Come recuperare le minusvalenze di Borsa che scadono nel 2023

Per pagare meno tasse è possibile compensare minusvalenze con plusvalenze generate da investimenti finanziari. Ma il tempo a disposizione non è infinito e la normativa fiscale complessa. Scopri cosa puoi compensare e con cosa

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Come recuperare le minusvalenze è una domanda a cui gli investitori vorrebbero poter dare una risposta semplice. Ma le regole del fisco italiano sul recupero delle minusvalenze sono un labirinto in cui spesso la maggior parte dei risparmiatori finisce per perdersi.

O nel tentativo di volere recuperare le minusvalenze non è infrequente che molti risparmiatori finiscano nell’effettuare operazioni sballate, aumentando addirittura le perdite.

Grazie alla Guida Salvafisco, SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, fornisce un utile e gratuito strumento che spiega come si recuperano le minusvalenze realizzate su azioni, fondi o ETF.

Le perdite maturate sui diversi strumenti finanziari possono aiutare a ridurre le tasse che devono essere pagate ogni anno sugli investimenti (quando queste operazioni su titoli si traducono in profitto naturalmente!). Ma come e a quali condizioni è possibile recuperare le minusvalenze? Con questo articolo e la Guida che ti insegna come compensare minusvalenze e plusvalenze SoldiExpert SCF vi aiuta a intraprendere il percorso giusto. Ma anche, elemento non trascurabile, come vedremo, quando è più sensato farlo.

 

cosa vuol dire minusvalenze?

 

Partiamo da un concetto di base: plusvalenze e minusvalenze cosa sono? Plus e minus sono termini latini che significano “più” e “meno”. Il primo termina indica quindi un acquisto di valore, il secondo una perdita di valore. Nel caso di investimenti finanziari, cosa significa minusvalenza? Sarà un acquisto o puna perdita di valore?

Quando si parla di minusvalenza si intende la parte di capitale persa, rispetto a quanto inizialmente investito: questo è il significato di minusvalenza.

Plusvalenza all’opposto è un incremento di valore ovvero indica quanto si è guadagnato investendo in uno strumento finanziario rispetto al capitale iniziale inzlamente speso per acquistarlo. In inglese si parla infatti di “capital gain”, ovvero di guadagno in conto capitale, quando ci si riferisce alle plusvalenze. Quando l’investimento in un’azione o in un fondo o in un ETF si chiude appunto con il segno “più” davanti: in profitto insomma.

I guadagni ottenuti dagli investimenti in strumenti finanziari sono soggetti a tassazione ma il Fisco italiano permette in parte di “compensare” minusvalenze e plusvalenze (e come vedremo non su tutti gli strumenti e guadagni). E pagare meno imposte se in passato il risparmiatore ha conseguito delle perdite su titoli ovvero di recuperare minusvalenze pregresse. Almeno, in gran parte dei casi (e vedremo in dettaglio quali) nella tabella della compensazione delle minusvalenze.

 

Quanto si paga sulle plusvalenze

 

Prima di ragionare su minusvalenze e plusvalenze, riassumiamo brevemente la normativa relativa alle imposte sui guadagni da investimenti finanziari.

È prevista un’imposta secca del 26% su vari strumenti finanziari se l’investitore realizza un guadagno su:

  • conti correnti e conti postali;
  • azioni (in caso di partecipazioni “non rilevanti”);
  • obbligazioni;
  • conti deposito;
  • fondi di investimento;
  • certificati, ETC, ETN e future.

Beneficiano di aliquote più basse solo i titoli di Stato (Bot e Btp), su cui è prevista un’aliquota del 12,5% allo scopo di incentivare i risparmiatori a “sostenere” le finanze statali.

Se il risparmiatore chiude in profitto un’operazione su azioni, verrà tassato con una aliquota del 26%. Se però ha delle minusvalenze da recuperare pagherà meno o addirittura non pagherà nulla, compensando eventuali perdite pregresse nel caso naturalmente più semplice come vedremo.

 

Un esempio di compensazione minusvalenze-plusvalenze

 

Facciamo un esempio di compensazione minusvalenze-plusvalenze. Supponiamo di avere effettuato un investimento su azioni e aver perso 2.000 euro. Ho quindi una minusvalenza di 2.000 euro. Nel corso del tempo, effettuo un secondo investimento e ottengo 4.000 euro di capital gain, cioè di plusvalenza. La compensazione minusvalenze-plusvalenze subentra ora.

Se non avessi la minusvalenza pregressa, pagherei l’imposta su 4.000 euro e fine, con un aliquota del 26% ovvero se opero in regime di amministrato la banca mi tratterrà come sostituto d’imposta 1040 euro che verserà alla Stato. Avendo invece la minusvalenza, posso “compensare” i 4.000 euro di guadagno con i 2.000 di perdita. Effettuo quindi la sottrazione 4.000 – 2.000 = 2.000 e ottengo l’importo reale sul quale dovrò pagare le imposte. Quindi su 2000 euro mi sarà trattenuta la cifra di 520 euro. Ecco quindi nell’esempio come si compensano le minusvalenze con le plusvalenze.

Compensare le minusvalenze significa sottrarle dalle plusvalenze per ottenere l’importo finale si cui calcolare quanto dovuto al Fisco. Naturalmente per poter pagare meno tasse sulle plusvalenze occorre prima aver accantonato le minusvalenze, ovvero averle create vendendo titoli in perdita.

Ci sono però alcuni paletti che rendono il calcolo un po’ meno semplice di come l’abbiamo mostrato nel nostro esempio di compensazione minusvalenze-plusvalenze, spiegati nel dettaglio nella Guida Salvafisco.


Minusvalenze di borsa, quattro anni per compensarle

 

Un altro paletto importante da considerare quando si parla di minusvalenze di Borsa è poi il fattore tempo: il fisco fa partire una sorta di timer o clessidra alle nostre minusvalenze, un numero di anni massimo per recuperarle e poi le azzera.

Il Fisco ha previsto un limite di tempo per la compensazione, che è di quattro anni. Questo significa che le minusvalenze subite nel corso del 2023 potranno essere compensate con i guadagni ottenuti nel 2024, 2025, 2026 e fino al 31 dicembre 2027. Poi basta.

Quindi, entro la fine del 2023 si potranno compensare le plusvalenze con le minusvalenze conseguite quattro anni fa, ovvero derivanti da investimenti chiusi in perdita nel 2019. Un consiglio da consulenti finanziari: entro Natale è consigliabile fare una manutenzione del portafoglio e verificare minusvalenze e plusvalenze. Perché se si hanno posizioni in guadagno, verificare le minusvalenze pregresse significa non rischiare di perdere un “credito fiscale” che può essere anche cospicuo.

Quindi ricordate: minusvalenze di borsa, quattro anni per compensarle. Dove potete vedere le minusvalenze a quanto ammontano e quando scadono? Nel vostro “zainetto fiscale” che riporta proprio quando le avete conseguite e a quanto ammontano e quando scadono e quindi quanto tempo avete per il recupero delle minusvalenze. Lo potete chiedere alla vostra banca dove potete vedere il vostro zainetto fiscale.

 

Esempio di situazione delle minusvalenze anno per anno

 

Come recuperare le minusvalenze? Dipende dallo strumento

 

All’inizio di questo articolo abbiamo fatto riferimento ai “paletti” che il Fisco mette per beneficiare della compensazione delle plusvalenze. Uno di questi è relativo a quali guadagni e a quali perdite è possibile compensare. Insomma non tutte e non sempre si possono recuperare le perdite di Borsa.

Come recuperare le minusvalenze? Dipende dallo strumento con cui le si hanno subite. Si potrebbe aver conseguito

  • misuvalenze su azioni
  • minusvalenze su fondi comuni
  • minusvalenze su ETF
  • minusvalenze su obbligazioni
  • minusvalenza su certificati
  • minusvalenze su ETC

 

Si possono compensare guadagni e perdite derivanti da operazioni su:
– azioni
– obbligazioni
– future, ETC, ETN
– certificati.

Si tratta infatti di strumenti finanziari che generano quelli che il Fisco considera “redditi diversi” e che possono quindi essere compensati.

E sugli ETF? Le minusvalenze non sono recuperabili con pluvalenze con ETF. Allo stesso modo le minusvalenze su fondi non sono recuperabili con plusvalenze sui fondi.

Non si possono invece compensare quelli che il Fisco indica come “redditi da capitale”. Gli strumenti che generano redditi da capitale, infatti, non generano capital gain propriamente detto e sono tassati all’atto della negoziazione. I redditi da capitale sono ottenuti da:

– interessi su conti correnti e depositi a risparmio;
– interessi/cedole e scarti di emissione dei titoli a reddito fisso (come, ad esempio, i titoli di Stato);
– dividendi da azioni;
– differenza positiva tra valore di cessione/rimborso e valore di acquisto/sottoscrizione di fondi e ETF;
– distribuzione di proventi periodici da parte dei fondi e degli ETF;
– scarto prezzo dei “pronti contro termine” su titoli (differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita).

Sono inoltre esclusi gli “zero coupon”, obbligazioni senza cedola emesse a valori inferiori al nominale e rimborsati a scadenza al valore nominale.

La compensazione di minusvalenze e plusvalenze è quindi possibile tra redditi inseriti nella categoria “redditi diversi”, ma non è possibile tra “redditi diversi” e “redditi da capitale”. Si è discusso recentemente in sede anche governativa che nella futura riforma tributaria italiana questa distinzione fra redditi di capitale e redditi diversi venga rivista (non si capisce per esempio perchè le minusvalenze di fondi ed ETF non seguono gli stessi criteri delle azioni) e parzialmente abolita ma al momento si tratta solo di parole e questa disparità di trattamento genera per lo Stato comunque delle entrate fiscali aggiuntive non di poco conto.

Come recuperare le minusvalenze o orientarsi in questo labirinto di regole, come si vede, non è un gioco da ragazzi: per questo SoldiExpert SCF ha scritto la Guida Salvafisco che puoi scaricare gratuitamente.

  

Compensare minusvalenze di ETF, fondi e Sicav: non tutto è perduto (ma è un labirinto)

 

Malgrado Fondi, Sicav ed ETF siano apparentemente compresi tra gli strumenti “out”, una scappatoia per compensare minusvalenze di ETF e degli altri fondi, per quanto parziale, in realtà esiste. Ma, se possibile, è ancora più complicata.

Secondo il Fisco, infatti, con gli investimenti in fondi la vendita in guadagno genera redditi da capitale, mentre la vendita in perdita genera redditi diversi (quindi una minusvalenza).

Quindi, non è possibile compensare plus realizzate con i fondi (redditi da capitale) né con minus generate da fondi (redditi diversi) né con minus realizzate con azioni, obbligazioni o derivati (redditi diversi). Compensare minusvalenze in fondi e compensare minusvalenze di ETF non è quindi semplice.

Infatti, se si possiede un fondo d’investimento (o un ETF) col quale si guadagna e uno con cui si perde, e li si vende tutti e due, su quello in guadagno si pagherà il 26% di ritenuta, mentre su quello in perdita non si otterrà nessuna compensazione con l’operazione di vendita in guadagno.

È invece possibile compensare, entro quattro anni, plusvalenze su azioni, obbligazioni o derivati (redditi diversi) con minusvalenze generate da fondi (anch’essi appunto redditi diversi).

Per questo quando ci viene chiesta una consulenza personalizzata sul patrimonio, in SoldiExpert SCF valutiamo attentamente anche di consigliare al cliente una asset allocation di portafoglio che gli permetta di recuperare le minusvalenze e che sia quindi fiscalmente efficiente, diversificando per esempio gli strumenti in portafoglio.

 

Tabella compensazione minsuvalenze

 

Fondi ed ETF non armonizzati: cosa sono e come si compensano

 

Come consulenti indipendenti sconsigliamo poi di investire in un ETF non armonizzato quando esiste il suo equivalente armonizzato.

Ma fondi ed ETF non armonizzati cosa sono? Sono per esempio quelli quotati sulla borsa di New York o sul NASDAQ.

In pratica, i “non armonizzati” non essendo conformi alle direttive UE subiscono una tassazione più sfavorevole rispetto agli UCITS IV. Oltre all’applicazione dell’aliquota del 26% di tassazione sui redditi da capitale, questi devono infatti anche essere obbligatoriamente indicati nella dichiarazione dei redditi. Saranno quindi soggetti a un’ulteriore aliquota marginale sul reddito.

E quindi in buona sostanza, il regime fiscale penalizza gli ETF esteri a favore degli ETF UE o armonizzati. Per questo motivo, non è sicuramente conveniente investire in un ETF non armonizzato quando esiste il suo equivalente armonizzato.

 

Come recuperare minusvalenze su titoli: non sia un’ossessione

 

Intanto va comunque ricordato che molti risparmiatori quasi ossessionati dal tarlo del come recuperare minusvalenze su titoli. E per recuperare le minusvalenze deducibili talvolta si cacciano in situazioni pericolose. Per esempio aumentando in modo marcato il proprio profilo di rischio, inserendo molte azioni dirette in portafoglio al fine di cercare di ottenere dei guadagni da poter utilizzare per compensare le perdite pregresse.

L’obiettivo primario di un investitore non dovrebbe essere quello di cercare di capire come compensare le minusvalenze ad ogni costo. La tematica fiscale può guidare una parte della costruzione del portafoglio. Ogni investitore dovrebbe avere una strategia d’investimento coerente col proprio profilo di rischio, i propri obiettivi e la propria esperienza e conoscenza finanziaria. Tutte cose che si possono determinare attraverso un semplice questionario che aiuti a fare un check up del proprio portafoglio.

 

Minusvalenze, come si recuperano a fine anno?

 

Se si possiedono azioni, obbligazioni o strumenti finanziari che consentono la compensazione e presentano un utile interessante, conviene valutare solo a fine 2023 di effettuare operazioni per abbattere le minusvalenze accumulate che vanno in scadenza nel 2023 e che se non recuperate andrebbero perdute.

Realizzando una vendita in guadagno nel 2023 si compenseranno subito le minusvalenze pregresse e si eviterà di perdere il credito fiscale se questo è in scadenza nel 2023. È comunque consigliabile fare le operazioni di compravendita non lo stesso identico giorno. Il proprio intermediario potrebbe infatti non considerare dal punto di vista fiscale rilevante l’operazione. Ma le minusvalenze, come si recuperano a fine anno? Qual è il momento giusto?

Meglio evitare di fare operazioni di compravendita negli ultimissimi giorni dell’anno (con il pericolo di incappare nel caos prima di Natale). Questo perché il regolamento delle operazioni avviene qualche giorno dopo quello dell’esecuzione.

Inoltre, valutate bene l’impatto delle commissioni sulle operazioni e il rischio “mercato”. Per questo tipo di operazioni banche e Sim offrono commissioni fisse molto basse, soprattutto per chi opera online.

 

Vuoi saperne di più e ottenere un utile strumento per sfruttare le normative fiscali a tuo favore? Comincia dalla nostra “Guida Salvafisco alla Tassazione sul Risparmio”. Scaricala subito: è gratuita. E contiene anche un approfondimento per ottimizzare il carico fiscale sui tuoi investimenti.

 

 

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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Responsabile Consulenza Personalizzata di SoldiExpert SCF

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Responsabile Ufficio Studi di SoldiExpert SCF

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Marco Cini

Esperto di pianificazione finanziara e previdenziale

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