Quanto è solida l’Italia e il suo sistema bancario?

Le banche italiane: il termometro della paura. Chi dovrebbe essere preoccupato e come tutelarsi da un eventuale Armageddon finanziario...

MoneyReport, il blog di SoldiExpert SCF

Il blog di SoldiExpert SCF

Se prima del voto sull’Italia si respirava un forte ottimismo con gli analisti che davano come altamente probabile una vittoria della coalizione di centrosinistra oggi, dopo che il voto ha sancito un’apparente ingovernabilità del Paese ma ha reso manifesta la forte disaffezione degli italiani alla politica di austerity del governo Monti, il sentiment dei mercati verso il Paese è molto cambiato.

Come ho scritto recentemente in un articolo pubblicato sul nostro blog MoneyReport (https://soldiexpert.com/moneyreport/che-borsa-sara-se-vince-il-centrodestra-se-vince-il-centrosinistra/7730)  i mercati si aspettavano una vittoria non schiacciante del Pd e un asse Monti- Bersani, con il leader del PD alla guida del governo e il Professore futuro Presidente della Repubblica. Un asse che doveva garantire non solo la governabilità del Paese ma anche la prosecuzione della linea del rigore dei conti pubblici intrapresa da Monti e sostenuta in parlamento anche dal voto del Pd.

Lo scenario più auspicabile per gli analisti era che il centro-sinistra ottenesse la maggioranza sia alla Camera sia al Senato perché questo avrebbe significato un periodo di stabilità politica. Gli analisti paventavano già il rischio che la coalizione di centrosinistra non riuscisse ad avere la maggioranza alla Camera e al Senato e quindi fosse costretta a chiedere il sostegno dei centristi di Monti per governare. Musica per le orecchie dei mercati in quanto il centrosinistra si sarebbe potuto alleare con Monti e la politica del rigore dei conti pubblici sarebbe tornata di attualità. Questo asse Monti-Bersani che i mercati si aspettavano come esito più probabile delle elezioni con il leader del PD alla guida del governo e il Professore futuro Presidente della Repubblica, era anche quello a loro maggiormente gradito.

Con la coalizione guidata da Monti al governo gli investitori istituzionali si sarebbero sentiti rassicurati sul mantenimento del cammino “virtuoso” intrapreso dall’Italia. Anche perché a molte norme dell’agenda Monti si doveva dare ancora attuazione. Il governo Monti, dimessosi prematuramente, non era infatti riuscito a completare molte delle misure che aveva in programma. Dal Salva Italia al Cresci Italia, dalla riforma del mercato del lavoro alla spending review alla semplificazione, vi erano ancora 268 misure (su 353) che dovevano essere varate per dare piena attuazione a questi decreti. Il nuovo governo non doveva fare altro che proseguire questo cammino.

Mi è semblato di vedere un Grillo

Ma le cose non sono andate come i mercati, gli analisti, i politici e i commentatori di tutto il mondo si aspettavano. Al Senato anche alleandosi con Monti il centrosinistra può contare su 142 seggi su 313: non ha la maggioranza. Chi comanda al senato? I partiti contrari alla politica del rigore, quindi il Partito della Libertà, la Lega e il Movimento5Stelle, hanno la maggioranza dei voti: 171 seggi su 393. Avendo l’Italia un sistema bicamerale, il Paese è di fatto con questo esito elettorale ingovernabile. Primo shock per i mercati, non se lo aspettavano e quando l’hanno capito hanno punito martedì 26 febbraio Piazza Affari con un ribasso del 5% e fatto salire lo spread agli attuali 333 punti.

Per le banche italiane l’aumento dello spread è un problema serio perché svaluta parte del loro attivo finanziario. Il secondo shock per i mercati è stata poi la conta dei voti: 8 milioni di italiani hanno votato per il Movimento5Stelle. Che nei primi 10 punti del suo programma ha due cose: un referendum sull’euro e un eventuale ri-scadenziamento del debito pubblico, altra tegola per le banche che hanno i loro portafogli finanziari molto esposti a questo asset.

ll Grillo parlante ai mercati non piace. E per le banche è potenzialmente il nemico pubblico numero 1. Inutile dirsi che in caso di una ristrutturazione soft del debito pubblico con un allungamento della scadenza (modello Uruguay), i titoli di stato italiani detenuti dalle banche subirebbero forti svalutazioni e tra pochi mesi li aspetta l’esame dell’Eba, l’autorità bancaria europea che deve valutare se le banche sono sufficientemente patrimonializzate rispetto al loro attivo. In caso contrario devono procedere ad aumenti di capitale. E se i soldi non ce li mettono gli azionisti arriva in soccorso lo Stato. Ma anche qui le cose dal giorno in cui gli italiani hanno votato non sono così semplici.

Mps, voci di slittamento dei Monti Bond

Ieri sul sito del Sole24Ore è stato pubblicato un articolo in cui veniva ripresa una soffiata dell’agenzia Bloomberg su una indecisione da parte del governo Monti ancora in carica in merito all’emissione dei Monti Bond in favore di Banca Monte dei Paschi. Dato l’esito delle elezioni e la forte contrarietà espressa dal Movimento5Stelle al salvataggio di Mps, pur essendo solo una voce, dà l’idea di un mutamento di clima nel Paese e di un partito che ha preso molti voti e vuole ridiscutere tutto. Europa compresa. Il che per gli stranieri è destabilizzante.

Sul fronte delle banche oltre al caso Mps è di questi giorni l’adeguamento patrimoniale, che ha spiazzato il mercato, effettuato da Banca Carige per 800 milioni di euro. Già da qualche settimana sul web circolavano voci che parlavano di una situazione comparabile a quella di Mps quanto a solidità patrimoniale. E vi è da ricordare che Banca Carige dopo aver smentito per lungo tempo la necessità di ricorrere ad aumenti di capitale aveva già lo scorso anno dovuto procedere per rafforzare il capitale a una conversione forzosa delle obbligazioni convertibili in circolazione per quasi 400 milioni di euro. La domanda che si pongono alcuni risparmiatori preoccupati di quello che sta accadendo in Italia è: c’è da fidarsi e le nostre banche sono solide al di là delle dichiarazioni di prammatica delle autorità competenti? Con tutte queste notizie destabilizzanti alcuni Clienti mi chiedono un parere : “Cosa ne pensa di queste giornate sui mercati? Siamo alla vigilia di una forte riacutizzazione della crisi, con effetto contagio e panico sulla tenuta dell’Eurozona, oppure pensa che l’ombrello di Draghi sia sufficiente ad evitare il peggio? Sinceramente sono un po’ preoccupato…” Non sono certo i miei Clienti a dover essere preoccupati.

Chi dovrebbe essere preoccupato

Qualche giorno fa mi è pervenuta una richiesta di check up finanziario da parte di un Cliente con un patrimonio di 1.922.343 euro. Questo investitore ha un milione di euro su titoli di Stato italiani con scadenze che vanno dal 2023 al 2037 e 250 mila euro su obbligazioni emesse da banche italiane. Già si trattava di un portafoglio non equilibrato prima delle elezioni ma dopo quello che è successo io sì che sarei preoccupata. Quello che voglio dire è che al di là della situazione politica, economica e bancaria del Paese deve preoccuparsi (e tanto) come investitore chi sta puntando sull’Italia tutte le sue ricchezze finanziarie senza un minimo di diversificazione.

Il debito pubblico italiano resta comunque un problema. Soprattutto se non si trova il modo di “rientrare” con politiche a base di tagli e di crescita. Ne ha parlato anche il presidente della Fed all’indomani delle elezioni italiane «L’esposizione delle banche americane al debito italiano è moderata. Di per sé non pone danni al nostro sistema finanziario. L’attuale deficit dell’Italia non è molto ampio ma ha un debito in circolazione molto alto. Ci sono insomma molti titoli di Stato italiani in giro per il mondo». Lasciando poi nell’aria una considerazione non certo benevola verso il nostro Paese: “ Una svalutazione del debito pubblico italiano non causerebbe danni gravi alle istituzioni finanziarie statunitensi”. Come dire “per ora questo non è un nostro problema”.

Ma è un problema per chi sul debito pubblico e bancario italiano ha investito in modo massiccio. E con questo termine mi riferisco a tre classi di attività detenute in dosi massicce che sono diventate oggi più rischiose: titoli di stato italiani, obbligazioni di banche italiane e depositi su banche italiane. Ovviamente è sempre una questioni di dosi. E’ normale avere parte del proprio patrimonio investito su questi asset.

E non a caso ai Clienti della consulenza personalizzata SoldiExpert SCF abbiamo consigliato da molto tempo di non detenere massicce quantità di titoli di stato italiani o titoli bancari o obbligazioni bancarie o conti deposito o reputare il rifugio nella liquidità il porto più sicuro. Nessun pericolo si è certo ancora materializzato ma per prudenza è bene, se non si vuole rischiare di ballare troppo il “tagadà”, diversificare adeguatamente e in modo intelligente e flessibile. Senza guardare solo ai rendimenti.

Le banche italiane: il termometro della paura

Non siamo certo tornati al novembre 2011 quando l’argomento principale di discussione era come reagire a uno scenario da Armageddon finanziario. L’ombrello di Draghi e della Bce c’è e sta funzionando sarebbe solo a 330 punti. Ma che qualcosa sia cambiato con le elezioni è certo.

Se però sul Paese non si scommettono tutte le proprie ricchezze finanziarie noi non lo stiamo facendo investimenti sono anche altrove. E soprattutto i soldi li a fondi, le azioni, le obbligazioni che abbiamo in portafoglio sono soldi nostri qualsiasi cosa accada alla banca su cui sono depositati pessimistico (che al momento non ci pare comunque vicino o di facile realizzazione salvo eventi improvvisi)

A differenza della liquidità lasciata sul conto corrente e delle obbligazioni emesse dalla banca. Se la banca ha dei problemi, quei problemi diventano anche nostri. Anche qui avere dei soldi sui conti deposito è normale, ma avere tutto il proprio patrimonio su conti deposito, obbligazioni di banche italiane subordinate o a lunga scadenza nello scenario attuale è un po’ azzardato se si ha a cuore una gestione prudenziale patrimonio. Il nostro sistema bancario non è considerato uno dei più solidi del mondo come si può vedere nel grafico sottostante in cui le più importanti banche europee vengono giudicate in funzione di due indicatori

– I CDS i Credit Default Swap ovvero il costosul mercato OTCdi assicurarsi contro il loro fallimento

– La rischiosità degli impieghi rispetto al patrimonio

Mappa del rischio delle Banche Europee

Questo grafico, che ho tratto da un report di una banca internazionale, è stato stilato prima delle elezioni e già dà chiaramente l’idea che a livello europeo le banche italiane non sono considerate, come fondamentali, le migliori del Vecchio Continente.

Come si può vedere le banche italiane e spagnole sono considerate meno sicure dei colossi svizzeri, tedeschi e delle banche del Nord Europa. Non c’è da stupirsi perché la maggiore o minore solidità di una banca è legata alla qualità del suo attivo, al suo portafoglio crediti (e la nostra economia è in recessione), ai suoi investimenti finanziari (e il patrimonio delle banche italiane è molto investito in titoli di stato italiani che sono, secondo le recenti dichiarazioni di Moody’s, a rischio di ulteriore declassamento).

E non stupisce troppo che fra le banche considerate in Europa più rischiose c’è proprio Monte dei Paschi di Siena che sta aspettando l’iniezione dei Monti Bond per 3,9 miliardi. E colpisce magari a qualcuno anche come altre banche italiane, come Intesa o Unicredit, non è che mostrino indici patrimoniali proprio eccelsi.

In questi casi certo vale sempre il concetto di “troppo grandi per fallire” ed è difficile immaginare che simili banche possano andare a gambe all’aria senza creare effetti sistemici veramente incontrollabili. Ben al di fuori dei confini italiani o europei. Ma è bene sapere comunque come in questo momento è percepito il sistema bancario italiano e per prudenza non ragionare sull’assunto che tanto “a una banca italiana non potrà mai accadere nulla” perché abbiamo visto recentemente in Europa una banca olandese (che è uno dei Paesi della UE messi meglio) venire nazionalizzata, la SNS (si veda anche la posizione nel grafico): nessun problema per i depositanti ma i titolari di obbligazioni subordinate hanno visto in questo caso i propri titoli ridotti a carta straccia perché il governo olandese (tripla A) da un giorno all’altro ha detto che non avrebbe pagato più un centesimo ai titolari di questi titoli (fra cui oltre 500 risparmiatori italiani).

E poche settimane fa è stata commissariata una banca italiana, la Banca Popolare di Spoleto, che in questi anni era stata particolarmente fantasiosa a raccogliere denaro presso i risparmiatori con conti deposito o obbligazioni ad alto rendimento (i cosiddetti ChocoBonds perché collocati insieme a un lingotto di cioccolato) e ora qualche risparmiatore si mostra preoccupato sulla possibilità di ottenere a scadenza il pieno rimborso se non si metterà in campo un vero e proprio salvataggio. Episodi che insegnano come non è vero che tutte le banche o tutte le obbligazioni bancarie o conti deposito sono uguali e basta scegliere solo chi offre il miglior rendimento. Se si vogliono dormire sonni tranquilli è meglio anche fare un’analisi un po’ più approfondita e seguire i consigli indipendenti di chi, come noi, cerca di tutelare prima di tutto il patrimonio dei propri clienti.

Nessun problema quindi finché si è investiti in titoli (a meno che non si abbia una posizione massiccia su titoli di stato o obbligazioni bancarie italiane) che sono di proprietà dell’investitore a differenza della liquidità che sembra la cosa più sicura del mondo ma viene impiegata dalle banche per effettuare investimenti rischiosi (titoli finanziari a volte rischiosissimi come nel caso di Mps o prestiti a imprese e famiglie).

E qualora la liquidità in portafoglio dovesse divenire tanta e la paura troppa, è qualcosa che abbiamo già affrontato insieme a novembre 2011, quindi siamo più che preparati e pronti a offrire la nostra consulenza.

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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Roberta Rossi Gaziano

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