Polizze vita finanziarie: dalle unit linked al private insurance cosa occorre assolutamente sapere

E’ boom nel 2014 per la raccolta di unit linked. E rappresentano per le reti di vendita di promotori finanziari il prodotto più ricco in termini di commissioni tra collocamento e gestione. E anche per questo vengono sempre più proposte. Che differenza c’è fra questi tipo di veicoli e il cosiddetto private insurance e soprattutto a chi convengono e perché? L’appeal fiscale rispetto agli altri regimi fiscali a cui è soggetto il risparmiatore è notevole ma non va guardato solo questo aspetto prima di sottoscriverle…

MoneyReport, il blog di SoldiExpert SCF

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Negli ultimi anni si sono molto diffuse le cosiddette polizze vita linked (unit linked e index linked) ovvero degli strumenti misti assicurativo-finanziari che presentano delle caratteristiche interessanti dal punto di vista fiscale rispetto agli altri regimi e in particolare a quello amministrato.

E non a caso questo tipo di prodotti assicurativi-finanziari hanno nel 2014  ottenuto raccolte record presso le reti di vendita di promotori finanziari e ne è un esempio il successo della polizza unit linked “BG Stile Libero” che in giugno ha canalizzato oltre metà della raccolta gestita di Banca Generali. E quasi tutte le reti di vendita (da Azimut a Mediolanum, da Fideuram a Finanza & Futuro) hanno spinto questi prodotti negli ultimi anni.  Già nel 2013 si era assistito a un boom della raccolta con le unit fra i prodotti più venduti dai promotori finanziari con una raccolta netta pari a 6,727 miliardi euro. Un record che nel 2014 sarà sicuramente superato.

Come si può spiegare questo successo? E’ veramente meritato? Ed è un affare oltre che per le reti di vendita e i promotori finanziari che lo collocano anche per i loro clienti?

Vediamo le cose una alla volta.  Questo tipo di polizze hanno poco a che vedere con i prodotti assicurativi tradizionali; attraverso questo tipo di polizze il contraente va ad investire in fondi o in gestioni (la parte finanziaria) per una durata che può essere pari alla propria esistenza in vita pur se è naturalmente possibile svincolarsi e chiederne il riscatto anticipato seppure soprattutto nei primi anni con possibili costi di uscita spesso degressivi e per questo è bene conoscere bene anche queste condizioni. Vi è una serie di garanzie assicurative tipo caso morte o anche di possibile protezione patrimoniale ma tipicamente il rischio finanziario è a carico del sottoscrittore.

La definizione di Unit Linked deriva dal fatto che il loro valore è strettamente connesso a quello delle quote dei fondi o strumenti in cui il denaro è investito che possono essere fondi interni (ovvero è la società che gestisce i capitali raccolti) o fondi esterni quando la struttura prevede l’acquisto di quote di fondi di terzi.

Questo tipo di polizze possono perciò avere come sottostante SICAV (fondi comuni di diritto estero) o fondi comuni di diritto italiano  oppure nella versione più sofisticata legata al cosiddetto private insurance una gamma ancora più ampia di strumenti comprendenti anche titoli azionari e obbligazionari o hedge funds.

Nel private insurance la parte assicurativa è fornita da una compagnia assicurativa estera (tipicamente del Lussemburgo o dell’Irlanda) e questo può consentire diversi interessanti vantaggi ulteriori in termini di personalizzazione e protezione come vedremo fra poco.

Le polizze di private insurance consentono una grande flessibilità rispetto alle più comuni unit linked poiché sono un prodotto a vera architettura aperta dove il contraente può affidare a una società terza (il gestore che può avvalersi a sua volta di un advisor indipendente) la scelta dei prodotti o strumenti sottostanti in cui investire in base al profilo del cliente e ai suoi obiettivi.

Il contraente nel private insurance può a livello teorico quindi  versare in polizza liquidità e/o trasferire i suoi attuali investimenti finanziari, e può indicare nel contratto un consulente o un gestore di fiducia terzo rispetto alla Compagnia Assicurativa.

Nelle polizze unit linked più tradizionali (come per esempio quelle distribuite da Skandia, Aviva, Aspecta, etc) si acquista di fatto un pacchetto predefinito (e dove il sottostante possono essere anche centinaia di sicav ma fuori da queste non è possibile operare e per questo vengono definite ad “architettura chiusa”) che il contraente può anche modificare (facendo eventuali switch ma sempre all’interno del perimetro delle scelte disponibili alla sottoscrizione del contratto) nelle soluzioni più avanzate. Resta a  carico dell’investitore questo aspetto di particolare rilievo (cosa inserire, quando comprare e quando vendere) oltre il fatto che la compagnia assicurativa che emette la polizza è tipicamente domiciliata legalmente in Italia.

Naturalmente nei fatti le reti di vendita che collocano le unit linked di questo tipo suggeriscono come formare il portafoglio iniziale ed eventualmente movimentarlo (più raro secondo la nostra esperienza di consulenti indipendenti) ma è il cliente che deve di volta in volta autorizzare l’operazione e confidare spesso a scatola chiusa sulla capacità del venditore di essere bravo non solo a vendere il prodotto ma anche a curarne poi l’effettiva consulenza attiva.

E diciamo questo perché la storia dell’ultimo ventennio dei mercati finanziari dovrebbe aver dimostrato ai risparmiatori e investitori consapevoli (quelli insomma che non vogliono essere trattati con l’anello al naso…) che formare un portafoglio o un asset allocation iniziale (per quanto stupenda e costituita dalle migliori scelte titoli o fondi del momento o del passato anche se a 6 stelle) non è assolutamente garanzia di guadagni nemmeno nel lungo periodo.

Nel caso del private insurance le compagnie che forniscono l’involucro assicurativo sono tipicamente  estere e operanti in Italia secondo il regime della Libera Prestazione di Servizi e comunque approvate dall’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (Ivass). E in questo caso vi è una libertà maggiore anche di scelta perché il gestore può aggiungere altre società di gestione, fondi o sicav su cui operare se lo ritiene opportuno (per questo si parla di “architettura aperta”).

Il discrimine fra unit linked di diritto italiano e le polizze di diritto estero (un aspetto che può interessare alcuni risparmiatori magari preoccupati del rischio Italia o che vogliono diversificare il rischio Paese) è anche di taglia e regolamentazione e domiciliazione giuridica.

Quando si sottoscrive una polizza unit linked tradizionale emessa da una compagnia italiana vi è l’obbligo di prospetto informativo che deve essere sottoscritto dal cliente (si tratta di centinaia e talvolta migliaia di pagine); nel caso del private insurance questo obbligo non c’è  (pur  naturalmente è sempre necessario sottoscrivere tutta una contrattualistica) e in base alla legislazione dei Paesi si possono prevedere delle soglie minime di accesso che possono andare dai 100.000 ai 250.000 euro  pur se le compagnie hanno facoltà di aumentare ulteriormente queste soglie anche sopra i 500.000 euro. E questo spiega perché giornalisticamente quando si parla del private insurance qualcuno ne parla come di soluzioni per Paperoni.

 

I VANTAGGI DELLE POLIZZE ASSICURATIVE-FINANZIARIE DEL COSIDDETTO III LIVELLO

Chiarite le differenze principali fra unit linked tradizionali e il cosiddetto private insurance (che ne rappresenta un’evoluzione dal punta di vista della possibile personalizzazione e flessibilità e rientrano sempre nel ramo delle polizze assicurativo-finanziarie del cosiddetto III livello ) passiamo a esaminare i benefici.

Il regime a cui sono sottoposte le polizze vita di tipo finanziario presentano diversi vantaggi (e qui ne riepiloghiamo solo alcuni perché esistono ulteriori vantaggi anche non solo di tipo fiscale naturalmente) dal punto di vista finanziario e anche naturalmente dei possibili punti deboli.

 

PRO

–      Si viene tassati sui guadagni effettivamente realizzati (non si viene tassati sui guadagni maturati di anno in anno come nel risparmio gestito) quando si decide di riscattare la polizza e quindi di rientrare in possesso del capitale investito;

–      In caso di riscatto parziale del valore della polizza (sempre possibile e senza penali o commissioni di uscita) l’imposta sul capital gain viene pagata solo sulla differenza tra l’ammontare percepito e i premi pagati dal Cliente (quindi non viene tassata l’intera plusvalenza);

–      Per tutta la durata della gestione si compensano tutti i guadagni e le perdite realizzati su tutti gli strumenti finanziari detenuti dalla gestione (nel regime del risparmio amministrato o “Fai da te” la compensazione tra minus e plus è invece limitata);

–      Le minusvalenze non scadono dopo quattro anni (come previsto dal regime del risparmio amministrato o “Fai da te”)

Se la polizza viene riscattata per “mortis causa” i guadagni maturati negli anni non vengono tassati e il beneficiario (o i beneficiari) incassano il lordo che risulta così esentasse e non soggetto ad alcuna imposizione fiscale (completa esenzione dalle tasse di successione) ATTENZIONE: Con la legge di stabilità da fine 2014 questo vantaggio è stato eliminato e in base all’articolo 44, comma 23,  si revoca il regime di esonero dalla legge accordato agli eredi sui rendimenti finanziari generati dagli attivi vestiti in polizza. Resta invece l’esonero di quanto percepito dagli eredi ai fini dell’imposta di successione. 

L’imposta di bollo oggi allo 0,2% viene calcolata ogni anno ma non è addebitata durante la vita della polizza ma solo al momento del riscatto parziale o totale e anche questo aspetto produce un reinvestimento delle tasse non immediatamente addebitate.

unit-linked

Alcune di queste ragioni fanno ben comprendere perché queste soluzioni sono molto gettonate fra i “Paperoni” e dalle strutture di private banking alla propria clientela (anche perché possono generare per chi le vende un forte livello di provvigioni ed è bene quindi saperlo e non sottoscriverle a scatola chiusa!) per gli evidenti vantaggi fiscali e successori per gestire eredità e passaggi generazionali ovvero trasferire in uno dei modi fiscalmente più convenienti la ricchezza accumulata dai genitori o dai parenti.

Ci sono anche naturalmente dei CONTRO da valutare (come i costi solitamente più elevati rispetto ad altri veicoli) in questo tipo di polizze e in particolare nel caso delle polizze di private insurance la soglia minima richiesta da diverse compagnie è medio-alta a partire da 250.000 euro

Per avere i requisiti e i vantaggi delle polizze vita finanziarie occorre avere un adeguato involucro assicurativo ovvero sottoscrivere una  polizza ad hoc emessa dalla compagnia specializzata (e sono molte le banche o società di gestione del risparmio italiane che trattano questi prodotti seppure non tutte sono uguali come forma e contenuto!) e questo ha un costo da valutare attentamente visto che non tutte le compagnie assicurative offrono lo stesso prezzo, gli stessi servizi o gamma di strumenti con cui operare e soprattutto il tipo di gestione sottostante (che è il vero cuore del prodotto seppure molti risparmiatori sembrano non rendersene conto) dovrebbe essere prima dell’aspetto fiscale il primario motivo di valutazione.

Che serve, infatti, risparmiare in tasse se poi il capitale conferito passa in un’ipotesi negativa da 300.000 euro a 150.000 in pochi anni?

 

ATTENZIONE A NON FARVI TOSARE DAI VENDITORI SENZA SCRUPOLI!

Se le polizze vita hanno indubitabilmente dei vantaggi di tipo fiscale (che nella formula del private insurance si ampliano anche ad altri aspetti) questo non significa affatto che vanno sottoscritte a scatola chiusa.

Questi prodotti sono certamente interessanti per i possibili vantaggi fiscali (a partire dal differimento dell’imposta) e possono essere anche versatili e flessibili ma vanno sottoscritte solo dopo un’attenta due diligence e analisi dei costi e benefici (e per questo è consigliabile affidarsi a un consulente indipendente e non fidarsi del solo venditore…) per valutarne tutti i costi (che spesso sono sottaciuti da alcuni venditori e possono rappresentare poi una sorpresa molto negativa) e soprattutto lo stile di gestione e strategia sottostante sempre che esista veramente poiché non è raro scoprire in questo settore che dietro costosissime strutture per il cliente finale sotto sotto c’è purtroppo solo tanta fuffa, ovvero una gestione finto attiva ovvero passiva dove si moltiplicano le scelte d’investimento (diversificando su tutto e il contrario di tutto sia nell’azionario che nell’obbligazionario) per moltiplicare alla fine solo i costi in capo al contraente finale.

Prima di tutto va, infatti, verificato se questo prodotto risponde nel caso foste interessati alle vostre esigenze finanziarie, profilo di rischio e obiettivi finanziari. Poi va analizzato attentamente il contenuto che può variare da società a società e soprattutto la strategia offerta di consulenza di ingresso e uscita (se esiste) ed è la vera polpa di qualsiasi prodotto finanziario come scriviamo più avanti.

Ma ancora più importante vanno verificate le condizioni di accesso ed economiche proposte dalla società di gestione, dal promotore, dal private banker o dall’assicuratore e se sono chiare e competitive.

Altrimenti il rischio (che purtroppo abbiamo visto in molti casi non essere solo teorico) è quello anche dal punto di vista dell’appeal fiscale di bruciarlo completamente in costi di sottoscrizione e gestione a favore solo della rete di vendita di questi prodotti!

E non a caso alcuni promotori spingono soprattutto questi prodotti (“a prescindere” come diceva Toto’) perché dal lato commissionale sono per loro fra i più ricchi e quelli che consentono di tenere “legato” più a lungo il cliente… E anche per le stesse società di gestione sono naturalmente i prodotti con più “grasso che cola” come ammettono nelle comunicazioni agli investitori le stesse società di gestione.

Nel comunicato stampa di Banca Generali per esempio riguardo la raccolta di giugno 2014 si evidenziava come “…  la polizza unit linked “BG Stile Libero”, lanciata a fine febbraio, ha canalizzato il 54% della raccolta gestita del mese, confermando di essere anche per questo mese la soluzione più richiesta dalla clientela. Oltre il 90% dei sottostanti di “BG Stile Libero” è rappresentato da fondi e Sicavs, che assicurano una marginalità netta per Banca Generali molto buona, pari a circa 120 punti base oltre alle commissioni di performance“.

Dove è evidente che più che “richiesta dalla clientela” (la maggior parte dei risparmiatori che hanno sottoscritto una unit linked fino a poco prima della visita del promotore nemmeno probabilmente ne conosceva l’esistenza 🙂 ) conta la capacità delle reti e dei promotori finanziari di saper proporre ovvero vendere il prodotto finanziario giusto.

E l’esperienza passata in tema di unit linked se si conosce il settore e quello che dicono le associazioni dei consumatori rivela che in molti casi questi prodotti (proposti da reti di vendita italiane o compagnie straniere presenti in Italia) sono molto popolari fra quei promotori e consulenti che hanno a cuore più il loro portafoglio che quello dei clienti visto che garantiscono il miglior ritorno commissionale e spesso la maggiore “retention” per dirla con il linguaggio degli addetti ai lavori. Ovvero il cliente a cui fai sottoscrivere un prodotto di questo tipo è più facile conservarlo negli anni e non perderlo anche se l’investimento finanziario sottostante dovesse rivelarsi molto deludente.

 

Volete diventare più ricchi voi o far diventare più ricco solo il vostro promotore?

Per questo consigliamo cautela a sottoscrivere questi prodotti (piuttosto facendosi assistere da un consulente indipendente) perché purtroppo molto spesso sono venduti facendo firmare chilometrici prospetti informativi e contratti senza spiegare al cliente tutte le condizioni economiche come spesso abbiamo potuto rilevare (quando si firmano documenti con centinaia di pagine è un’impresa anche per chi è del settore capire veramente il “giro del fumo”).

Ed esistono sicuramente diversi venditori e promotori “garibaldini” perché le associazioni dei consumatori e le redazioni dei giornali e siti finanziari ricevono soventi casi di “risparmio tradito” su questo tipo di polizze soprattutto in relazione alla mancata trasparenza dei costi per il risparmiatore dichiarati all’atto della sottoscrizione oltre che i risultati ottenuti ben lontani dalle “promesse” mirabolanti dei venditori sulla capacità di ottenere risultati nel tempo profittevoli grazie “a team di gestione fra i più competenti nel mondo”.

In prodotti come le unit linked d’altraparte si impacchettano dei prodotti finanziari (come fondi e sicav o titoli) all’interno di una polizza assicurativa. E possono essere diversi gli attori coinvolti: la banca depositaria, la società o banca collocatrice e la sua rete di vendita, l’eventuale advisor.

Tutti questi anelli hanno evidentemente un costo ed è bene che ci sia trasparenza e siano conosciuti da chi valuta di acquistare un prodotto di questo tipo e purtroppo in questo settore è costume ancora diffuso non dire al cliente tutto ma solo  un pezzo e poi invitare a mettere una serie di firme sulle linee tratteggiate dove il risparmiatore a sua insaputa ha dato accettazione a clausole magari ben più pesanti di quelle che gli sono state comunicate oralmente o tramite slide che però non hanno alcun valore legale.

Le commissioni di una unit linked non sono quindi solo quelle dei prodotti sottostanti (le commissioni di gestione) ma vanno valutate anche quelle fatte pagare dalla compagnia assicurativa per il prodotto, poi ci saranno quelle per chi vende il prodotto e/o di chi lo gestisce e qui possiamo trovare con voci e denominazioni differenti eventuali caricamenti, costi di sottoscrizione, costi di uscita…

Non tutte le società offrono le stesse condizioni e applicano gli stessi costi o li prevedono tutti quindi è bene fare le giuste domande e ottenere tutte le risposte per non finire tosati e passare dalla padella alla brace nel miraggio (così è quello venduto da alcuni venditori) di “massimizzare i vantaggi dell’investimento finanziario con i benefici della copertura assicurativa”, selezionando invece partner e consulenti seri e trasparenti e conoscendo bene tutte le condizioni.

E last but not least, ultimo ma non meno importante, su un investimento spesso importante come cifre investite e progettato per il futuro, conoscere i criteri con cui verrà movimentato eventualmente il portafoglio di fondi selezionati (e attenzione a non farsi incantare con le scelte col senno del poi!)  e quali sono le strategie seguite (e chiedere per esempio cosa ha ottenuto come rendimenti questo tipo di gestioni a parità di asset investiti nella realtà nel periodo 2007-2008) è molto importante.

La storia dei mercati finanziari degli ultimi 10-15 anni dovrebbe avere insegnato a molti risparmiatori che un investimento passivo fatto anche con i “migliori” fondi o sicav può dimostrarsi anche molto deludente se mal gestito o movimentato.

 

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SoldiExpert SCF con la divisione che si occupa di consulenza finanziaria indipendente personalizzata (diretta da Roberta Rossi) offre una consulenza a 360° non solo nella consulenza all’asset allocation e nelle strategie d’investimento ma anche nella valutazione e selezione di prodotti finanziari-assicurativi complessi come unit linked e polizze di private insurance. Va precisato peraltro che SoldiExpert SCF è anche advisor di banche e sgr  le cui gestioni possono essere anche racchiuse all’interno di un abito assicurativo come le polizze di private insurance e quindi conosce molto approfonditamente tutti i vantaggi e svantaggi, il panorama del mercato ed è disponibile a un confronto o fornire una consulenza ad hoc.
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Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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