Carlo M. Funk e Kingsmill Bond gestori di State Street Global Advisors specializzati nelle energie rinnovabili spiegano l’impatto della pandemia sul settore energetico che era già oggetto di una profonda trasformazione che il COVID-19 non ha fatto altro che accelerare. In questo report spiegano il declino inarrestabili dei combustibili fossile e l’inevitabile ascesa delle energie rinnovabili.
La sfida per i combustibili fossili
Il settore energetico tradizionale si trovava già prima della pandemia in una condizione vulnerabile, con gli investitori in apprensione per i rischi finanziari e i governi sempre più preoccupati per l’impatto sulla salute pubblica causato dall’inquinamento, la dipendenza dalle importazioni e l’incombente disastro climatico.
La crisi innescata dalla pandemia ha portato a una rapida diminuzione della domanda di combustibili fossili, che potrebbe non superare mai più i picchi registrati nel 2019 perché, quando l’economia sarà sulla via della ripresa – spiegano i gestori di State Street Global Advisors – la maggior parte della crescita della domanda di energia potrà essere soddisfatta da fonti rinnovabili.
I prezzi delle azioni del comparto dei combustibili fossili hanno sottoperformato per un decennio, tanto che il valore del settore del petrolio e del gas è passato dal 15% a meno del 5% del mercato azionario statunitense.
La pandemia di COVID-19 servirà ad accelerare questo trend. Già durante la crisi del 2008 i prezzi delle azioni sono scesi fino al 90%, perdendo 150 miliardi di dollari in termini di asset: la domanda di combustibili fossili per l’elettricità è crollata e non ha mai più raggiunto i livelli del 2007, perché quando c’è stata una ripresa della domanda di elettricità, le energie rinnovabili erano già in grado soddisfare la crescente richiesta.
La resilienza delle rinnovabili…