Le strategie con i migliori risultati nel tempo non sono quelle che il cervello si immagina. Per esempio il take profit che letteralmente significa in Borsa prendere profitto di un guadagno.
Take profit scopri il significato
Di fronte a un’azione, un fondo, un ETF, in guadagno del 5,10,15%…la maggior parte delle persone non vede l’ora di disfarsene e di ottenere il profitto, in inglese “take profit”. “Vendi e pentiti” dice un luogo comune. “Meglio avere rimorsi che rimpianti” è un altro celebre detto.
Ma il più grande investitore di tutti i tempi, Warren Buffet, soprannominato l’oracolo di Omaha per la sua capacità di guadagnare investendo in Borsa, dice di fare esattamente l’opposto. Per usare un termine di uso comune, se vogliamo coltivare il nostro “giardinetto”, non dobbiamo avere fretta di vendere quando stiamo guadagnando attuando il “take profit” secondo Warren Buffet.
Vendere i titoli quando s’è guadagnato abbastanza e tenere quelli su cui si sta perdendo è come tagliare i fiori e innaffiare le erbacce”
Warren Buffet
L’asimmetria psicologica dell’investimento: Stop loss e take profit
Il problema è che la maggior parte delle persone quando vende un titolo su cui è in guadagno si sente di aver fatto una cosa mediamente intelligente, mentre quando vende un titolo in perdita si sente maledettamente stupida!
Vendere dove si guadagna e non vendere quando si perde sembra sensato, ma così facendo si rischia il suicidio finanziario!
Ecco perché.
La mente mente: esempio di take profit
La prima distorsione del nostro cervello è che non “pesa” allo stesso modo guadagni e perdite. Ci sentiamo incredibilmente intelligenti se vendiamo un titolo in guadagno del 10%, facendo un take profit, ma ci sentiamo incredibilmente stupidi se chiudiamo un’operazione con una perdita del 10%.
Il guadagno e la perdita sono sempre della stessa entità, il 10%, ma in ottica di take profit, il nostro cervello da molta più importanza alla perdita che al guadagno. Di fronte allo stesso numero, che dovrebbe generare la stessa dose di piacere e di dispiacere, la somma del +10% con il -10% per il cervello non fa 0.
Quando stiamo perdendo, la ferita brucia molto di più del piacere provocato da un guadagno della stessa entità.
Stop loss e take profit: l’avversione alle perdite
E’ scientificamente dimostrato: le persone detestano perdere molto più di quanto amino guadagnare.
Quindi se le persone guadagnano il 10% su un titolo, hanno molta fretta di chiudere velocemente l’operazione attuando il take profit, ma se perdono il 10% sono disposte a perdere molto di più, prima di chiudere l’operazione e sono disposte ad aspettare mesi o anni pur di non vendere in perdita.
Come risparmiatori siamo spesso tratti in inganno dalla nostra mente. Il nostro cervello ci gioca brutti scherzi convincendoci che stiamo facendo delle scelte razionali quando in realtà siamo guidati da dei pregiudizi. Ovvero giudizi non comprovati dai fatti o dai numeri.
Quand’è Il Momento di attuare il “Take Profit”?
Il problema qualcuno penserà è quando i titoli scendono troppo, non quando salgono troppo!
Una delle più temibili trappole per molti investitori anche esperti o trader navigati è gestire non solo le posizioni in perdita ma anche quelle in guadagno.
Le operazioni di take profit molto buone scacciano quelle cattive
Non è detto che ci siano più probabilità che un titolo salito del 10% scenda, rispetto al fatto che prosegua la sua tendenza al rialzo. Anzi statisticamente è piu’ probabile che un titolo che sale continui a salire ancora.
Nella consulenza di SoldiExpert SCF sono queste operazioni chiuse con guadagni a due e tre cifre che hanno fatto la differenza. Sono quelle operazioni che ci hanno permesso di avere risultati migliori del mercato.
E’ un po’ come per i film: i blockbuster, ovvero le pellicole che sbancano il botteghino, sono quelle che fanno la differenza sui risultati economici delle case di produzione.
Ma quella volta che non abbiamo venduto poi il titolo è sceso…
“Non cercate di acquistare ai minimi e vendere ai massimi. Ci riescono solo i bugiardi” diceva Bernard Baruch, politico nonché famoso investitore statunitense. Abbiamo oltre venti anni fa sviluppato un metodo e una strategia, che nel tempo ha mostrato di avere un buon rapporto rischio/rendimento. Non è infallibile. Capita infatti che raggiunto un guadagno del 10%, sarebbe stato meglio chiudere l’operazione attuando il take profit e accontentarsi.
Alcuni clienti ce lo fanno notare e su quelle operazioni che gli sono balzate all’occhio hanno perfettamente ragione. C’è stato un guadagno del 10% e poi il titolo è sceso.
Quello che non sanno però, non potendo processare e tenere a mente centinaia di operazioni, è che se costantemente avessimo venduto al raggiungimento del 10% del guadagno, nel tempo avremmo guadagnato molto meno, non di piu’ come più volte abbiamo dimostrato.
La tentazione del take profit: regole di entrata e uscita chiare
Qualche risparmiatore dopo che il titolo era già salito del 10-15%, probabilmente avrà avuto la tentazione di portarsi a casa il profitto attuando il take profit, “perché il titolo era già salito molto”. Ci possono essere certo casi in cui questa regoletta sembra funzionare, ma chi investe e ha un orizzonte temporale non breve, dovrebbe valutare il valore della “regoletta” su un campione significativo di dati e sulla base di regole di entrata e uscita chiare e vagliate alla macchina del tempo.
La morale è: non fatevi ingannare dalle volte in cui avete osservato un titolo o un fondo o un Etf che vi abbiamo fatto comprare, è salito del 10% e poi è sceso. Vi state concentrando su un numero limitato di dati o di anni. E’ la somma che fa il totale.
Uscire da un titolo dopo un tot di guadagno può andare bene una, due, tre volte o anche 10 volte, ma per dire se questa regola è veramente una regola (e non un qualcosa frutto del caso) occorre testarla a fondo nel tempo e verificare il comportamento di un portafoglio a cui viene applicata questa strategia.
Nervi saldi negli investimenti: evitare impulsività e fretta
Una parte del nostro lavoro è proprio quella tramite il nostro Ufficio Studi di analizzare le strategie, cercare di migliorarle e valutare eventuali correttivi consci che non esiste alcuna “formula magica” per investire e guadagnare in ogni condizione di mercato.
Quindi quando un titolo sta salendo “tanto”, certo prima o poi venderemo, ma fino a quando la tendenza del titolo è rialzista e non è scalfita, lo terremo.
Non ci viene assolutamente in mente di chiudere una posizione perchè è “salita tanto”. Se si applica la regola del take profit i risultati negli investimenti nel tempo non migliorano ma peggiorano sensibilmente anche perché ciascun titolo ha la sua storia, la sua volatilità e quello che sembra giusto con il buon senso non è assolutamente detto che funzioni bene nei mercati finanziari. Dove infatti milioni di risparmiatori col “buon senso” hanno visto in tantissimi casi i loro risparmi subire delle pesanti ammaccature per aver semplificato magari troppo o essersi fidati di chi faceva le cose troppo facili.
Investire con razionalità e consapevolezza
“Se continui a comportarti sempre nello stesso modo otterrai sempre gli stessi risultati” recita una delle nostre frasi preferite, ergo se un investitore tende a disfarsi serialmente dei titoli che salgono e a mantenere quelli che scendono è ben difficile che nel tempo ottenga risultati decenti.
Morale: in Borsa chi si accontenta gode solo a metà. Anzi, molto meno della metà. Perché realizza risultati nel tempo di gran lunga inferiori a chi cavalca un trend e chiude l’operazione non quando ha guadagnato tanto, ma quando il trend non c’è piu’.
Quindi se il cervello vi dice “Take Profit”? Voi rispondete “No grazie!”.