ubblichiamo integralmente un’interessante analisi di Jeff Schulze, Investment Strategist di ClearBridge Investements, che spiega, facendo un confronto con la bolla della new economy, come le valutazioni delle aziende tecnologiche potrebbero non essere così eccessive come sembrano. E che la recente correzione del Nasdaq secondo l’estensore di questa analisi non durerà a lungo, né che segnerà la fine del mercato toro iniziato a fine marzo
Dai livelli minimi che i mercati hanno raggiunto a fine marzo a causa del Covid-19, l’azionario statunitense è rimbalzato fino a vette record, grazie alla crescita di poche imprese a grandissima capitalizzazione e all’apprezzamento di azioni connesse a settori come l’information technology (IT), i servizi di comunicazione e i beni voluttuari. La corsa si è bruscamente interrotta di recente, quando l’indice Nasdaq 100 ha sperimentato una veloce correzione.
Nonostante il rapido declino di titoli finora in forte ascesa, il mercato ha generalmente resistito bene all’impatto. Questo ci porta a ritenere che la recente correzione sia fisiologica e che non sia ancora terminata, soprattutto per quanto riguarda alcuni titoli del NASDAQ che erano giunti a livelli eccessivi. Non crediamo però che durerà a lungo, né che segnerà la fine del mercato toro iniziato a fine marzo.
Lasciando che questo rallentamento faccia il suo corso, andiamo ad esaminare come i precedenti periodi di estrema concentrazione somiglino a quello attuale, e quali indizi possono fornire sulla direzione che percorrerà il mercato in generale.
La maggior concentrazione della performance si registra nei benchmark growth ad alta capitalizzazione, come l’indice Russell 1000 Growth. Al 31 agosto, i cinque titoli più importanti dell’indice rappresentavano il 36,6% del suo valore totale – la concentrazione più alta mai registrata.