Gestori banche e reti di vendita festeggiano l’incredibile successo nel 2017 dei PIR, i Piani Individuali di Risparmio. Questi fondi sottoscritti sull’euforia (anche un po’ irrazionale del bonus fiscale che non è l’unico fattore da prendere in considerazione quando si investe) l’anno scorso (ma la raccolta continua a pieno ritmo) sono andati a ruba.
L’ 11 dicembre 2016 il governo introduceva questo nuovo strumento finanziario nel panorama del risparmio gestito: i Piani Individuali di Risparmio, detti PIR. Sono stati resi noti nelle scorse settimane i dati consuntivi dove è emerso come nel 2017 la raccolta è stata pari a 11 miliardi di euro (ovvero 1/10 della raccolta totale dell’industria del risparmio gestito è confluita in questi prodotti). L’importo medio investito è stato di 13 mila euro e 500 mila risparmiatori (sugli 800 mila che hanno comprato un PIR) erano “novizi”: ovvero era la prima che compravano un fondo comune di investimento.
Quanti risparmiatori hanno scelto i PIR per le performance fatte fino a quel momento dal mercato in cui avrebbero investito questi prodotti? Le performance a 5 anni del mercato azionario italiano erano una bellezza. Dal 02/08/2012 al 02/08/2017 l’indice della Borsa Italiana è passato da 15000 a 23800 punti pari a una performance del +67,55%. L’indice delle società mid cap italiane nello stesso periodo è salito addirittura del 178%. I giornali mostravano rendimenti molto positivi della Borsa Italiana fino a quel momento. Nessuno a memoria citava i momenti anche bui della Borsa Italiana per esempio quando dal 23 maggio 2007 al 13 marzo 2009 aveva perso il 63% del proprio valore o quando dal 8 marzo 2000 al 15 marzo 2003 aveva perso il 52%.
A quanti risparmiatori sono stati mostrati sui giornali o dai propri consulenti i rendimenti decennali a fine 2016 del mercato su cui i PIR avrebbero investito? Un poco invogliante -50% per l’indice Ftse All Share e un -70% per l’indice Ftse Italia Small Cap.
Nell’ultimo anno i fondi PIR hanno avuto performance a macchia di leopardo. Al di là del bonus fiscale che offrono tutti i fondi PIR compliant le performance e i costi come si vede nella tabella sottostante possono essere molto diversi, pur avendo diviso i fondi per macro-categorie significative per non confrontare mele con pere.
I fondi PIR sono stati raggruppati nella tabella che abbiamo preparato in funzione della categoria a cui appartengono
- fondi Azionari Italia che investono su società ad alta e media capitalizzazione (Azionari Italia – Large & Mid Cap)
- fondi azionari Italia che investono principalmente su società a media e bassa capitalizzazione (Azionari Italia – Mid & Small Cap )
- fondi bilanciati distinti per livello di esposizione all’azionario in aggressivi, bilanciati e prudenti
Come sono andati i fondi PIR conformi o “complaint” se vogliamo usare lo slang del settore?
Come si vede dalla tabella, all’interno delle stesse categorie, i risultati sono molto diversi e anche i costi.
La scelta del fondo PIR si rivela quindi fondamentale, al di là della simpatia umana e della familiarità che si ha con la propria banca o il proprio consulente finanziario che consigliano ai propri clienti quello che la propria struttura ha deciso di collocare. E non sempre è il meglio che si può trovare sul mercato.
Come si vede nelle tabelle per quasi tutte le categorie di fondi, esiste un Etf che si può comprare in alternativa e che abbiamo evidenziato in arancione. Gli ETF mostrano risultati positivi rispetto alla media dei fondi, a fronte di commissioni inferiori anche dell’80% rispetto ai fondi più cari, senza tener conto che sugli ETF non è dovuta nessuna commissione di performance mentre sui fondi sì. E oltre al danno, la beffa: a volte è calcolata su benchmark così discutibili che indipendentemente dal fatto che il gestore sia stato bravo o meno, la commissione se la becca comunque. Il vecchio vizio di “vincere facile” per alcuni gestori è duro a morire.
I punti di forza e di debolezza dei PIR
Un’ultima avvertenza su questi prodotti che hanno “spaccato” come si direbbe in linguaggio un po’ slang riferito a prodotti che hanno avuto molto successo. Non sono stati e non sono i fondi con le performance migliori che hanno vendono di più, anzi. Fondi in basso alle classifiche dei rendimenti sono stati quelli che hanno raccolto (e continuano a raccogliere) di più. E che magari sono tra i più cari in circolazione.
I PIR sono prodotti che nessuno ha ancora visto alla prova su mercati in forte ribasso. Per come sono costruiti questi prodotti gli anticorpi potrebbero non funzionare. I fondi comuni hanno un grado di flessibilità molto limitata. Per questo vanno maneggiati con attenzione e soprattutto in modalità attiva, potendoli vendere e comprare a seconda della decisione sottostante di volersi esporre o meno a un rischio. Un prodotto che vada come vada deve essere mantenuto per 5 anni senza poter essere smobilizzato e investe su un mercato molto specifico per non perdere il bonus fiscale nasce già zoppo.