Il 2018 per il settore media è stato un anno ricco di chiaroscuri con l’indice europeo e mondiale del settore in parità, ma con un andamento molto variegato fra i titoli più rappresentativi, e l’indicazione sempre più chiara che i media tradizionali sono attaccati sempre più, non solo dalla Rete, ma anche dai nuovi colossi dello streaming come Netflix e dai nuovi sfidanti.
L’emergere di Netflix cambia l’offerta televisiva, aumentando la domanda di spettacoli e film e chi gioca in difesa e torna alla tivù tradizionale e generalista come Rai e Mediaset ne paga pegno sul piano degli ascolti e della pubblicità.

Comcast (il più grande operatore via cavo degli Stati Uniti) con l’acquisizione di Sky per 39 miliardi di dollari nel 2018 da Rupert Murdoch fa capire dove è arrivata la guerra per conquistare il mercato mondiale e Walt Disney medita una riscossa dopo aver perso la guerra su Sky seppure torna a guadagnare posizioni e sembra pronta a lanciare un servizio in concorrenza a Netflix.
Discovery Communication Inc (presente anche in Italia) mantiene le posizioni e si muove con abilità, mentre sullo sfondo da tempo si parla di una possibile alleanza fra coloro che sono oggi i “perdenti” in questa battaglia dove il terreno di confronto è sempre più digitale.
ProSiebenSat 1, molto forte in Germania, Austria e Svizzera viene vista da alcuni analisti come possibile alleato di Mediaset che, dopo il fallito tentativo di attacco di Vivendi (che significa in Francia Canal + ovvero 8 milioni di abbonati in Francia), nei prossimi mesi dovrà presentare una revisione del piano industriale.


Netflix, sul fronte televisivo e cinematografico, viene visto come la lepre del settore ed il modello ora da imitare e pazienza se alcuni anni fa tutti i giganti del settore la consideravano un’impresa senza futuro, rifiutando di acquisirla quando valeva 50 milioni di dollari e stava per fallire. Oggi, nonostante i ribassi degli ultimi mesi, vale 115 miliardi di euro di capitalizzazione borsistica.
Sul fronte dei media “cartacei” lo scenario è invece sempre peggiore e pochissimi editori riescono a fare soldi e non bruciarli (in Italia fra questi Urbano Cairo), ma iniziative legate a target specifici e multimediali possono assalire ancora i “vecchi dinosauri” che sembrano sempre più in difficoltà a reagire, carichi di costi fissi e poche idee.
Parte di questa analisi è stata anche pubblicata sul quotidiano “La Verità” del 20 dicembre 2018.