Le terre rare cosa sono? Sno ovunque: nei nostri smartphone, nelle nostre auto elettriche, nelle turbine eoliche…ma che cosa sono queste terre rare? Secondo la definizione della IUPAC le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica.
In realtà non c’è niente di raro, questi metalli sono chiamati così perché sono complicati da estrarre e la maggior parte dei paesi dipende dalla Cina per l’ approvvigionamento delle terre rare.
Di “terre rare” ne abbiamo scritto da oltre 15 anni, raccontando anche come chi ci avesse investito con grande anticipo avrebbe visto il proprio capitale scendere anche del 90% tanto che alcuni prodotti tra cui un ETF di UBS e un certificato di un altro emittente che sono stati poi ritirati.
Da ottobre 2021 è possibile investire in questo tema di investimento con un ETF quotato su Borsa Italiana: il VanEck Rare Earth and Strategic Metals UCITS ETF A. Investire nelle terre rare analizzando l’andamento del VanEck Rare Earth and Strategic Metals UCITS ETF A ha pù che dimezzato in due anni il capitale investito.
Praticamente sconosciute fino agli anni ’70, le terre rare sono ora il nuovo “oro nero”. Dalle auto elettriche agli smartphone e alle turbine eoliche, questi metalli delle terre rare sono ora utilizzati nel processo di fabbricazione di molti prodotti high-tech.
Come il petrolio, questa ambita risorsa è al centro di questioni geopolitiche, con la Cina che concentra la maggior parte della sua produzione. E questa produzione è ben lontana dall’essere neutrale dal punto di vista ambientale.
Terre rare: che cosa sono e a cosa servono?
Le terre rare sono “una categoria di metalli che sono anche chiamati lantanidi”, spiega Michel Latroche, ricercatore presso l’Istituto di Chimica e Materiali del CNRS (Centro Nazionale della Ricerca Scientifica) a Parigi. “Nella tavola periodica degli elementi, questo corrisponde a tutta la serie che inizia con il lantanio. Altri due sono associati ad esso: scandio e ittrio. Ciò dà un totale di 17 metalli”.
La vastità di utilizzi delle terre rare è sorprendente. Dalla loro scoperta, avvenuta tra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XX secolo, le terre rare “erano più una curiosità da laboratorio”, dice Michel Latroche.
È stato solo negli anni ’70 che le eccezionali proprietà fisiche delle terre rare sono state sfruttate, in particolare le loro potenti proprietà magnetiche. “Hanno completamente rivoluzionato il mondo dei magneti”, afferma Latroche. Questo li ha resi molto richiesti in molti dispositivi elettronici: altoparlanti, apparecchiature di imaging mediche e dischi rigidi dei computer. Dall’immagine si può vedere in quanti elementi le terre rare sono utilizzate e in che percentuale.
In quali modi vengono impiegate oggi?
“Nelle turbine eoliche, troviamo anche diverse centinaia di chili di terre rare sotto forma di magneti permanenti”, aggiunge il ricercatore. Questi stessi magneti sono utilizzati per ottimizzare le prestazioni dei motori dei veicoli elettrici.
Sempre nelle auto elettriche, un’altra proprietà delle terre rare è usata per progettare le batterie. “Le batterie NiMH, per “nichel-metallo-idruro”, sono composte da diversi chili di terre rare, a differenza delle batterie agli ioni di litio”, spiega Michel Latroche.
Le terre rare sono anche utilizzate nel controllo dell’inquinamento delle automobili. Si trovano, insieme ad altri metalli, nelle marmitte catalitiche delle automobili. “Solo il cerio può svolgere questo ruolo”, dice lo scienziato.
“Un altro aspetto delle terre rare è che possono essere utilizzate per creare laser le cui lunghezze d’onda di emissione possono essere regolate finemente, e quindi di creare il colore desiderato”, spiega Michel Latroche. È per questa capacità di creare belle sfumature che questi metalli delle terre rare si trovano anche negli schermi degli smartphone e nei televisori.
“Altre applicazioni sono possibili in oftalmologia, nel taglio, nella radiografia medica, negli spettacoli laser…”, precisa lo scienziato. “Nel settore militare, le terre rare sono anche utilizzate per migliorare i sistemi di guida dei missili o le capacità di rilevamento dei sonar. Infine, le terre rare sono utilizzate sotto forma di polvere per lucidare il vetro, o per catturare i neutroni nei cicli nucleari”, dice il ricercatore.
Dove si trovano le terre rare?
A differenza dei metalli rari come il platino o l’iridio, le terre rare “non sono così rare”, spiega Michel Latroche. “Si trovano in abbondanza nella crosta terrestre come il nichel o il cobalto”.
D’altra parte, i depositi abbastanza grandi da essere economicamente sfruttabili, che sono abbastanza pochi, sono sparsi in tutto il mondo. “Circa la metà delle riserve sono in Cina, che ha un chiaro vantaggio nelle risorse”, nota il ricercatore.
La Cina è anche il primo produttore mondiale, per ragioni geologiche, ma soprattutto geopolitiche. “L’estrazione delle terre rare è un processo costoso e inquinante. Fino agli anni ‘90, gli Stati Uniti avevano un monopolio virtuale sulla produzione, ma poi hanno lasciato il mercato alla Cina”, dice. “Pechino sovvenziona questa industria in larga misura, il che significa che nessuno può competere con loro oggi.”
La tabella indica la quantità di terre rare presenti nei diversi Paesi, e come già anticipato la Cina è al primo posto.
Investire in terre rare: un mercato strategico?
Nel corso degli ultimi vent’anni, il consumo globale di terre rare è più che raddoppiato, secondo il BRGM (l’ente pubblico francese di ricerca geologica e mineraria, ndr). In un mondo sempre più concentrato sulle tecnologie digitali e a basse emissioni di carbonio, non c’è dubbio che questa tendenza continuerà nei prossimi anni.
In questo mercato strategico, concentrato nelle mani di un solo Paese, i prezzi possono salire rapidamente. Questo è quello che è successo nel 2010, quando la Cina ha introdotto controlli sulle esportazioni molto restrittivi sotto forma di permessi, tasse o quote, che hanno notevolmente limitato l’offerta per il consumo industriale estero.
Dopo una denuncia dell’UE, degli Stati Uniti e del Giappone, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) ha costretto il paese a porre fine a questa politica intorno al 2015.
Lo shock psicologico di questa crisi ha spinto diversi paesi ad aprire (o riaprire) siti di estrazione di terre rare sul loro territorio per evitare la dipendenza dalla Cina. È il caso degli Stati Uniti, che hanno recentemente riaperto la produzione del grande deposito di Mountain Pass in California, che era stato chiuso nei primi anni 2000. L’Australia ha fatto lo stesso con la miniera di Mount Weld.
Nonostante tutto, la Cina è ancora al primo posto in termini di estrazione di terre rare e soprattutto di lavorazione, grazie a un tessuto industriale esteso a tutta la catena di produzione e a una redditività molto alta, nota il BRGM. Questo dà regolarmente origine a nuove controversie commerciali tra Pechino e Washington.
Terre rare in Europa
L’Europa vede accrescere la sua dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di terre rare, secondo i dati più recenti di Eurostat. Nel 2022, l’Unione europea ha importato complessivamente 18 mila tonnellate di terre rare, registrando un aumento del 9% rispetto al 2021, mentre le esportazioni hanno toccato le 7 mila tonnellate, con una diminuzione dell’8%. La Cina figura come il principale fornitore, seguita da Malesia e Russia.
Il valore delle importazioni ha mostrato un significativo incremento nel 2022, raggiungendo i 146 milioni di euro, con un aumento del 37% rispetto al 2021. Nel contempo, le esportazioni hanno totalizzato 142 milioni di euro, evidenziando una crescita del 2% rispetto all’anno precedente.
La scoperta del giacimento di terre rare in Svezia, il più grande d’Europa
Ad inizio gennaio 2023, la società mineraria statale svedese LKAB ha comunicato la scoperta di un giacimento eccezionale di terre rare in Svezia, superiore a 1 milione di tonnellate, nella regione settentrionale di Kiruna, situata nella Lapponia svedese. Questa significativa scoperta è stata effettuata in prossimità di una miniera di minerale di ferro e si configura come la più ampia riserva di terre rare in Europa individuata finora.
Dove si trovano le terre rare in Italia?
Le terre rare in Italia sono distribuite in diverse regioni del Paese. In Sardegna, Abruzzo, Lazio, Toscana, Liguria e nelle regioni dell’arco alpino, che va dal Friuli al Piemonte, sono presenti giacimenti di notevole importanza.
In Toscana, sono presenti risorse di rame, antimonio, manganese e magnesio, mentre nel Lazio si trovano depositi di cobalto, manganese e barite. Anche in Sardegna si registrano giacimenti di rame, antimonio e barite, mentre l’Appennino abruzzese ospita diversi giacimenti di bauxite e uno di manganese.
La bauxite è presente anche in Campania e Puglia, mentre in Calabria si segnalano depositi di manganese, barite e grafite. In Sicilia, sono presenti risorse di antimonio e manganese.
Il Veneto ospita depositi di rame e magnesio, mentre in Trentino sono stati individuati giacimenti di barite, manganese, magnesio, cobalto e rame. In Lombardia, sono presenti risorse di rame, barite, berillio, cobalto, e sotto le Alpi piemontesi, si trovano depositi di cobalto, grafite e manganese. La Liguria vanta il maggiore giacimento nazionale di titanio, oltre a risorse di rame, grafite, manganese e barite.
Come si estraggono le terre rare e l’impatto sull’ambiente
Il processo di estrazione e raffinazione delle terre rare è estremamente tossico e ha un impatto diretto sulla salute umana e sull’ambiente. “Il minerale deve essere estratto, lavorato e i metalli devono essere separati dalle terre rare. Per fare questo, si usano grandi quantità di solventi, alcuni dei quali sono tossici”, dice Michel Latroche.
“O sei virtuoso e lo elabori fino a renderlo innocuo, o sei meno virtuoso e lo ributti nella natura…”, riassume. Un altro problema: i depositi molto spesso contengono elementi radioattivi.
La Cina ha deciso di rivedere i suoi standard e ha aperto la caccia alle operazioni minerarie illegali, “sotto la pressione dell’opinione pubblica” e “di fronte a questa crisi che il paese non può più ignorare”, sottolinea un rapporto Ifri (Istituto Francese delle Relazioni Internazionali) del 2019. La produzione di una tonnellata di terre rare a Baotou, nella Mongolia interna, produce contemporaneamente 75.000 litri di acque reflue acide e una tonnellata di residui radioattivi.
“Per alcune terre rare, la ricerca è in corso per trovare delle alternative per sostituirle. C’è anche la possibilità di riciclarli. I giapponesi lo fanno con tutte le loro batterie NiMH delle loro Toyota e Honda”, dice Michel Latroche. Ma, per il ricercatore, non bisogna farsi ingannare, “finché ci sono terre rare a buon mercato nessuno si occuperà dei sostituti!”
Opinioni e considerazioni
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