Azioni Leonardo: perché la Borsa Italiana sale del 20% e il titolo rimane al palo?

Per la Borsa Italiana è stata un'ottima annata ma ci sono delle eccezioni. Tra queste il titolo Leonardo che per molti investitori si è trasformato più un titolo da discesa piuttosto che da difesa.

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Per i mercati finanziari la settimana passata è stata fondamentalmente negativa appesantita, soprattutto, dall’andamento dei titoli tecnologici e dalle preoccupazioni che aleggiano da diverso tempo, ma che non hanno impedito a molti mercati di essere a un passo dai record storici. Prima di fare un focus sulla Borsa Italiana, e in particolare, di vedere come mai, nonostante la Borsa sia salita le azioni Leonardo sono scese diamo uno sguardo al mercato azionario americano.

Quattro aziende, Apple, Microsoft, Nvidia e Alphabet (Google) rappresentano il 70% dell’aumento dell’indice Nasdaq dall’inizio dell’anno e hanno trainato nel 2021 non solo il settore tecnologico ma tutto l’indice azionario Usa e di fatto quello mondiale, visto che gli States pesano per quasi il 70% nell’indice Msci World (il 61% nell’indice MSCI ACWI ovvero All Country).

Prezioso anche l’apporto fornito dai titoli finanziari e dai consumer cyclical (beni di consumo secondari o discrezionali ovvero società come Nike e Starbucks, Amazon e Ford), che insieme pesano per un altro 25% sulla capitalizzazione di mercato dell’indice e che hanno fatto segnare rialzi superiori al 10%.

Ma della Borsa Italiana cosa possiamo invece dire? Per Borsa Italiana il 2021 è stato un’ottima annata ma un risparmiatore mi ha scritto (e ho risposto al suo quesito anche sul quotidiano Domani) un po’ arrabbiato (non con noi, ma credo con Alessandro Profumo, l’ad di Leonardo oppure con se stesso) perché non ha partecipato alla “vendemmia” dato che aveva una consistente quota investita in un titolo, Leonardo, che anche quest’anno è rimasto sostanzialmente al palo e ha preferito mantenere per sua decisione in posizione (non voleva “capitalizzare la perdita” si dice in queste situazioni) e sul quale da inizio investimento ha totalizzato un bel – 60%.

Va così male il settore e che cosa è successo? E la storia di Leonardo in effetti merita di essere raccontata, poiché c’è sempre da imparare anche, e soprattutto, dai cattivi investimenti.

 

 

Investire nelle azioni leonardo conviene?

 

Se prendiamo il grafico delle azioni Leonardo (ex Finmeccanica) dal novembre 2005 a oggi e lo confrontiamo con un indice collegato al settore aerospaziale e difesa americano, il gap negativo accumulato dalla nostra società considerata un campione nazionale è in effetti impressionante. Meno 45% per Leonardo contro + 428% dell’indice di categoria!

E nonostante la pandemia di Covid-19 il settore delle armi ha registrato un nuovo record di vendite anche nel 2020. Perciò è lecito domandarsi se investire nelle azioni Leonardo, e più in generale nel settore, conviene. Il fatturato di 531 miliardi di dollari è in aumento per il sesto anno consecutivo, secondo il rapporto annuale di Sipri (International Institute of Stockholm Peace Research).

Il settore delle armi è ancora largamente dominato dagli americani che destinano quasi il 4% del Pil alle spese militari e che post 2001 e attacco alle Twin Towers hanno aumentato in modo significativo la spesa passando da 500 miliardi di dollari a oltre 700 miliardi attuali.

Leonardo è la principale realtà italiana manifatturiera e ad alta tecnologia che opera nei settori dell’aerospazio, difesa e sicurezza con il settore degli elicotteri che è il fiore all’occhiello della società insieme all’elettronica per la difesa che valgono quasi l’80% del fatturato.

La società ha chiuso i primi nove mesi del 2021 con ricavi in crescita del 6% a 9,6 miliardi e ordini per 9,3 miliardi (+9%) e dovrebbe chiudere l’anno con un fatturato intorno ai 14 miliardi di euro rispetto ai 13,4 del 2020, con un incremento della redditività (ebit) a doppia cifra. Livelli inferiori di fatturato comunque a quelli pre 2010 e che spiegano come la Borsa Italiana, ma non solo, emette nel tempo valutazioni basate soprattutto sui numeri e su diversi fatti accaduti.

Diverse sono, infatti, le ragioni che possono spiegare questo gap e fra queste, sotto l’era di Pier Francesco Guarguaglini, l’acquisizione infelice di DRS Technologies nell’ottobre 2008 per 3,4 miliardi di euro con l’obiettivo annunciato all’epoca di inserirsi con un ruolo di primo piano nel mercato Usa e diventare fra i protagonisti mondiali del settore.

Questa acquisizione ha caricato la società di nuovi debiti, ma non ha prodotto nemmeno lontanamente i risultati sperati tanto che da più tempo Leonardo, ora sotto la direzione dell’ex banchiere Alessandro Profumo (su cui è pendente una condanna in primo grado quando era presidente di MPS), cerca di collocare una parte del capitale di DRS (un 22%) sulla base di una valutazione perfino inferiore a quella del 2008.

Fra i fatti negativi che hanno condizionato le azioni Leonardo da ricordare, poi, come nel febbraio 2013 l’ad e presidente di Finmeccanica dell’epoca Giuseppe Orsi venne accusato di corruzione (per tangenti legate alla vendita di elicotteri in India) e arrestato e questo fece crollare il titolo di un 20%. Nel 2019 Orsi viene completamente scagionato.

Dal 2015/2016 sotto la guida di Mauro Moretti (ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e fra i condannati poi per la strage di Viareggio e anche per questo non confermato al secondo mandato e liquidato con 9,3 di milioni di euro di buonuscita) ha avviato con il progetto One Company, un processo di fusione di tutte le società controllate nella società principale, Finmeccanica, che ha assunto la denominazione di Leonardo.

Un’opera di centralizzazione e di taglio dei costi (dalle note spese al marketing) e della struttura commerciale che nel regno di Moretti ha messo le ali al titolo in Borsa (+140% in 3 anni dal maggio 2014 al maggio 2017) ma che vedendo quello che è accaduto dopo le sue dimissioni è difficile dire se è stata veramente una genialata, poiché, secondo molti addetti ai lavori, le limitazioni poste alle attività commerciali hanno danneggiato gli ordini per gli anni successivi al suo mandato.

 

Azioni Leonardo a Piazza Affari

 

Il settore della difesa è molto delicato, richiede grandi competenze e relazioni soprattutto diplomatiche ad altissimi livelli, poiché vendere flotte di aerei da combattimento è questione di Stato.

Il peso politico sullo scacchiere internazionale dell’Italia negli ultimi lustri non è aumentato ed è curioso, secondo alcuni consulenti del settore, che prima si sia affidata a un ferroviere e poi a un banchiere la guida in un’azienda dove lo Stato italiano ha un peso importante (il 30%).

E sicuramente non hanno aiutato le difficoltà, prima del settore elicotteristico (nel 2017 Leonardo ha dovuto tagliare gli obiettivi di vendita in modo significativo per alcune criticità) e poi di quello aeronautico anche per effetto della pandemia che ha messo in stallo la divisione civile (3400 lavoratori del gruppo sono stati messi in queste settimane in cassa integrazione in 3 stabilimenti del sud).

Si parla da alcune settimane fra le mosse di Leonardo di procedere alla vendita dell’ex Oto Melara-Wass, l’area che si occupa di sistemi di Difesa navali, aerei, terrestri e subacquei per rafforzarsi nell’elettronica aumentando la partecipazione in Hensoldt (il produttore di telecamere ad alta tecnologia per i velivoli Tornado ma anche periscopi per carri armati e sistemi radar per l’Eurofighter) di cui ha acquisito questa primavera dal gruppo KKR (lo stesso che ora sta tentando in Italia l’arrocco su Telecom Italia) il 25,1% per 605 milioni di euro a un prezzo più che doppio rispetto a quello segnato in Borsa in queste settimane.

Diverse analisi dicono che Alessandro Profumo (-60% le azioni Leonardo da quando nel maggio 2017 è stato nominato amministratore delegato contro + 40% della Borsa Italiana) potrebbe voler dismettere la parte più propriamente militare del gruppo (anche per provare a esibire un profilo più pacifista ed ESG, visto che il titolo Leonardo è stato escluso dal nuovo indice azionario di riferimento italiano Mib della sostenibilità) consapevole delle crescenti difficoltà che sui mercati finanziari incontrano i produttori di armamenti.

Una strada comunque molto stretta quella di puntare tutto sull’elettronica per giocare un ruolo di fornitore globale in progetti europei poiché il settore della difesa negli ultimi anni ha visto sempre più una concentrazione della quota di mercato dei big del settore e l’alzarsi crescente di barriere protezionistiche.

E anche questo spiega perché il fatturato di Leonardo non è decollato come nei programmi e la quota di export negli anni si è ridotta per fare spazio alla quota domestica sostenuta dagli ordini della Difesa italiana. E tutto questo è necessario per comprendere se investire nelle azioni Leonardo conviene.

E Leonardo punta, anche per questo, a sfruttare i soldi europei che arriveranno dall’Europa con il PNRR entrando in diversi progetti, fra cui il polo strategico nazionale (insieme a CDP, Telecom e Sogei) per gestire in cloud i dati e le applicazioni della pubblica amministrazione.

L’italiana Leonardo, in questa scacchiera, fatica molto di più a muoversi rispetto al passato e anche nella difesa europea la partita non è facilissima da giocare, perché i tedeschi e i francesi, soprattutto, hanno le carte (e spesso tecnologie) migliori e il loro peso è importante nei tavoli che contano. Ed ecco spiegato il perché la Borsa Italiana sale e il titolo Leonardo scende!

 

 

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Il portafoglio segue un metodo collaudato che ha dimostrato in questi anni di produrre risultati positivi in mercati anche difficili. La missione è investire sulle migliori azioni della Borsa Italiana, e in particolar modo sulle blue chip di Piazza Affari, a caccia delle più interessanti opportunità di rivalutazione.

Salvatore Gaziano

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