Compra le azioni e diventerai “ricco” era il messaggio ripetuto in tutte le salse da esperti, gestori di fondi d’investimento e fondi pensione, promotori e private banker. Basta solo mostrarsi pazienti, non fare quasi nulla che “comprare e tenere” (una strategia che potevano replicare facilmente tutti) per vedere nel tempo i propri risparmi moltiplicarsi quasi senza sforzi.
Le cose non sono andate proprio in questo modo vedendo il comportamento delle azioni nell’ultimo decennio (veramente tragico) e peggio le cose vanno se si guarda l’ultimo quarto di secolo. Si scoprirà, infatti, che le “noiose” obbligazioni hanno perfino sovraperformato le azioni.
A questo argomento è dedicata l’inchiesta di copertina di Money Report di settembre: puntare sulle azioni ha ancora senso o è finito un “ciclo”?
I risparmiatori Usa fuggono dalle azioni. Un cattivo segnale o l’inizio di un’inversione positiva?
Negli Stati Uniti (e non solo) qualche settimana fa è stato, infatti, registrato, un evento significativo comunicato dall’ Investment Company Institute (ICI), l’associazione di categoria che raggruppa i fondi d’investimento Usa.
Nei primi 7 mesi del 2010 gli investitori d’Oltreoceano hanno ritirato 33,12 miliardi di dollari (oltre 26 miliardi di euro) dai fondi comuni che investono sulle azioni Usa.
Nello stesso periodo gennaio-luglio in cui hanno smobilizzato i portafogli azionari, gli americani hanno investito 185 miliardi di dollari in fondi comuni obbligazionari. Questa corsa verso i Bot ha contribuito a farne crollare il rendimento: oggi il T-Bond trentennale rende appena il 3,6%, quello decennale è sceso al 2,6% e il biennale non arriva neppure allo 0,5%.
Via dall’azionario per tuffarsi nell’obbligazionario. Inutile girarci intorno: l’ultimo decennio è stato perciò una dura doccia fredda per molti investitori che si erano fidati di questa dritta, acquistando azioni direttamente o tramite fondi o etf. Era stato detto loro, come a Pinocchio nel Campo dei Miracoli, che pochi zecchini d’oro sotterrati nel posto giusto si sarebbero potuti moltiplicare quasi senza sforzi con un pizzico di pazienza.
Invece si è verificato il peggior scenario per gli investitori cassettisti con le Borse, nell’ultimo decennio, in caduta quasi libera.
Dal 2000 al 2009 l’indice americano Standard & Poor’s ha perso il -23,9% (il -2,7% all’anno senza considerare la perdita del potere d’acquisto), l’indice europeo Eurostoxx il -34,3% (un -4,1% all’anno) mentre Piazza Affari ha fatto ancora peggio: -46,6%. Invece di ottenere un rendimento su base annua del +10% i risparmiatori italiani hanno ricavato, anno dopo anno, un rendimento negativo annualizzato di circa il -6%.
Ai risparmiatori americani (e non solo) ora piacciono i bond e scappano dalle azioni e dai fondi…
“I risparmiatori fuggono dalla Borsa”, è l’allarme lanciato dal New York Times. Per molti osservatori l’impressione è infatti di non assistere a un fenomeno passeggero ma a un vero addio alla Borsa; non è l’inversione di un ciclo storico, che aveva portato alla diffusione dell’azionariato come principale sbocco dei risparmi.
Un argomento quello della “fine della azioni” che a ben guardare non è nuovo dato che già alla fine degli anni ’70 la copertina del settimanale “Business Week” recitava lo stesso slogan con impressionanti analogie fra quello che i risparmiatori e gli esperti dicevano allora e quello che si dice adesso. E allora dopo pochi anni partì poi uno dei più clamorosi e lunghi cicli di rialzo delle azioni di tutta la storia finanziaria…
Cosa dice ora il “profeta” del rendimento azionario del 10%
E per trattare questo affascinante tema viene dato ampio spazio al parere di Roger Ibbotson, oggi un brizzolato 62enne, professore di finanza all’università di Yale, gestore e fondatore di una società di analisi ceduta qualche anno fa al gruppo Morningstar. Ma soprattutto considerato uno degli “ideologi” e profeti della supremazia dell’investimento azionario e del rendimento lordo del 10% cento all’anno. Che naturalmente continua a credere alle azioni ma soprattutto a non credere alle obbligazioni da cui si aspetta per i prossimi anni un rendimento sempre più miserrimo e spiega in questa inchiesta il perché condividendo il pensiero di un certo Warren Buffett.
In questa inchiesta (clicca qui per leggerla integralmente) naturalmente non vengono fornite solo domande e opinioni ma anche le nostre risposte ovvero come reputiamo corretto affrontare l’argomento e decidere fra azioni o obbligazioni.
Inoltre in questo nuovo numero di MoneyReport molti altri argomenti sono affrontati. Tra gli ultimi articoli di MoneyReport segnaliamo:
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