Professore futuro Presidente della Repubblica, è quello maggiormente gradito all’ufficio studi di Kepler Capital Markets.

Il motivo è banale. Il governo Monti, dimessosi prematuramente, non è riuscito a completare molte delle misure che aveva in programma. Dal Salva Italia, al Cresci Italia, dalla riforma del mercato del lavoro, alla spending review, alla semplificazione, ci sono ancora 268 misure (su 353) che devono essere varate per dare piena attuazione a questi decreti. Con la coalizione guidata da Monti al governo gli investitori istituzionali si sentirebbero ulteriormente rassicurati sul mantenimento del cammino “virtuoso” intrapreso dall’Italia. L’agenda Monti mira a ridare competitività all’Italia colmando il gap di crescita che ha caratterizzato il paese rispetto ai membri della Ue (per maggiori approfondimenti su questo punto https://soldiexpert.com/moneyreport/italia-o-cresci-o-esci-un-saggio-molto-attuale/7495 ).

Inoltre il manifesto politico del Professore darebbe un forte ruolo all’Italia nella Ue oltre a prefiggersi obiettivi ambiziosi sul fronte dei conti pubblici dello stivale: pareggio di bilancio e riduzione del debito pubblico. Musica per le orecchie dei mercati che darebbero ulteriore benzina a Piazza Affari e ossigeno ai Btp.

Se vince la destra o i grillini

Alla vittoria del partito di Berlusconi e della Lega Nord o dei movimenti di protesta (Grillo & C.) gli analisti di Kepler Capital Markets assegnano una probabilità molto bassa. E non auspicano questo scenario giudicandolo come il meno favorevole per i mercati finanziari. Il più sgradito insomma agli investitori istituzionali, che di fatto votano anche loro ma “con i piedi”: perché se va al potere una coalizione di governo non gradita hanno sempre la possibilità di andare a investire da un’altra parte vendendo i titoli di stato italiani presenti nei loro portafogli come le azioni. Come hanno fatto tra il 6 e l’8 dicembre scorso quando le dimissioni di Monti unite alla notizia di Berlusconi candidato premier hanno determinato un aumento dello spread di 70 punti base e una caduta del 6% di Piazza Affari.

Fuori i nomi

I mercati sembrano quindi preferire una vittoria del centro-sinistra meglio se sostenuta dalla coalizione guidata da Monti. Ma se al potere in Italia andrà il Partito Democratico di Pierluigi Bersani quali saranno i titoli favoriti in Borsa secondo Kepler?

E cosa dicono i report di altre banche d’affari sulle elezioni politiche italiane ? Ne parleremo in un prossimo articolo.

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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