C’è una storia che non ho mai raccontato sulla Borsa e i miei inizi, quando da ragazzino ho capito che questo mondo sarebbe diventato qualcosa oltre la semplice passione di mio padre.
Iniziai a leggere tutto il possibile (rispetto a quello che si può trovare una frazione infinitesimale dello scibile finanziario) e frequentare la biblioteca assiduamente leggendo tutti i giornali possibili.
Un giorno mi imbattei in un annuncio su Il Sole 24 Ore dove si invitava a richiedere un dossier gratuito dove un professore spiegava quali sarebbero state le azioni più esplosive a Piazza Affari.
Richiesi il dossier e quando arrivò lo lessi con avidità. E confesso che acquistai alcune delle azioni inserite in questo dossier.
Oggi a raccontarla questa storia mi rendo conto che assomiglia molto a quella di Pinocchio quando incontrò il Gatto e la Volpe che gli promisero di moltiplicare quasi all’infinito i suoi zecchini, piantandoli nel Campo dei Miracoli. Ma ero giovane e inesperto e da poco maggiorenne.
Ricordo due delle azioni che erano consigliate in questo dossier, due titolini o titolacci che feci fatica ad acquistare perché il responsabile del borsino della Comit di Torino (era il padre di Maria Teresa Ruta per chi se la ricorda) non era molto convinto che un ragazzo imberbe volesse investire parte dei soldi del papà in alcune società quotate che mai aveva nemmeno sentito nominare.
Si trattava di due società che naturalmente non sono più quotate a Piazza Affari perché fallite sostanzialmente da tempo: Trafilature Laminatoi Metalli e Broggi Izar. Stiamo parlando di un periodo fra gli anni ’80 e ’90 quando in Italia si parlava di lira pesante (trasformare 1 lira in 1000) ed erano gli anni del garofano socialista e degli yuppie.
La prima, Trafilature Laminatori Metalli, era una società che produceva, fra le altre cose, banda stagnata per i barattoli del pomodoro (e aveva infatti uno stabilimento nel napoletano vicino la Cirio che sappiamo poi la fine che ha fatto…), la seconda (Broggi Izar) produceva posate e vasellame di gran pregio che entravano spesso nelle liste nozze dei milanesi “bene” dell’800 e ‘900 ma che stava attraversando da tempo un momento difficile e confuso dove si era buttata addirittura nel settore degli armamenti.
Fu un’esperienza molto istruttiva. E devo dire grazie a quel Professore. Quell’investimento (fortunatamente piccolo perché mio padre mi aveva dato una procura sul conto ma su una cifra piccola) si tramutò in un bagno di sangue finanziario.
Addirittura la Broggi Izar fu sospesa dopo pochi giorni del mio acquisto dalle contrattazioni (quando lessi la notizia ricordo che ero a Bassano del Grappa ed era la vigilia di Natale) perché su uno degli amministratori fu spiccato un mandato di arresto e prima di rivendere le azioni (in forte perdita) dovetti aspettare molti mesi.
Sulle Trafilature la perdita non fu esagerata ma se avessi investito in quel periodo su qualsiasi altra azione (comprese quelle che aveva scelto mio padre) avrei guadagnato molto di più.
Avrei dovuto incazzarmi col Professore che mi aveva consigliato quelle sole e prendermela con lui ma invece ragionai in modo inverso. Se come diceva Oscar Wilde “l’esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errori”, l’errore qui era stato soprattutto…
mio ad aver dato retta a dei consigli di un bollettino di uno sconosciuto. Allora non c’era internet e i social network, non c’erano track record delle operazioni da consultare, i curriculum online, Linkedin e Facebook, non c’era nulla di tutto quello che abbiamo dove possiamo di ciascuno sapere di una società o di una persona con pochi clic più che quello James Bond poteva scoprire 20 o 30 anni fa.
Dovevo studiare. E molto (cosa che cerco di fare senza sosta ancora oggi).
E il Professore aveva probabilmente capito molto bene le debolezze umane di molti investitori e aveva sicuramente molta esperienza. Nel bene e nel male. C’è sempre da imparare da tutti. E avevo trovato forse un possibile mentore, insieme ad altri più convenzionali, da cui potevo farmi ripagare prendendo il suo lato buono. La sua esperienza e conoscenza del mercato a 360° sulla Borsa italiana.
Non mi abbonai mai ad alcun suo bollettino ma iniziai a corrispondere con lui, scambiarci qualche telefonata e incontrarlo quando venivo a Milano come in pellegrinaggio alla Borsa di Milano a consultare i bilanci (altro che oggi che tutto è online).
Non era certo solo alla bisogna uno spacciatore di titolini e titolacci ma anche una mente molto brillante, con una conoscenza di Piazza Affari e della Borsa incredibile, una vera memoria storica. Capace anche di intuire molte cose prima di molti più blasonati osservatori. E poi un vero appassionato della cucina tradizionale italiana. Che mangiate mentre parlavamo di Borsa o quando voleva cucinare lui invitandomi a casa sua…
Che cosa è l’analisi fondamentale? Esiste un valore oggettivo e intrinseco di una società? E’ arte o scienza? Queste le mie domande al Professore
Un giorno la discussione cadde sui fondamentali.
Iniziavano a circolare i primi report pubblicati dagli uffici studi con i target price sulle valutazioni delle società. Ma soprattutto, quando una società si quotava in Borsa il prezzo non era deciso come oggi sostanzialmente dalla società stessa con l’avallo del suo advisor ovvero il banchiere che paga per accompagnarla in Borsa.
Allora qualcuno fra i più agée dei miei lettori si ricorderà che quando ci si quotava una matricola di Bora era il Comitato Direttivo Agenti di Cambio a fornire un valore peritale e dire quale poteva essere il prezzo giusto. Apparentemente un meccanismo più indipendente e oggettivo che lasciare come oggi al venditore la valutazione della sua merce.
“Quanto potevano essere considerate attendibili quelle valutazioni basate sui fondamentali?” fu la mia ingenua domanda al Professore.
I giornali parlavano sempre più di fondamentali ovvero di valutazioni delle società basate su dati come utile netto, cash flow, margine operativo lordo, patrimonio netto e altre variabili incluse le prospettive future dove si scontavano a un tasso d’interesse il flusso di utili futuri.
Questa fu la mia domanda al Professore. In pratica “Scienza o fantascienza”?
Il Professore, mentre eravamo a Milano a mangiare in uno dei suoi ristoranti preferiti (Gigi Fazzi, ristorante di cucina romana della Dolce Vita che aveva allora una sede anche a Milano, poi chiusa oramai da moltissimi anni ), mi spiegò in modo lapidario e un po’ volgare ma efficace il suo pensiero in merito.
Ovvero quello che aveva imparato in tanti anni di esperienza sui…
mercati vedendo nel tempo società valutate da importanti banche o analisti passare in breve da 10 a 3 o addirittura fallire o società valutate nemmeno un cent diventare invece dei biglietti della lotteria.
“Qual è il valore di queste perizie e report? “ la mia ingenua domanda.
“Vedi Salvino (mi chiamava così come mia mamma da piccolo) tu conosci come maschietto la pelle dei testicoli… ” esordì (in realtà usò un linguaggio più popolare…).
“Bene, le valutazioni sui fondamentali in Borsa assomigliano molto a quel tipo di pelle. Che si può espandere o ritrarre come si desidera a seconda delle situazioni. Puoi tirarla quasi come vuoi…” continuò il Professore la cui metafora era certamente un po’ volgare ma efficace.
Il suo messaggio era chiaro. Le valutazioni sui fondamentali, i report o i valori peritali avevano un valore molto relativo ed erano molto opinabili. Metti dieci analisti a valutare la stessa società e ti possono uscire dieci valutazioni completamente diverse e anche molto distanti fra loro. O come qualche anno dopo un analista finanziario in forza presso una società di consulenza milanese importante mi confidò durante un colloquio di lavoro perché era interessato a lavorare per una mia società, svelandomi anche il lato buio di questo lavoro : “il cliente ci chiede che prezzo vuole che deve uscire fuori come valore e noi troviamo il modo di accontentarlo. E creiamo tanta fuffa per accontentarlo. Ecco perché mi piacerebbe cambiare lavoro…”.
Fidarsi di questi giudizi ovvero dei “fondamentali” come se fossero scienza è una grande ingenuità. I fondamentali sono un’opinione. Che può essere data in buona (non certo tutti gli analisti fondamentali sono dei cazzari, tutt’altro) ma anche in cattiva fede.
Gli uomini (compresi quelli che valutano le società quotate o quotande) restano uomini. E business is business.
E quando si valuta una società anche sui fondamentali si fanno delle proiezioni sul futuro che possono differire profondamente, partendo magari anche da assunti diversi o sono fatti per obiettivi diversi…
Tutto questo non per dire che chi fa analisi fondamentale e fornisce giudizi, prezzi o target price lo faccia in malafede. Ci possono anche essere, certo. Ma questi giudizi non possono essere comunque come oro colato come sono a dire la maggior parte degli stessi analisti fondamentali.
Parliamo ora dell’Opa su Ansaldo Trasporti o sulla valutazione delle azioni delle banche non quotate…
Mi è venuto in mente il Professore e la sua parabola sui fondamentali quando l’altro ieri mattina, appena acceso lo schermo, ho avuto la notizia che su Ansaldo Trasporti (società quotata a Piazza Affari specializzata nei sistemi di trasporto ferroviari e metropolitani) i giapponesi di Hitachi avevano deciso di lanciare un’offerta pubblica di acquisto a 9,65 per euro per azione (quasi + 10% rispetto al prezzo del giorno precedente) contestualmente all’acquisto del pacchetto di maggioranza da parte di Finmeccanica.
Una buona notizia anche perché questo titolo era su uno dei nostri portafogli consigliati (cerchiamo di non consigliare gli stessi titoli su tutti i portafogli privilegiando strategia differenti) e da quando l’avevamo inserito questa azione sembrava una Bella Addormentata.
E il mio pensiero è andato quasi immediatamente all’email che avevo ricevuto poche settimane fa da un sottoscrittore di un nostro portafoglio piuttosto perplesso sul mantenere questo titolo in portafoglio.
Il titolo, secondo lui, non aveva spazi di crescita perché “nessuno regala niente, nemmeno i giapponesi o i cinesi… e numerosi esperti dicono che…
secondo i fondamentali che il titolo è già sopravvalutato perché “il valore intrinseco della stessa società, a parere di numerosi esperti, non supera il valore attuale di mercato dato dal valore attuale delle azioni”. E questa mail, che ho comunque molto apprezzato (un cliente che fa domande o esprime perplessità troverà sempre da parte nostra risposta anche se magari la pensiamo diversamente), si concludeva poi con “una fiducia immutata nella Vs. gestione del portafoglio”.
Non mi sento di criticare naturalmente questo risparmiatore (tutt’altro che anzi ringrazio per aver sollevato un argomento così importante come quello sul valore “intrinseco”) che avrebbe pure potuto avere ragione (l’importante in Borsa non è però avere ragione sempre, basta anche solo stare dalla parte giusta il 51%) ma confesso che quando ho letto sulle agenzie dell’Opa su Ansaldo Trasporti e il titolo è schizzato al rialzo (nonostante i report di alcuni analisti sui fondamentali dicevano che il titolo non valeva magari pià di 8,5 euro), ho pensato immediatamente alla sua email, alla storia dei fondamentali e all’antica lezione del Professore…
Peraltro il titolo Ansaldo Trasporti (e ancora di più la controllante Finmeccanica) era consigliato in alcuni dei nostri portafogli di SoldiExpert SCF dove il peso della cosiddetta analisi fondamentale è pressochè nullo perché seguiamo in quel portafoglio (Dinamico) una strategia diversa che in questi anni si è dimostrata peraltro eccezionale come risultati.
E la storia dei fondamentali (che naturalmente sulle società guardiamo ma non dando un peso smisurato nelle nostre scelte come ho cercato di spiegare anche in questo capitolo del mio ultimo ebook) mi è venuta in mente peraltro la scorsa settimana anche riguardo la vicenda delle banche popolari e il clamore suscitato sull’indagine su Veneto Banca.
Un’indagine scandalo che in realtà coinvolge tutto il mondo delle azioni non quotate di banche popolari che in questi anni sono state spesso vendute ai risparmiatori a prezzi oggi d’amatore (e infatti non c’è mercato oggi su questi titolo e sono investimenti sostanzialmente illiquidi) nonostante qualcuno (magari qualche altro Professore o società di valutazione e consulenza) ne ha fornito un valore peritale. Ovvero un report (pagato naturalmente dal committente) nel quale si diceva che secondo i “fondamentali” quella banca o società valeva X al quadrato.
“Tutte le persone conoscono il prezzo delle cose ma soltanto alcune ne conoscono il vero valore” diceva sempre il solito Oscar Wilde. Un detto che vale anche per gli analisti e appassionati di analisi fondamentale.