Didier Saint-Georges, managing director e membro del comitato strategico di investimento di Carmignac, spiega che gli unici due asset anti-fragili sono l’oro e le azioni ad alta crescita. A meno che le politiche espansive delle banche centrali e dei governi non riescano a far ripartire la ripresa, la fiducia e l’inflazione
Stante le ultime dichiarazioni del capo della Fed, la banca centrale statunitense, vi è ormai la certezza che i tassi resteranno bassi o molto bassi per un periodo pressoché illimitato, qualunque cosa accada. Tuttavia le conseguenze di questo nuovo “appoggio incondizionato” devono farci riflettere secondo Didier Saint-Georges, managing director e membro del comitato strategico di investimento di Carmignac, per le sue molteplici implicazioni.
Lo scenario migliore: forte ripresa keynesiana e ritorno dell’inflazione
Se l’applicazione di questa politica monetaria avrà successo, le aspettative d’inflazione potranno finalmente crescere dopo un decennio in cui sono state piuttosto contenute – osserva Saint-Georges. I tassi dei mercati obbligazionari a lungo termine (trent’anni) rifletteranno queste nuove prospettive al rialzo e anche la curva dei tassi d’interesse potrà ritrovare un’inclinazione rialzista. Le banche potranno finalmente riprendere un minimo il loro percorso di trasformazione e contribuire in modo redditizio alla ripresa economica. La reazione dei mercati obbligazionari ci farà capire rapidamente se i mercati ritengono che questo sia uno scenario credibile.
Tuttavia l’esito per ora non è per nulla scontato perché il fallimento delle banche centrali nel rilanciare l’economia e l’inflazione negli ultimi dieci anni da un lato rende alquanto diffidenti i gestori di Carmignac, dall’altro perché non tutto dipende dalle decisioni dei banchieri centrali.
Lo scenario peggiore: lento naufragio deflazionistico
Non è ancora possibile scartare lo scenario di un clamoroso fallimento delle banche centrali. Non solo perché nessuno può escludere una nuova accelerazione della pandemia negli ultimi mesi dell’anno, con le immaginabili ripercussioni sulla fiducia di famiglie e imprese, ma soprattutto perché le forze deflazionistiche globali sono uscite rafforzate dalla crisi: l’indebitamento delle imprese e degli Stati è aumentato, mentre …