Grazie al contributo di Mark Haefele, cio di UBS, ecco un report, che riportiamo integralmente, che analizza come le attuali condizioni economiche, monetarie e fiscali negli Stati Uniti stiano sostenendo il mercato azionario.
Prima di Pasqua l’S&P 500 ha chiuso per la prima volta sopra i 4000 punti e alla riapertura di lunedì è salito ulteriormente portandosi a quota 4077,9.
Il nuovo record dell’indice fa seguito al rialzo del 5,8% registrato nel primo trimestre, che ha segnato anche il migliore rendimento a 12 mesi su base mobile dal 1936.
Secondo UBS il listino ha ormai guadagnato l’82% dai minimi di marzo 2020. Dal suo lancio nel 1928, su base mediana l’S&P 500 raddoppia di valore ogni 9,9 anni, ma ha impiegato solo 6,6 anni per portarsi da 2000 a 4000 punti.
Dopo un simile rialzo, alcuni investitori temono che questa dinamica non sia sostenibile, soprattutto alla luce dell’aumento di 80 punti base registrato da inizio anno dai rendimenti del Treasury decennale, che ha causato picchi di volatilità del mercato. Tuttavia, UBS ritiene che, in base ai precedenti storici, gli investitori non hanno motivo di temere i massimi storici. Ecco i punti analizzati:
- I livelli record dei mercati non precludono ulteriori rialzi. In base ai dati dal 1960 ad oggi, dopo aver segnato un massimo storico le azioni hanno registrato performance leggermente superiori alla media. Secondo l’analisi di UBS, nei 12 mesi successivi a un nuovo record le azioni salgono ancora dell’11,7%, mentre negli altri periodi guadagnano in media l’11,3%.
- In genere un incremento dei rendimenti nominali va di pari passo con un rialzo azionario. Negli ultimi 25 anni il rendimento del Treasury decennale è salito 10 volte di oltre 100 punti base e in tutti i casi le azioni globali hanno registrato performance piatte o positive. Inoltre, il recente aumento dei tassi obbligazionari, secondo UBS è riconducibile alle prospettive di rafforzamento della crescita, più che ai timori di una stretta monetaria.