Gli Uffici Studi di diverse Società di Gestione guardano con preoccupazione al dopo crisi e agli effetti su consumi e occupazione.
Carmignac osserva che sul fronte economico e sanitario siamo finiti in un “cul de sac”. Prendiamo i consumi, il punto chiave da tenere a mente è che nel 2003, quando l’Asia ha combattuto il virus della SARS, è riuscita a ridurre a zero il tasso di contagio prima di riaprire le economie, in modo che il settore privato potesse riaccelerare immediatamente con la revoca del blocco.
Questa volta, dato che i governi hanno inizialmente fatto un tentativo di reagire alla pandemia, il blocco è durato molto più a lungo e i costi economici sono diventati talmente elevati che i governi di tutto il mondo hanno dovuto riaprire le loro economie prima che il tasso di contagio fosse portato a zero. Pertanto, i casi sono due: la ripresa potrebbe essere limitata, a causa del timore ancora diffuso di contrarre il virus, oppure la ripresa dei consumatori sarà netta, ma allora i rischi di una ricaduta potrebbero essere piuttosto elevati.
A questo proposito, è interessante notare che il comportamento dei consumatori in Cina è oggi molto diverso da quello degli Stati Uniti. Le tendenze nei servizi per i consumatori, come gli alberghi e il traffico passeggeri in metropolitana, sono regolari ma piuttosto lenti, e in realtà non convergono verso il livello pre-crisi. Inoltre, il livello di attività in alcune delle attività più industriali, o nei beni di consumo durevoli, che inizialmente aveva registrato un rimbalzo piuttosto impressionante dopo la chiusura, sembra ora andare incontro a una fase di segno contrario.