Istituto nel 2016 dalla Consob, l’Arbitro per le Controversie Finanziarie, è uno strumento di risoluzione delle controversie tra investitori “retail” e intermediari (banche, sim, società di gestione…)
Gli intermediari, quando prestano servizi di investimento o il servizio di gestione collettiva del risparmio, devono rispettare nei confronti dei risparmiatori-clienti obblighi di diligenza, correttezza, informazione e trasparenza.
Nell’anno appena concluso, ricostruisce Andrea Greco sulle pagine di Repubblica, l’ACF ha ricevuto 1.824 ricorsi di risparmiatori contro 132 operatori e ha condannato a pagare 78 milioni di euro a quegli intermediari che nel dare consigli di investimento non sono stati sufficientemente diligenti, trasparenti, corretti con i propri clienti e non li hanno adeguatamente informati dei rischi e della caratteristiche di un investimento. Per esempio, pur di inserire un prodotto nel dossier titoli di un cliente, alcuni intermediari hanno forzato il suo profilo Mifid (il titolare di licenza elementare che si ritrova una laurea) o pur di piazzare titoli della propria banca non hanno adeguatamente informato il malcapitato risparmiatore della difficoltà di smobilizzarli facilmente e in tempi rapidi o ancora hanno consigliato a persone anziane prodotti troppo rischiosi o con scadenze troppo lunghe.
Grazie a questo istituto molti casi di risparmio tradito si sono risolti a favore degli investitori. Che tra l’altro non hanno sborsato una lira per fare ricorso all’ Arbitro per le Controversie Finanziarie. Buono a sapersi!