Mentre il mondo si prepara a riaprire completamente gli affari dopo la pandemia di Covid-19, molti marchi di moda, bellezza e lusso si pongono la stessa domanda: abbiamo bisogno di negozi fisici da quando le persone si sono abituate a fare acquisti online? Ecco un interessante report di Miss Tweed, uno dei blog più seguiti nel settore luxury e fashion condotto dalla giornalista Astrid Wendlandt (ex Financial Times) , che ha condotto un approfondimento sul tema.
Un tema di grandissima attualità se si pensa che per alcuni marchi di moda e lusso, i turisti rappresentavano fino alla metà del loro fatturato prima del Covid-19 e secondo gli analisi del settore toccherà aspettare fino al 2024 per rivedere l’affluenza di turisti ai livelli pre-pandemici nelle capitali della moda come New York, Milano, Londra o Parigi. Da qui la domanda: visto che le persone si sono abituate a comprare online ha ancora senso avere costosissime boutique fisiche?
I marchi hanno perso molti soldi durante la pandemia dovendo pagare l’affitto mentre i negozi rimanevano chiusi. Nella maggior parte dei casi, le vendite di e-commerce non sono riuscite a compensare la perdita di affari nei negozi fisici.
Allora come dovrebbero affrontare la prevista ripresa economica? Puntare solo all’e-commerce? O aprire il maggior numero di negozi possibile nelle posizioni giuste per catturare al meglio ciò che gli esperti del settore chiamano “revenge spending” (un compulsivo e frenetico ritorno agli acquisti per vendicarsi dei mesi di lockdown“?
Nick Brown, co-managing partner del fondo di venture capital statunitense Imaginary Ventures, ritiene che i marchi che si preparano alla ripresa dovrebbero cercare di firmare il maggior numero di contratti di locazione possibile.
Se possono permetterseli, ovviamente, dice Brown, la cui azienda sostiene i marchi di moda Everlane e Reformation, nonché il marchio di bellezza Glossier. L’idea è di rinnovare i legami fisici con i clienti e aumentare le vendite.