Investire in diamanti? Ma mi faccia il piacere! Tra i prodotti venduti da alcune banche, i diamanti sono stati uno degli investimenti peggiori. Trappole ammazza risparmi come il fondo immobiliare collocato ai clienti da Poste Italiane e giunto a scadenza a dicembre del 2016 con perdite del 58,08% o i quattro soldi proposti agli azionisti di Veneto Banca e di Popolare Vicenza in cambio di un condono tombale (- 85% in meno del capitale investito).
Facciamo un breve ripasso e vediamo di imparare qualcosa da questa mattanza. A futura memoria.
Investire in diamanti: un investimento brillante?
In generale è bene fare molta attenzione a cosa c’è dentro un contenitore finanziario o il prodotto su cui si investe: ai di là della fiducia riposta in chi consiglia il prodotto. Occorre chiedersi se e a che prezzo l’investimento è liquido e liquidabile e quanto c’è da fidarsi del prezzo e del valore che chi vende il prodotto stima.
Come hanno rivelato in tv e alcuni giornali sono stati svelati i giochetti sul prezzo dei diamanti venduti allo sportello.
Coloro che hanno comprato in questi anni diamanti allo sportello hanno capito di aver pagato anche un prezzo doppio rispetto al loro reale valore di mercato.
Siamo stati fra i primi a parlarne in questo articolo e successivamente anche la trasmissione Report di Milena Gabanelli ha puntato un forte faro sul settore.
Raccontando anche particolari gustosi come il fatto che nelle brochure fatte “brillare” ai risparmiatori allo sportello si facevano vedere grafici solo all’insù con fonte “Il Sole 24 Ore” mentre nella realtà i prezzi pubblicati sul quotidiano rosa salmone sono quelli pagati dalle stesse società del settore che acquistano spazi pubblicitari dove pubblicano le loro quotazioni che non sono quelle del mercato come avevamo spiegato bene nel nostro articolo.
Investire in diamanti oggi: un mercato opaco
Quello dei diamanti è un mercato opaco: la stessa pietra preziosa con le stesse caratteristiche come taglio, colore, purezza e carati la si può pagare in base al canale di vendita 10.000 euro o 20.000 euro per fare un esempio. E se viene acquistata tramite il canale bancario non è che abbia un valore extra.
Anzi… si pagano grasse commissioni che vanno a remunerare gli istituti bancari che si fanno pagare per il “disturbo” di segnalare i clienti alle società del settore che commercializzano diamanti. E non vi è nessun obbligo di riacquisto da parte delle banche o degli intermediari delle pietre preziose vendute allo sportello ma solo un generico impegno a cercare di incrociare domanda e offerta.
conviene investire in diamanti?
I diamanti rispetto ai prodotti finanziari sono anche più pericolosi per il risparmiatore perché l’intermediario che li colloca non deve nemmeno preoccuparsi che siano adatti e compatibili con il profilo di rischio del cliente.
In caso di vendita “scorretta” l’acquirente del diamante non può rivalersi sull’intermediario bancario che glielo ha venduto. Per la Consob infatti il diamante non è un prodotto finanziario. In caso invece di un prodotto finanziario (un’azione, un fondo…) l’intermediario che si tratti di una Banca o delle Poste risponde per aver collocato un prodotto finanziario inadatto al cliente.
Non è un caso che Poste Italiane rimborserà gli ultraottentenni perché facilmente questi soggetti possono opporre all’intermediario che non avrebbe dovuto proporgli un prodotto finanziario con una scadenza di 10 anni.

Ogni volta che il risparmiatore in base al profilo Mifid o a caratteristiche oggettive come il titolo di studio, l’età e la professione, si trova con prodotti finanziari di cui non poteva conoscere pienamente il rischio, compresa la illiquidità del prodotto, puo’ riuscire a ottenere dall’intermediario che gli ha venduto il prodotto il rimborso completo di quanto investito.
Diffidate di chi vi propone investimenti illiquidi come i diamanti! I mercati azionari e obbligazionari offrono migliaia di strumenti quotati che consentono la liquidazione in pochi istanti.
Meglio soffrire lo stress di detenere qualcosa che sale o scende piuttosto di avere quello di restare col cerino (o il brillante ) in mano.