“Ogni giorno ci prepariamo a un grande incontro. Quello con te”. Recita così lo slogan di Veneto Banca, la banca ufficiale sponsor della Juventus F.C., nonché la dodicesima realtà bancaria italiana per masse amministrate. Non proprio quindi una piccola banca.
Ma la famiglia di F.B. cliente di questa banca da Jesolo come leggerete, non la pensa esattamente più in questo modo. E così anche qualche centinaio di altri correntisti che sono diventati azionisti della banca acquistandone delle azioni.
Alcuni magari con convinzione, altri meno ma perché il diventare azionisti avrebbe loro comportato qualche vantaggio. Ora però vogliono uscire da questo investimento e liquidarlo e si trovano le porte sbarrate.
Nessuno sembra interessato a comprare le loro azioni a partire dalla stessa Veneto Banca.
Ma quello che vi stiamo per raccontare con la cronistoria di questa testimonianza non è un caso isolato.
E’ passato, infatti, poco più di anno da quando pubblicavamo un articolo che raccontava il “pacco” (così lo considera a un certo punto chi ci rimane dentro) tirato spesso da banche non quotate a centinaia di migliaia di risparmiatori nel farli diventare loro soci, cedendo loro un pacchetto di azioni. Che si scoprirà poi purtroppo in molti casi che non hanno mercato e sono perciò illiquide oltre che spesso valutate a prezzi da amatore se si effettua qualsiasi confronto con il valore delle banche quotate.
Quell’articolo (si veda qui se vi interessa l’argomento e ve l’eravate persi ) pensavamo che suscitasse interesse ma non così tanto perché nell’ultimo anno ha ottenuto centinaia di migliaia di visualizzazioni. Un record. Il nostro articolo più letto nella storia di MoneyReport.it .
Una dimostrazione di come l’argomento sollevato fosse di grande attualità e coinvolgesse centinaia di migliaia di risparmiatori diventati soci di banche non quotate troppo alla leggera senza avere magari chiaro (o nessuno glielo aveva spiegato bene) che poi uscirne non sarebbe stato così facile come entrare. Al contrario…
Inutile dire che in questi mesi dopo questo articolo (che è stato ripreso da numerosi siti e anche giornali non sempre citando la fonte ma così va questo mondo) abbiamo avuto diverse conferme dello stato di “congelamento” in cui si trovano molti piccoli soci di banche non quotate che si trovano di fatto nell’impossibilità di uscire dal recinto dove in modo cosciente o incosciente si sono cacciati il giorno che hanno deciso di diventare soci di banche non quotate.
Perché fare molta attenzione agli investimenti illiquidi…
Negli investimenti la liquidabilità di un asset non è cosa da sottovalutare come da anni spieghiamo in decine di articoli e conferenze di SoldiExpert SCF dedicate al “come investire” non credendo agli asini che volano o agli investimenti sicuri che basta tenere lì…
Purtroppo i casi più frequenti di investimenti senza uscita sono diventati ora proprio le azioni delle banche non quotate o dell’immobiliare: due cavalli di battaglia che per anni sono stati considerati da numerosi risparmiatori come un investimento “sicuro” e “poco volatile” e ora sono diventati, invece in moltissimi casi “piombo” nel patrimonio di numerosi risparmiatori.
E che dimostrano concretamente l’importanza di valutare con attenzione i pro e i contro di ogni investimento. E il fatto che un asset non segni un prezzo ogni giorno e non abbia un mercato liquido dove poterlo negoziare anche immediatamente sarà meno stressante ma ha un prezzo che può arrivare a costare anche molto ma molto caro.
Ragione per cui nel caso del nostro approccio alla consulenza finanziaria indipendente (che nel nostro caso non è un’etichetta e basta) come SoldiExpert SCF nessun investimento viene considerato o valutato o consigliato mai “per sempre”.
E da moltissimi anni abbiamo consigliato a tutti i risparmiatori che ci chiedevano cosa fare delle azioni delle banche non quotate di uscire senza tentennamenti perché prima o poi il “redde rationem” sarebbe arrivato senza credere alle rassicurazioni allo sportello o ai prezzi segnati. E purtroppo non ci sbagliavamo ci sembra di capire.
In questi ultimi 12 mesi sono stati molti i casi di risparmiatori che ci hanno raccontato come loro malgrado sono diventati azionisti di banche non quotate. Perchè veniva proposto come un investimento sicuro e dove poter guadagnare ogni anno un pingue dividendo. O spesso per pressioni commerciali molto forti del bancario di fiducia o “amico” che ha proposto l’affare facendolo apparire molto conveniente, usando la formula “combo” in modo furbetto per addolcire la pillola.
Classici esempi che ci sono stati segnalati come tecnica di vendita da parte delle direzioni di numerose banche quella di vincolare l’erogazione di un mutuo, prestito, fido o la sottoscrizione di un determinato servizio all’acquisto di un pacchetto di azioni dell’istituto.
“Se diventi nostro socio acquistando le azioni della nostra banca noi ti veniamo più facilmente incontro… Noi crediamo in te ma tu devi dimostrare di credere anche in noi. Siamo come una grande famiglia…”.
Una famiglia però dove i piccoli azionisti rischiano di essere stritolati.
C’è chi parla di simil ricatto ma va detto che la banca non punta una pistola alla tempia nei confronti dei clienti che vuole far diventare azionisti: i piccoli risparmiatori spesso non sono in grado di valutarne tutte le implicazioni e sottovalutano i contro di una simile scelta. E il rapporto di fiducia o personale con la banca, il bancario o promotore gioca un ruolo importante visto che per il risparmiatore medio italiano (come ben sanno le reti di vendita) questo spesso fa premio su tutto. “Me l’ha consigliato un amico o una persona di cui mi fidavo: ero cliente da anni…” è spesso il refrain che ci sentiamo dire.
Perché per le banche vendere le proprie azioni (soprattutto se a prezzi maggiorati) è un affare…
La banca naturalmente spinge (in evidente conflitto d’interessi) nel far diventare i propri clienti azionisti, esaltandone gli aspetti positivi e il risparmiatore medio spesso non ha una cultura finanziaria adeguata per valutare completamente questa scelta.
E va aggiunto che il collocamento delle azioni allo sportello alla banca interessa e molto.
Le ragioni? Per essere conformi ai più elevati coefficienti patrimoniali richiesti dal nuovo quadro regolamentare bancario europeo e internazionale e poter continuare a stare sul mercato e crescere. O ti rafforzi o muori.
E per il management delle banche non quotate avere tanti piccoli azionisti è la soluzione migliore dal punto di vista rischio/opportunità. Vendere le proprie azioni significa incassare cash, incrementare il patrimonio con pochi contro.
E va aggiunto un piccolo particolare non meno importante che già avevamo affrontato nel precedente articolo sulle banche non quotate facendo dei confronti: i prezzi a cui le banche non quotate vendono le proprie azioni sono stellari in confronto a quelle di banche comparabili quotate. Anche 4/5 volte superiori come multipli a quelli di banche quotate. Comprereste un appartamento a un valore di 5 volte il prezzo medio di mercato? E in più sapendo che se volete rivendere questo appartamento c’è l’elevato rischio che tranne il venditore nessuno potrà essere un giorno interessato al riacquisto? Probabilmente, no.
Un piccolo azionista fornisce materiale prezioso (i soldi) e non è più di tanto impegnativo visto che non incide quasi mai nella gestione e si riesce tutto sommato a tenerlo buono con la promessa dei risultati nel lungo periodo. Certo l’orizzonte temporale negli investimenti è importante e va sempre considerato quando si effettua un qualsiasi investimento in capitale di rischio: ma se comprate qualcosa di carissimo, illiquido o di un’azienda in difficoltà o che può trovarsi in una situazione poco brillante questo orizzonte temporale potrebbe superare la vostra vita e pure quella dei vostri eredi. Ed è bene saperlo.
La lettera di questo azionista Veneto Banca (il signor F.B.) che chi ha fatto un’autentica, dettagliata e lunga cronistoria di quello che è accaduto con la sua banca ci ha perciò stupito ma non troppo. E nella prossima puntata la racconteremo dettagliatamente perchè ci sembra significativa e utile da conoscere per molti risparmiatori.
E naturalmente ci farà grande piacere se l’ufficio stampa dell’istituto di Montebelluna troverà il tempo per dire la propria (ci aveva promesso un suo intervento) per spiegare ai propri azionisti se sono rimasti intrappolati come sospetta questa coppia o c’è qualche luce in fondo al tunnel.
Sono, infatti, diverse cose che non ci garbano molte in questa storia e che ci piacerebbe capire. Per esempio:
- Come mai in base all’ultimo aumento di capitale Veneto Banca il numero di azionisti continua un po’ stranamente a salire: adesione spontanee o “spintanee” ?
- Dallo statuto la banca ha facoltà di riacquistare le azioni proprie (fino al 10% del capitale) ma non ne mostra volontà ci dice questa storia e compra “tempo”: perché e fino a quando ?
- E se per ipotesi Veneto Banca dovesse un giorno unirsi spontaneamente o spintaneamente con un’altra banca sotto pressione della Banca d’Italia e questa banca aggregante è quotata e ha multipli borsistici di un quarto inferiore a quelli di come sono state valutate fino ad oggi le azioni Veneto Banca che cosa accadrebbe ai possessori di azioni della banca non quotata? Ben difficile immaginare che il nuovo azionista paghi i vecchi prezzi ci dice la logica. Ma magari qualcosa ci sfugge e ci piacerebbe tranquillizzare i diversi azionisti di Veneto Banca (e non solo) che ci hanno scritto in questi mesi.Appuntamento alla prossima puntata dove racconteremo il caso di questa famiglia e dei tentativi fino a oggi andati a vuoto di rivendere le proprie azioni di Veneto Banca. Sperando in un lieto fine.
“Ogni giorno ci prepariamo a un grande incontro. Quello con te” recita lo slogan di questa banca. Vediamo se è vero 😉> A questo link puoi leggere la seconda parte di questa inchiesta con la testimonianza di un piccolo azionista Veneto Banca che non riesce a liquidare le sue azioni.