Le promesse seducenti dei lazy portfolio

Scopri i "lazy portfolio", i portafogli pigri che minimizzano lo sforzo di gestione degli investimenti. Ma attenzione: non sono la soluzione ideale per tutti. Tutti i difetti di questa strategia di investimento

 

Mai sentito parlare dei lazy portfolio? Sono portafogli che sposano un approccio di tipo soprattutto statico all’investimento. Pigro, insomma, come dice la parola “lazy” in inglese. Ma con qualche minimo meccanismo di correzione. Un dinamismo molto pigro, insomma. Zero tattica. Compra, tieni e ribilancia. I “lazy portfolio” chiamati in italiano “portafogli pigri” sono spesso consigliati per gli investitori alle prime armi che stanno iniziando e potrebbero non avere il tempo o l’esperienza per gestire attivamente i loro investimenti ma c’è anche chi li considera (guardando al passato) un’ottima soluzione per investire in tutte le stagioni dei mercati. Come stanno le cose?

I “lazy portfolio” sono un insieme di investimenti che richiedono poco o nullo sforzo di gestione. In genere, sono costituiti da fondi indicizzati o ETF a basso costo che sono diversificati in diverse asset class. L’idea alla base di un “lazy portfolio” è di minimizzare il tempo e lo sforzo necessario per gestire gli investimenti.

Alcuni esempi di lazy portfolio

 

Un esempio popolare di “lazy portfolio” è  quello costituito da soli tre asset: azioni statunitensi, azioni internazionali e obbligazioni. Un altro esempio è il “coffeehouse portfolio”, che è una combinazione di azioni e obbligazioni progettata per generare reddito minimizzando il rischio tramite 7 ETF.

L’esempio più semplice di un lazy portfolio? Un classico lazy portfolio ETF è costituito per il 40% dall’azionario, il 40% dall’obbligazionario e il 20% dalle materie prime. La maggior parte dei “lazy portafoglio” cambiando i mattoni e il numero è di fatto una variazione su questa “triade”.

 

La guida per investire con gli ETF La guida per investire con gli ETF

 

Queste percentuali non sono proprio buttate a caso perché una delle caratteristiche salienti di questi portafogli “pigri” si basa proprio sulla diversificazione degli asset puntando sul fatto che questo può consentire nel tempo (variabile come vedremo MOLTO IMPORTANTE) di addomesticare in un certo senso le fasi più negative perché a fronte magari di un asset che un determinato anno è andata bene ce ne sarà un’altra che in parte compensa.

 

Lazy portfolio ETF

 

Con opportuni ribilanciamenti nei lazy portfolio si riportano periodicamente i pesi al punto di inizio e questo significa che si va in pratica ad acquistare un po’ di più di quello che è più sceso e a limare la quota riportandola al peso iniziale quello che è più salito.

 

Portafogli pigri: il ribilanciamento annuale dell’investimento

 

Poniamo che a inizio anno il lazy portfolio ETF fosse partito con 40% di azionario (tramite ETF che replicano questo comparto), 40% di obbligazionario e 20% di materie prime. Ipotizziamo che e a fine anno le materie prime sono salite moltissimo e il loro peso è passato al 30% mentre gli ETF obbligazionari ora valgono il 35% del portafoglio come peso e quelli azionari analogamente il 35%. Per ribilanciare si dovrà quindi vendere il 10% di ETF con sottostanti materie prime (un terzo della posizione a fine anno detenuta) e con quel 10% ricavato mettere un 5% in più di  ETF azionari e un 5% di ETF obbligazionari per avere di nuovo  l’assetto 40-40-20%.

La maggior parte dei Lazy Portfolio ETF mirano a ridurre i costi tramite gli ETF. Esistono tantissime versione dei lazy portfolio con mix percentuali differenti e basket differenti (alcuni hanno come sottostanti decine di ETF) ma ruotano comunque intorno ad alcuni concetti di base. I lazy portfolio promuovono un investimento basato sul metodo e la disciplina, tengono conto delle correlazioni e soprattutto delle decorrelazioni nella costruzione del portafoglio e puntano sul fattore tempo, ovvero sul lungo periodo.

 

Quando hanno reso i lazy portfolio: un esempio

 

Per dare dei numeri un portafoglio come quello che abbiamo delineato come diversificazione con 40% azionario (tipo ETF Msci World), 40% obbligazionario mondiale e 20% materie prime (tipo 15% oro fisico e 5% oro fisico) dal 1° gennaio 2007 a fine gennaio 2023 un lazy portfolio ha ottenuto un rendimento in euro del 6,5% lordo annuo contro l’8,1% dell’indice azionario mondiale.

Ma con un livello di volatilità nettamente inferiore. Il drawdown di un portafoglio di ETF con le caratteristiche sopra delineate avrebbe avuto una massima perdita (drawdown) del -18,7% contro il -46,2% del mercato (vi ricordate della crisi Lehman?)

 

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Cosa ne pensiamo di questi Lazy Portfolio e più in generale degli ETF multi-asset che replicano in un certo modo questi schemi seppure con mix differenti e di varia gradazione di rischio?

 

Le nostre opinioni sui Lazy Portfolio

 

Si tratta per alcune tipologie di risparmiatori di portafogli comunque interessanti da valutare e che rispetto ad asset allocation improvvisate o caricate di costi di struttura e gestione (tipicamente i lazy sono fatti con gli ETF) da parte dell’industria del risparmio gestito italiana hanno dei plus notevoli.

 

Una guida sugli ETF con un focus sui lazy portfolio

 

Come SoldiExpert SCF usiamo i lazy portfolio per piccoli investitori ma all’interno anche di altre strategie poiché come ha mostrato il 2022 il portafoglio “perfetto” non esiste e la decorrelazione fra azionario e obbligazionario non è sempre garantita in ogni condizione di mercato e anche la presenza di una “spruzzata” di materie prime e/o oro non è in grado di raddrizzare tutte le equity line visto il peso limitato.

Inoltre va sempre ricordato che per quanto molte strutture di “lazy portfolio” si sono comportate bene negli ultimi 50 anni nessuno può garantire che nel futuro ripeteranno gli stessi rendimenti/rischi passati e schemi.

 

Le opinioni di SoldiExpert SCF sui lazy portfolio

 

Come ha scritto qualche decennio fa un grande economista, Paul Samuelson, “noi conosciamo un campione della storia” ma nulla può garantirci che quella successiva sarà eguale. Peraltro la maggior parte dei portafogli lazy hanno avuto come motore principale in questi decenni l’azionario Usa e in buona parte anche il dollaro Usa come per moltissimi lustri il crollo dei rendimenti obbligazionari (e il contestuale balzo del prezzo dei bond). Possiamo mettere la mano sul fuoco che questo “schema” si ripeterà anche nel futuro? Magari sì, magari no.

Per questo motivo preferiamo ragionare come SoldiExpert SCF sia come diversificazione tra asset che di strategie comprendendo fra queste anche quelle tattiche o rotazionali basate su approcci sia di tipo quantitativo che fondamentale e con una parte moderata (ma molto moderata) di quota “discrezionale” perché il 2022 ha confermato anche qui che i gestori “guru” possono molto facilmente passare dalle stelle alle stalle.

Su una certa “mitologia” che aleggia sui Lazy Portfolio capaci di poter attraversare comunque tutti i mercati e tutte le stagioni ci sentiamo quindi mettere in guardia dagli entusiasmi eccessivi perché come spesso ribadiamo (anche per i nostri portafogli naturalmente) non esistono portafogli perfetti (lo dice anche Robert Shiller, premio Nobel per l’Economia, e la sua parola vale nettamente più della nostra) e i mercati finanziari sono sempre uguali (paura e avidità caratterizzano da sempre il comportamento degli investitori) ma anche diversi.

 

Contenimento del rischio: i lazy portfolio aiutano ma non risolvono

 

E quello che è successo nel passato anche su serie storiche ultra-decennali a qualsiasi combinazione di lazy portfolio non è detto che si ripeta tale e quale o largo circa anche in futuro. Non è scritto nella pietra che gli Stati Uniti (che oggi pesano circa il 70% dell’indice azionario mondiale MSCI World) saranno sempre la “lepre” dei mercati azionari mondiali e comunque anche i portafogli lazy possono perdere (storicamente certo meno dei portafogli 100% azionari).

Chi investe su un lazy portfolio deve avere un orizzonte temporale di almeno 10 anni perché ne giudichi i risultati e in questo periodo potrà anche capitare che il rendimento ottenuto sarà anche per molti anni consecutivi ben inferiore a quello del mercato. Peraltro anche trascorsi 10 anni nessuno può garantire che il risultato sarà sicuramente positivo.

 

Asset allocation tattica e dinamica per investire

 

Come abbiamo visto i lazy portfolio non hanno un approccio tattico all’investimento ma seguono una strategia che potremmo definire del pachiderma. Si muovono poco.

Il rischio dei lazy portfolio è oltre a quello di mercato essere investiti su asset che si comportino peggio del mercato e la tempra dell’investitore sarà messo anche questo tipo di portafogli alla prova.

È importante notare che i rischi associati ai portafogli “lazy” dipendono anche dalle specifiche condizioni di mercato e dalle scelte individuali di investimento. Prima di adottare una strategia di portafoglio “lazy”, è consigliabile consultare un consulente finanziario per valutare attentamente la situazione personale e prendere decisioni informate e comprendere qual è la costruzione più adatta come profilo di rischio personale, quali “mattoni” usare (pessima l’idea di strutturarli con dei fondi d’investimento) e che peso dare a strategie di questo tipo.

Come abbiamo spiegato prima disponiamo di un solo campione della Storia e i lazy portfolio ragionano sulle serie storiche passate e le correlazioni che ci sono state nel passato. Un approccio unicamente statico all’investimento non può che essere basato sul principio che tutto si ripeterà per sempre uguale. E che le componenti del portafoglio che nel passato erano andate “alla grande” come banalmente il peso monstre dell’azionario americano molto presente in questi tipi di portafoglio possano non ripetersi uguali nel futuro.

Un po’ come prepararsi per sempre a inverni rigidi e poi scoprire dopo anni che le temperature non sono più quelle di una volta. E tu ti sei ostinato a continuare a vedere il mondo come lo avevi sempre visto. Fino a quel momento. Poi tutto è cambiato e tu eri ancora lì, con il tuo portafoglio pigro.

 

Ray Dalio e le variazioni consigliate dei lazy portfolio

 

Peraltro che i portafogli “lazy” possono essere messi in discussione come costruzione in alcune componenti. E’ accaduto qualche anno fa quando il divulgatore n.1 e ideatore di uno dei lazy portfolio più conosciuti Ray Dalio,  ha iniziato a consigliare alcune variazioni alll’All Weather o All Season, per esempio l’utilizzo di azioni  e obbligazioni cinesi e il ricorso a obbligazioni indicizzate all’inflazione a spese dell’obbligazionario a lunghissimo termine.

I mercati possono cambiare e bisogna adattarsi perchè quello che è accaduto nei decenni passati potrebbe non ripetersi il messaggio di Ray Dalio che nell’autunno 2022 ha annunciato la sua “pensione” miliardaria dopo aver condotto la sua  Bridgewater Associates a diventare uno dei primi hedge fund al mondo.

In natura abbiamo imparato che “non sopravvivono i più forti e nemmeno i migliori ma i più adatti” grazie agli studi di Darwin sull’evoluzione della specie.  E secondo gli studi portati avanti da SoldiExpert SCF  l’inserimento di una componente anche tattica (basata su strategie differenti, testate nel tempo e sul campo e basate su strumenti “low cost” come azioni o ETF) ovvero di una componente più adattiva, opportunistica e contingente può nel tempo migliorare il rapporto rischio/rendimento. Rendendo più confortevole il viaggio sia dal punto di vista psicologico (aspetto da non sottovalutare quando si investe) che effettivo. A patto naturalmente di avere un orizzonte temporale adeguato perché nessuna strategia o anche strategia di strategie può non deludere e comportarsi peggio del mercato per mesi e talvolta per anni.  Lo dice la storia dei mercati finanziari.

i lazy portfolio? una facile soluzione

 

Un approccio come quello dei portafogli lazy ha sicuramente il suo fascino e molti vantaggi ma è bene valutarne tutte le implicazioni. Per questa ragione come SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, valutiamo con attenzione alcuni lazy portfolio e alcuni li usiamo con alcuni adattamenti per renderli non troppo “pigri” se alcuni comparti cambiassero “natura”.

Quando si investe, serve diversificare anche come strategie ed è questo che facciamo quotidianamente nel prenderci cura come SoldiExpert SCF dei patrimoni dei nostri clienti. Nel corso della primavera del 2023 abbiamo reso disponibile tutto l’imponente lavoro di ricerca e analisi che il nostro Ufficio Studi ha effettuato sul tema nel corso dell’anno passato.

 

Strategie solide per investire e adattarti al mercato

 

Un approccio al mercato attivo e focalizzato come quello seguito da SoldiExpert SCF è  certo finanziariamente più impegnativo per chi lo promuove e per chi lo segue di uno statico come quello proposto dai lazy portfolio. Per chi lo promuove significa analizzare migliaia di investimenti alternativi e decine e decine di strategie. Per il cliente che lo segue può significare movimentare di più il portafoglio e anche chiudere in perdita un maggior numero di operazioni.

Nessuna strategia genera, infatti, solo operazioni in guadagno e mantenere sempre le stesse posizioni se è vero che non fa realizzare perdite perchè queste sono solo “virtuali” dall’altra espone a rischi anche notevoli. Non è assolutamente scritto da nessuna parte che il mercato si muoverà in base ai titoli che ci sono stati suggeriti o abbiamo acquistato in un determinato momento. Non è infrequente vedere portafogli statici consigliati a molti risparmiatori con perdite su molti fondi anche del 30-40%…

Un approccio diversificato e più dinamico non è né facile né “per tutti”. Ci vogliono costanza e disciplina, tenacia e pazienza, doti molto più diffuse tra gli atleti che non tra gli investitori.

Ma il premio che si può ottenere a fronte di questo approccio che mescola strategie più statiche e strategie più tattiche vale secondo noi lo sforzo che verrà ripagato nel tempo. Nessuno vuole il cappotto quando fuori c’è il sole.

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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Responsabile Consulenza Personalizzata di SoldiExpert SCF

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Francesco Pilotti

Responsabile Ufficio Studi di SoldiExpert SCF

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