“Prevedere l’andamento dell’inflazione rappresenta uno dei compiti più ardui, perché i criteri da considerare sono numerosi, interdipendenti e variabili nel tempo” afferma la società di gestione patrimoniale francese Carmignac.
Secondo il gestore patrimoniale una delle ultime volte che venne prevista una fiammata inflazionistica fu dopo la grande crisi finanziaria, quando le principali Banche Centrali mondiali lanciarono piani di creazione di moneta colossali (per l’epoca) per supportare l’acquisto di asset.
Rischio inflazione post crisi finanziaria: è andata così?
La maggioranza degli economisti era convinta che stampare freneticamente moneta avrebbe comportato un considerevole rischio d’inflazione. Non solo dopo dieci anni quel rischio non si è avverato, ma abbiamo raggiunto il risultato opposto: un’inflazione troppo bassa e una crescita economica atona, che penalizzano le economie sovraindebitate e impediscono alle aziende di aumentare i prezzi.
La deflazione persiste: le cause
Una delle principali cause di questa persistente deflazione è che la maggior parte della moneta non ha mai raggiunto l’economia reale, perché la nuova liquidità non ha reso le banche più inclini a concedere prestiti (e l’inasprimento della regolamentazione ha ulteriormente incoraggiato questo eccesso di prudenza) e perché privati e aziende erano a propria volta cauti: questa liquidità è rimasta esclusivamente all’interno del sistema finanziario.
Di conseguenza è aumentato il prezzo di azioni e obbligazioni, ma non quello dei beni di consumo: gli investitori sono stati i principali beneficiari degli ultimi dodici anni.
Quali sono le previsioni nel breve termine?
Oggi un ritorno dell’inflazione a brevissimo termine sembra inevitabile, perché è logico che i prezzi al consumo nelle prossime settimane siano più alti rispetto alla primavera scorsa, quando i consumatori erano chiusi in casa per il lockdown.
Carmignac ritiene che il fenomeno potrebbe accentuarsi e perdurare per un certo periodo perché, mentre la domanda è in fase di ripresa, l’offerta è ancora limitata dai fattori che da oltre un anno frenano la capacità produttiva.