(il contenuto intero di questa analisi è stata pubblicata in anteprima nella nuova Lettera Settimanale che viene inviata ogni martedì agli iscritti al nostro sito insieme ad altri contenuti speciali: è possibile registrarsi gratuitamente qui nel caso non si fosse già registrati al nostro sito)
Dopo aver visto quello che avevo scritto settimana scorsa nella Lettera Settimanale e nelle email dell’ultimo anno, sul tema investire in azioni, un mio caro amico mi chiedeva se doveva aumentare la sua quota di azionario. Aumentare l’azionario in portafoglio conviene? Vediamo quando e perché.
Dopo la mia spiegazione con grafici e considerazioni che vi risparmio (ma tornerò sull’argomento settimana prossima anche con un video) più o meno intelligenti, mi ha risposto:
“Grazie della delucidazione, sì questo mi è chiaro, io non ho ambizioni di guadagno, mi basta proteggere il capitale … se a questo obiettivo, serve aggiungere azionario e vendere obbligazionari, lo faccio, io seguo i tuoi suggerimenti… dimmi tu!”.
Conosco in realtà abbastanza bene il mio amico e so che può mettere un po’ più di pepe in portafoglio (nel senso di investire in azioni e aumentare il peso di questa parte in portafoglio) visto che ha conoscenza, capitali, esperienza e orizzonte temporale per avere più azionario in portafoglio e sopportarne anche i contro, ma bisogna considerare quella che per alcuni è una banale discesa (dei mercati), per altri può diventare Ffordd Pen Llech, la strada nel Galles più ripida al mondo.
Nella scelta di investire in azioni e decidere se conviene aumentare l’azionario nel proprio portafoglio nessun investitore o risparmiatore è uguale all’altro e se la teoria è una cosa, la realtà è cosa ben diversa. Ci sono risparmiatori che, di fronte a lunghe e profonde quanto improvvise discese (dei mercati), riescono a mantenere comunque la calma, altri (indipendentemente dal patrimonio che detengono) vedono vicina la fine del mondo. E questo è un aspetto da non sottovalutare nel valutare se investire in azioni o meno.
Investire in azioni conviene?
Dopo gli aspetti fondamentali per valutare se investire in azioni conviene o no guardiamo quali sono i pro e i contro nell’avere maggiore azionario in portafoglio.
Storicamente la protezione del capitale si è ottenuta su quasi tutti i periodi storici maggiormente avendo in portafoglio le azioni rispetto alle obbligazioni, ma pagando il dazio di una maggiore volatilità. “No pain, no gain” sintetizzano efficacemente con un gioco di parole gli americani ovvero “nessuna sofferenza, nessun guadagno”.
Quello che è successo negli ultimi 50 anni, e anche 100 e 200 anni, lo conosciamo e non possiamo certo dire con certezza cosa accadrà nei prossimi 10 o 20 anni, ma aiuta a farsi un’idea delle grandezze in gioco.
Questo grafico illustra, per esempio, i rendimenti storici di un tipico portafoglio negli Stati Uniti che investe in azioni per il 60% e in obbligazioni per il restante 40% e mostra i rendimenti medi, minimi e massimi per periodi di tempo (rolling) differenti.
Un investitore avrebbe avuto nel passato (calcolando dal 1987 a oggi) il 100% di possibilità di ottenere un rendimento positivo con un periodo di detenzione di almeno 7 anni.
Dopo un anno un investitore “sfigato” avrebbe perso, nella peggiore situazione, il -25,46% (fra il marzo 2008 e il febbraio 2009) mentre il più “Gastone” avrebbe guadagnato il +35,19% (fra il marzo 2009 e il febbraio 2010).
Un rendimento medio reale del 7-8% ha premiato nel passato i maratoneti dell’investimento 60% in azioni e 40% in obbligazioni, ma nel passato il motore obbligazionario ha dato un discreto contributo che oggi è obiettivamente più difficile mettere in conto. E questo è un aspetto da considerare nella decisione di investire in azioni. Il contributo più smilzo che oggi danno le obbligazioni fa presumere che investire in azioni conviene.
Negli ultimi 25 anni un portafoglio obbligazionario composto da bond di tutto il mondo ha ottenuto uno strepitoso rendimento medio del 5,72% pre tax (con un’escursione massima negativa di circa il 9% nell’ottobre 2008), ma oggi un simile rendimento è ben difficile da prevedere considerando, per esempio, che l’ETF iShares Global Govt Bond, una pietra di paragone importante per il mondo obbligazionario su un paniere di 790 bond di mezzo mondo in portafoglio, esprime un rendimento alla scadenza medio ponderato dello 0,59% all’anno su una durata media dei titoli in portafoglio di quasi 9 anni.
Si può, certo, cercare un po’ più di rendimento in altri comparti obbligazionari, ma più salgono i rendimenti potenziali, più inevitabilmente salgono i rischi (e la volatilità assomiglia sempre più a quella delle azioni e il rapporto rischio/rendimenti non è più quello del passato). Aspetto da non sottovalutare perciò se intendete investire in azioni.
Al mio amico Roberto ho spiegato anche per questo, perché personalmente mi fido più delle azioni che del debito dei governi e delle imprese, ma ci sono anche considerazioni personali e ragionamenti che ciascuno deve fare e naturalmente il mix 60% azioni 40% obbligazioni era solo esemplificativo (noi possiamo scegliere qualsiasi tipo di diversificazione e introdurre anche altri asset investibili, come facciamo, come oro, materie prime e immobili e questo migliora nel tempo il controllo del rischio) e capire quali sono oggi le grandezze in campo (e sulla base dei numeri e non delle opinioni) penso che sia sempre utile per capire se investire in azioni e aumentare l’azionario in portafoglio sia la scelta giusta.
E, per questo motivo, al risparmiatore che è convinto di avere trovato dei fondi o ETF obbligazionari (o addirittura dei BTP che rendono il 4% all’anno), che gli ha segnalato magari qualche guru della Rete, spiegherò con queste premesse perché è puro illusionismo finanziario, oggi, parlare di rendimenti sicuri e allettanti senza rischi e, se non si capisce bene questo punto, il rischio di farsi portare a spasso (e alla fine tosare) è altissimo.