Nessuno è piu’ terrorizzato dei genitori del futuro professionale dei propri figli. Secondo una ricerca elaborata da Linkedin, un genitore su due in Italia vuole indirizzarli verso quelle facoltà che danno maggiori certezze di trovare lavoro. Una mossa sbagliatissima secondo alcuni esperti. La linearità dello sbocco professionale e’ gia’ venuta meno e il posto fisso e’ sempre piu’ una chimera.
La precarieta’ diventerà una condizione strutturale del lavoro contemporaneo: saremo tutti precari. Indirizzare i figli verso il corso di studi “garantito” o il lavoro “sicuro” è quindi anacronistico.
Allenare i figli in un mondo che cambia
Nel libro “Il lavoro non è un posto” (Vallardi Editore) Lorenzo Cavalieri, formatore con una solida esperienza come dirigente presso multinazionali, fornisce preziose indicazioni ai giovani per adattarsi e trovare posto nel mondo del lavoro. I lavoratori di domani dovranno essere capaci di “fare la differenza” secondo Cavalieri, qualsiasi sia la loro occupazione.
Il lavoro domani. Un talent show
Non solo trovare un lavoro sarà sempre più un’impresa, ma tenerselo richiederà una tale abnegazione e passione che, se non è quello giusto, si rischia di aver perso in partenza. Se vostro figlio ha una passione che può tradursi anche in senso largo in un lavoro incoraggiatelo, non contrastatelo, perché se ha passione per il lavoro che fa, sacrificarsi e riuscire a “fare la differenza” gli verrà più facile.
“Se vivete tutta la settimana aspettando il venerdì sera per mettere gli sci sulla macchina, significa che avete sbagliato lavoro” dice senza mezzi termini Claudio Cecchetto, disk jockey, cantante, presentatore, fondatore di Radio Deejay e Radio Capital e talent scout in “In diretta, il gioca Jouer della mia vita” (Baldini & Castoldi Editore)
Qual è il lavoro giusto per i propri figli? Phil Knight, patron della Nike, un’azienda che fattura 30 miliardi dollari all’anno la pensa così “Ragazzi non accontentatevi di un lavoro, cercate una vocazione“.
Knight nell’avvincente libro “L’arte della Vittoria” (Mondadori Editore) spiega la sua scelta imprenditoriale.
“Il mio sogno era quello di essere un grande atleta. Purtroppo la sorte mi aveva voluto buono, ma non eccezionale. Mi chiesi: e se ci fosse un modo, senza essere un atleta, di provare cio’ che provano gli atleti? Di giocare tutto il tempo, anzichè lavorare? O di lavorare con un gusto tale da farne essenzialmente la stessa cosa?”
La storia del fondatore della Nike mostra che ogni giovane di talento ha innumerevoli possibilità di esprimerlo allargando lo sguardo verso il terreno confinante. “Non potevo vincere da atleta? Avrei vinto da imprenditore” decise Phil Knight.
Si vince, ci spiega la storia del boss della Nike, anche quando a correre non sei tu, ma qualcun altro, che taglia il traguardo sotto gli occhi estasiati del pubblico con le tue scarpe ai piedi.
Un sogno, quello d Phil Knight e della Nike, diventato realtà grazie alla passione del suo fondatore per lo sport. In anni in cui fare sport era tutto tranne che popolare.
Il rischio, questo sconosciuto
La Nike ha rischiato di fallire innumerevoli volte prima di quotarsi in Borsa, ma come dice Cecchetto “se si vogliono cambiare le cose, migliorarle, rinnovarle è necessario spostare i limiti, rischiando“.
Bisognerebbe insegnare ai figli a contemplare anche il fallimento come possibilità, più che diventare dei genitori spazzaneve che cercano di rimuovere qualsiasi ostacolo dalle loro vite.
Anche l’autrice di Harry Potter J.K. Rowling la pensa così. Nel 2008 agli studenti di Harvard spiego’ che “Una certa dose di fallimento nella vita è inevitabile. È impossibile vivere senza fallire in qualcosa, a meno che non viviate in modo così prudente da non vivere del tutto, ma, in questo caso, avrete fallito in partenza…”
C’è posto per te
Ai figli non comprate la casa, aiutateli a formarsi, a capire qual è la loro passione e a indirizzarla in un lavoro. Investite in formazione, socializzazione, viaggi studio, viaggi avventura, libri. L’attore Luca Barbareschi ha dichiarato recentemente che ai figli non lascerà un soldo. Pare che i ragazzi non l’abbiamo presa bene “E’ stato un trauma – ha raccontato Barbareschi a Il Fatto Quotidiano – ma hanno potuto studiare in scuole interdette al 99,7 per cento degli esseri umani, possiedono più di un passaporto, conoscono le lingue, sono svegli e colti e possono lavorare ovunque…ai miei figli non lascio denaro ma l’opportunità di farsi strada nel mondo“.
Una posizione certo estrema ma interessante. L’eredità di un padre non è solo economica ma anche la somma delle esperienze che ha permesso ai figli di fare nella vita. Il bagaglio culturale che si portano dietro. E che unito al talento e alla passione può permettergli di “fare la differenza” e farsi strada nel mondo del lavoro. Se saranno disposti a battersi per i propri sogni, sacrificandosi anche molto per realizzarli, perchè come dice Claudio Cecchetto “Il talento è un dono, ma il successo è un mestiere” .
Socialità e autonomia: due ingredienti indispensabili per “fare la differenza”
La socialità e la capacità di avere buoni rapporti con i colleghi è diventata imprescindibile per fare carriera. Un tempo dice Cavalieri “si poteva lavorare bene anche senza eccellere nell’arte di stare bene con gli altri. Oggi non è più così” perchè “Il successo – sostiene Cecchetto -è un gioco di squadra“. Bisogna quindi coltivare la cultura dell’empatia perchè “sono le somiglianze – afferma Cecchetto – che ci permettono di comunicare con gli altri“. E questo stare bene con gli altri è un ingrediente fondamentale per qualsiasi azienda di successo. L’americana Nike è riuscita a “fare le scarpe” alla sua acerrima nemica, la tedesca Adidas, grazie a una “squadra incredibile di gente brillante e affiatata: adatta a costruire una nuova impresa sportiva e inadatta per tutto il resto” spiega il suo fondatore Phil Knight.
Sempre meno sul lavoro i nostri figli si sentiranno dire “Fai così” ma “Hai queste risorse e questo obiettivo. Veditela tu” quindi è importante coltivare la cultura dell’autonomia. La capacità di decidere e di risolvere un problema è un muscolo che si sviluppa solo se usato. Fin da piccoli poneteli di fronte a scelte da fare e problemi da risolvere come abbiamo spiegato in questo articolo (vedi link).
Capacità di fare squadra, spirito imprenditoriale, essere disposti a lavorare “sodo”. Il mondo del lavoro queste attitudini ormai se le aspetta e le richiede. Cercate dove i vostri figli possono fare la differenza, dove risiede il loro talento, coltivatelo e troveranno un grande tesoro. E soprattutto alzate lo sguardo verso l’orizzonte perchè il talento può trasformarsi in tanti diversi lavori. Puoi diventare un cantante e un presentatore di successo come Claudio Cecchetto, ma anche trasformarti in un talent scout, lanciando personaggi del calibro di Jovanotti e Fiorello. Si puo’ essere “al centro della festa – sintetizza Cecchetto – non tanto a festeggiare, quanto a renderla possibile, che è molto più che festeggiare“.
Il mondo di domani è pieno di rischi, ma è anche fonte di opportunità e soddisfazioni per chi ha testa e gambe per correre. Il lavoro non è più un posto ma per molti c’è posto. C’è posto per chi ha passione e talento nel mondo del lavoro. Ma bisogna trovare il lavoro dove i propri figli possono fare la differenza. Non tutti diventeranno ricchi sfondati, non è questo l’obiettivo, ma se i figli riusciranno a canalizzare la propria passione in un lavoro, non vivranno tutta la settimana aspettando il venerdì sera.
In sintesi i nostri 3 libri stra-consigliati dove si parla di lavoro, talento, motivazione, imprenditorialità da leggere sia se si è genitori sia figli:
“L’arte della Vittoria” (Mondadori Editore) di Phil Knight
“In diretta, il gioca Jouer della mia vita” (Baldini & Castoldi Editore) di Claudio Cecchetto
“Il lavoro non è un posto” (Vallardi Editore) di Lorenzo Cavalieri