un estratto di questa analisi di Salvatore Gaziano è stata pubblicata in data 12/4/2017 su Il Fatto Quotidiano
“Si trasforma in un razzo missile, coi circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va…”: Non è Ufo Robot ma così si potrebbe commentare il debutto di Avio a Piazza Affari dove più che di un atterraggio dovremmo parlare di un decollo visto che in pochi giorni di contrattazione il titolo è salito di un 30% con scambi vorticosi a partire soprattutto dal primo giorno di quotazione avvenuto lunedì sul segmento Star di Borsa Italiana.
Stiamo parlando di un gioiello italiano dell’high tech, visto che è tra i leader mondiali in un settore ad altissime barriere d’ingresso come quello della propulsione spaziale, dove Avio occupa una posizione rilevante nel mercato dei lanciatori. Un’azienda specializzata in razzi che portano nello spazio i satelliti che vengono utilizzati per la telefonia e i canali televisivi, i servizi internet e la geolocalizzazione satellitare. E se fino a una decina di anni fa a mandare satelliti nello spazio erano esclusivamente gli Stati, ora i due terzi del mercato sono coperti da società private come Google, tanto che si stima che i satelliti messi in orbita raddoppieranno dai 642 del periodo 2010-2015 ai 1318 del periodo 2016-2020. Un vero affollamento spaziale.
Comprensibile quindi l’alto interesse per l’esordio nel listino maggiore di Piazza Affari di questa società che può contare su un solido portafoglio ordini di oltre 900 milioni di euro che dovrebbe garantire più di 3 anni di lavori già assicurati, una crescita prevista del fatturato del +20% annuo e diversi nuovi progetti di sviluppo ed espansione dei margini grazie anche a possibili acquisizioni e integrazioni.
Ma quella di Avio è una quotazione particolare perché è avvenuta tramite un’operazione di ingegneria finanziaria e non solo spaziale. E quello che oggi è diventato Avio era in realtà un titolo già quotato sul listino principale fino a poche settimane fa che conoscevano pochi addetti ai lavori.
Una società il cui nome era Space2 quotata su un segmento particolare di Borsa Italiana (il mercato Telematico degli Investment Vehicles ) ricca di cassa ma senza business e da tempo a caccia di una preda.
Una Spac (Special Purpose Acquisition Company) secondo il linguaggio degli addetti ai lavori, una società veicolo costituita al solo fine di raccogliere capitale tramite un collocamento in Borsa per effettuare poi operazioni di fusione o acquisizione di aziende quando se ne presenta un’occasione valida. A partire dal 2011 questo tipo di società “contenitore” nate a Wall Street hanno avuto disco verde anche a Piazza Affari e grazie a questo strumento è possibile raccogliere fondi presso gli investitori con una quotazione, avere il tempo per trovare una società bersaglio da acquisire e incorporarla per fusione inversa offrendo la strada della quotazione senza passare dall’Ipo. Una sorta di “utero in affitto” in versione borsistica.
E quello che è successo proprio con Avio, che con l’incorporazione da parte di Space2 arriva direttamente a Piazza Affari e si quota sul segmento Star con il valore del titolo che schizza letteralmente a razzo, premiando soprattutto gli azionisti e i promotori di questa società veicolo (Spac) che hanno organizzato questa operazione.
Basti pensare che prima dell’operazione di “business combination” Avio era stata valutata qualche mese fa 180 milioni di euro compreso il debito e già ora capitalizza a Piazza Affari più di 315 milioni di euro dopo l’intervento di Space e diverse banche d’affari vedono il titolo in ulteriore potenziale crescita grazie a multipli non proprio stellari di questa “matricola” e nonostante il forte balzo già fatto in Borsa.
O la va o la Spac
Ma chi c’è dietro questa operazione e questa Spac e da dove arriva Avio? La storia è piena di colpi di scena poiché la società Space che ha fatto da “lanciatore” di Avio è una Spac fondata da nomi molto noti nell’alta finanza italiana. Top manager e super professionisti come Gianni Mion (Edizione Holding), Sergio Erede (studio legale fra i più importanti in Italia), Carlo Pagliani (Morgan Stanley), Edoardo Subert (Rothschild) e Roberto Italia.
Quest’ultimo è stato nominato presidente di Avio proprio in questi giorni ed è sicuramente fra tutti quelli della compagnia che conosce meglio la società approdata in Borsa visto che è stato per anni il super consulente (“senior adviser”) nonché presidente proprio del fondo di private equity, Cinven. Proprio il fondo di private equity che ha ceduto la società a Space qualche mese fa di cui Italia è anche membro del management team come senior partner.
Altro che giocare a calcetto come consiglia Giuliano Poletti, ministro del Lavoro…
“L’occasione arriva solo a colui che è ben preparato” diceva il filosofo olandese Spinoza e nel caso dell’operazione Avio il club dei finanzieri di Space (che già avevano portato in Borsa con un’operazione analoga le matite di Fila) hanno dimostrato di essere al posto giusto e nel momento giusto (e con le persone giuste) quando il fondo inglese Cinven ha deciso dopo 10 anni (un’eternità per un fondo di private equity) di uscire del tutto dall’operazione Avio.
C’era una volta Fiat Avio…
Un’operazione chiusa con un bel segno piu’ per Cinven che già aveva guadagnato su Avio nel dicembre 2012 circa 800 milioni di euro cedendo agli americani di General Electric per 3,3 miliardi di euro la divisione Aeronautica per tenersi quella Spazio. In principio era il gruppo Fiat a detenere Avio Spa, l’ex Fiat Aviazione, ma nel 2003 il gruppo torinese alle prese con la crisi del settore automobilistico e diverse scelte sballate fu costretta a metterla in vendita per fare cassa e soddisfare le banche. Ad acquistarla allora un consorzio formato dal fondo di private equity americano Carlyle Group e per il 30% da Finmeccanica per una valutazione all’epoca di 1,5 miliardi di euro.
Passano meno di 3 anni e Carlyle esce di scena con una simpatica plusvalenza di 1 miliardo di euro e con la cessione al fondo inglese Cinven col 85% mentre Leonardo-Finmeccanica si posiziona col 15%.
Lo scorso autunno dopo 10 anni di detenzione della partecipazione gli inglesi di Cinven decidono di uscire definitivamente da Avio (per loro a questo punto una “rimanenza”) e qui entra in scena Space2 che rileva la quota del fondo inglese e coinvolge nell’operazione anche Leonardo-Finmeccanica che risale dal 14% al 28% nel capitale di Avio. Corsi e ricorsi storici.
E il vero affare lo fanno sicuramente gli azionisti di Space2 che si trovano a detenere un gioiello italiano acquisito a un prezzo di realizzo e trovano così il modo di utilizzare metà della liquidità che avevano raccolto nell’estate 2015 con la partecipazione di più di 80 investitori italiani ed esteri (tra cui il solito Urbano “Gastone” Cairo in qualità di investitore privato) oltre ai fondatori.
Ora la società si ritrova con un flottante del 64% (rappresentato dalle quota detenute dagli ex soci di Space diversi da Space Holding) mentre Leonardo-Finmeccanica è l’azionista di maggioranza relativo con il 28% e seguono poi una quarantina di manager della società Avio con il 3,87%.
Fra tutte le cose che ha tagliato e ceduto senza pietà Mauro Moretti, numero 1 uscente di Leonardo-Finmeccanica un’acquisizione così potrà dire di averla compiuta in un settore come della propulsione per lanciatori spaziali e missili che potrebbe assumere un ruolo strategico nell’attuazione del piano caldeggiato da anni in convegni e documenti dal ministro della Difesa Roberta Pinotti per avere una difesa comune europea.
Una razionalizzazione e ristrutturazione del settore che potrebbe consentire al colosso italiano della difesa Leonardo di poter dimostrare di avere anche questa “casella” importante da giocare se si arrivasse veramente a discutere nell’industria della difesa europea di “una specializzazione delle sue componenti nazionali sulla base della loro competitività“. Avio c’è.