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Tutto quanto gli Stati di quasi tutto il mondo hanno speso in questi mesi per riportare le economie sulla precedente traiettoria ha significato migliaia di miliardi di euro di interventi pubblici e giustamente c’è chi domanda chi pagherà.
Una revisione delle regole fiscali è nell’ordine delle cose e un recente sondaggio effettuato dal Center for Macroeconomics a un importante panel di economisti europei ha evidenziato che il 98% ritiene che le regole fiscali esistenti per i membri dell’Unione Europea richiedano una revisione.
E oltreoceano anche Joe Biden vuole portare avanti una bella riforma fiscale per far pagare soprattutto ai più ricchi di più.
E anche in Italia si torna a parlare di riforma fiscale con potenziali notizie positive per chi investe ma è difficile dire se quello che abbiamo letto in questi giorni è solo un sogno di una notte di mezza estate.
Nella prima bozza della proposta parlamentare sulla riforma fiscale italiana Draghi (dove è stato molto importante il contributo di Carlo Cottarelli) sono scritte delle cose molto interessanti seppure sia bene dire che mentre i partiti sono d’accordo sui principi, sul come ottenere il risultato le strade divergono e lo stesso Cottarelli non è molto fiducioso al momento che la riforma fiscale Draghi prenda il volo.
A parole c’è, infatti, coesione sul fatto che occorre alleggerire la pressione fiscale che grava sugli italiani fra le più alte al mondo e che colpisce soprattutto i redditi medi (chi in Italia denuncia fra i 28.000 e i 55.000 euro come aliquota quanto gli americani pagano su redditi sopra i 435.000 dollari).
Tra le proposte in discussione c’è anche il taglio dell’aliquota delle rendite finanziarie, da allineare alla prima aliquota Irpef, oggi è al 23% contro le attuali tre aliquote di tassazione (12,50 per i titoli di stato , 20% per i fondi pensione e 26% per il resto). Attualmente il fisco chiede il 26% (tre punti in più) sui capital gain. E in questo modo verrebbero assimilati ai «redditi finanziari» tutta una serie di introiti in modo da unificare «redditi da capitale» e «redditi diversi», oggi tassati in maniera difforme in Italia (una distinzione non presente all’estero) con l’effetto, come spieghiamo da anni, di creare “figli” e “figliastri” e distorsioni pazzesche.
Come, per esempio, non consentire il recupero delle minusvalenze di ETF e Fondi salvo non compensarle con guadagni su azioni o obbligazioni in conto capitale e aver regalato ai “certificati” un vantaggio totalmente immeritato visto che si tratta di un prodotto “pacco” che sfrutta oltre a questo vantaggio il fatto di fare leva sulla scarsa capacità di fare di conto di molti risparmiatori italiani e tosare loro così un bel po’ di commissioni a loro insaputa.
Entro il 31 luglio quando secondo il crono-programma del Pnrr dovrebbe essere licenziata dal parlamento italiano la riforma del Fisco, capiremo se questa revisione sarà realtà o è solo “ammuina”, ma già vedere finalmente che dei parlamentari si rendano conto della follia dell’attuale sistema è già una soddisfazione visto che questo tema eravamo fra i pochissimi a sollevarlo da anni (quasi 10 anni fa avevamo scritto anche un guida per aiutare il risparmiatore a capire i pro e contro dei vari regimi fiscali presenti in Italia), mentre molti degli addetti ai lavori si giravano dall’altra parte.
Sono altri i casi che si stanno discutendo dove emergono incongruenze e critiche come, per esempio, la tassazione sul maturato che avviene nelle gestioni patrimoniali e nel risparmio previdenziale. Il risultato? Si tassa la “performance” anche se non si è incassato nulla e magari il guadagno teorico di un anno che è stato tassato svanisce il successivo…
Jean-Baptiste Colbert, grande politico ed economista francese del ‘600 diceva che “l’arte della tassazione consiste nello spennare l’oca al fine di ottenerne la quantità massima di piume con il minimo di starnazzo possibile“ e guardando ai conti pubblici italiani c’è da dubitare su un vero taglio fiscale e sul fatto che le “piume” non saranno spennate magari solo in un altro modo attraverso la cosiddetta “rimodulazione” che è un termine elegante per dire che qualcuno pagherà comunque e pagherà come prima e più di prima.
Ma è bello sognare questo e anche una bella riforma previdenziale alla francese (lo scorso anno i PER, ovvero plan d’épargne retraite, sono decollati e seguiamo diversi clienti francesi di origine italiana che li usano per mettere dentro gli ETF e avere tutti i vantaggi fiscali) sui fondi pensione (dove il massimo deducibile in Italia è solo di 5.164,57 euro l’annuo) potrebbe essere magari dietro l’angolo.
Un’estate questa 2021 dove sognare è d’obbligo. Niente accade se non è preceduto da un sogno.