Rispetto al passato, chiedersi se abbia senso o meno investire in Vietnam rispetto ad altri paesi emergenti più noti non è una domanda così scontata oggigiorno: il Vietnam è un paese che ha catturato l’attenzione degli investitori internazionali grazie alla sua straordinaria crescita economica e al suo notevole sviluppo nel contesto globale.
Nel corso degli ultimi due decenni, il Vietnam ha manifestato un’espansione economica sorprendente, con un tasso di crescita del PIL che ha costantemente superato la media regionale, attestandosi al 6,2% annuo, secondo un articolo dell’Economist. E la progressione è stata particolarmente forte a partire dal 2010.
Il Paese è oggi uno dei dragoni asiatici secondo il quotidiano francese Les Echos. Anche se la Borsa del Vietnam mostra ancora un gap con le prestazioni degli altri membri del club che sono Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Hong Kong.
La borsa del vietnam: dal comunismo all’apertura globale
Il balzo del Vietnam è interessante dal punto di vista politico poiché non a tutti è noto che è un paese guidato (come la Cina) da un Partito Comunista (anche qui è l’unico partito consentito) che ha come base il pensiero di Hồ Chí Minh.
Nonostante l’eredità del marxismo-leninismo, nel 1986 il governo ha avviato una serie di riforme economiche e politiche che hanno aperto l’economia del Vietnam al libero mercato e all’integrazione nell’economia mondiale.
Nel 2000, la nazione ha riallacciato le relazioni diplomatiche con il resto del mondo, e sempre dal 2000, sta registrando una rapida crescita economica e sociale, crescita che, per quasi due decenni si è assestata a livelli tra il 7% e l’8% del PIL su base annua e basta osservare la foto sottostante per capire come è cambiato in questi decenni il Vietnam.
Non è più il Vietnam dei film sull’assurda guerra combattuta per 20 anni, dal 1955 al 1975, e dove come sottofondo musicale, nella mia mente, c’è l’Adagio per Archi del compositore Usa, Samuel Barber, brano iconico del film Platoon, dove il regista Oliver Stone (figlio di un agente di cambio e che ha ben raccontato poi nei lustri successivi la Wall Street dell’avidità) racconta il suo Vietnam.
Uno dei brani di musica classica considerati più commoventi mai realizzati nella storia. Oggi in Vietnam, infatti, suona tutta un’altra musica.
La crescita economica del Vietnam nel 2023 rallenta al 5,05%
La crescita economica del Vietnam nel 2023 è risultata al 5,05%, inferiore all’8,02% dell’anno precedente, secondo i dati riportati da MarketScreener. Questo rallentamento è stato attribuito alla debolezza della domanda globale e al blocco degli investimenti pubblici a causa dell’intensificazione delle misure anticorruzione.
“Sebbene la crescita di quest’anno sia inferiore all’obiettivo governativo del 6,5%, si tratta comunque di un risultato positivo, che colloca il Vietnam nel gruppo delle economie in più rapida crescita nella regione e nel mondo” ha dichiarato l’Ufficio Statistico Generale (GSO) del Governo.
La banca centrale ha ridotto i tassi di riferimento per stimolare l’economia del Vietnam, ma la crescita del credito rimane al di sotto degli obiettivi prefissati. Il rallentamento delle esportazioni ha spinto il Paese a estendere i tagli fiscali per aumentare i consumi interni.
Nonostante ciò, nel quarto trimestre, il PIL è aumentato del 6,72%, superando la crescita dei trimestri precedenti. Durante questa legislatura il Vietnam ha recentemente approvato obiettivi governativi per il prossimo anno, prevedendo una crescita economica compresa tra il 6,0% e il 6,5% e un’inflazione tra il 4,0% e il 4,5%.
Investire in Vietnam: un paese in evoluzione
Per l’economia del Vietnam è stato fondamentale il passaggio da settori tradizionali come l’abbigliamento all’elettronica ad alto valore aggiunto, che hanno attirato l’attenzione di grandi aziende straniere e contribuendo a consolidare la sua posizione come fornitore chiave per gli Stati Uniti durante la guerra commerciale tra quest’ultimi e la Cina.
Nel 2020 l’elettronica ha rappresentato il 38% delle esportazioni di beni del Vietnam, rispetto al 14% di una torta molto più piccola nel 2010. Diverse società che hanno deciso di investire in Vietnam, oggi hanno sul territorio vietnamita importanti basi produttive, tra le quali troviamo Apple, Samsung, Intel, Nintendo, LG, Panasonic ma anche, ad esempio, Dr Martens le cui mitiche scarpe (le 1461 sono un manifesto per tutte le generazioni) sono disegnate a Londra in Camden Town ma prodotte qui come in Cina, Thailandia, Bangladesh.
Le prospettive future del Vietnam sono ambiziose: il governo mira a far superare al PIL pro capite la soglia dei 18.000 dollari entro il 2045, concentrandosi sull’evoluzione verso industrie più complesse ed elettroniche.
Il quadro geopolitico ed economico per investire in Vietnam
Le dinamiche della guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina, iniziate nel 2018, hanno avuto un impatto notevole sul panorama economico del Vietnam, come riportato da un articolo dell’Economist. Nel 2019, il Vietnam è diventato un importante punto di riferimento, producendo quasi la metà delle importazioni statunitensi – del valore di 31 miliardi di dollari – precedentemente provenienti dalla Cina e trasferite ad altri paesi asiatici a basso costo.
Le crescenti tensioni geopolitiche tra le superpotenze, le restrizioni pandemiche imposte dalla Cina e l’incremento dei costi del lavoro sono fattori che hanno contribuito ad attirare l’attenzione delle grandi aziende riguardo alla decisione di cominciare ad investire in Vietnam. In particolare, i principali fornitori come Apple, Foxconn e Pegatron, noti per la produzione di Apple Watch, MacBook e altri dispositivi, stanno investendo nella costruzione di grandi fabbriche nel territorio vietnamita. Anche altri colossi dell’industria tecnologica come Dell e HP (laptop), Google (telefoni) e Microsoft (console di gioco) stanno spostando parte della loro produzione dalla Cina al Vietnam.
Questo fenomeno potrebbe portare a un’accelerazione della crescita economica e a un miglioramento delle condizioni di vita per milioni di vietnamiti. Tale scenario potrebbe influenzare positivamente la popolarità del Partito Comunista, che ha mantenuto il controllo del paese come unico partito governativo dal termine della guerra nel 1975.
Secondo l’Economist, il governo ha l’obiettivo ambizioso di far crescere il Vietnam in termini di ricchezza, mirando a un PIL pro capite superiore ai 18.000 dollari entro il 2045. Questo processo sarebbe sostenuto, in parte, dal passaggio da un’industria basata sull’abbigliamento economico a una più complessa elettronica, che richiede investimenti significativi e una forza lavoro altamente qualificata.
L’economia del Vietnam sarà in grado di competere con la Cina?
La posizione geografica del Vietnam è strategica secondo l’Economist. Il Vietnam, con una popolazione di circa 100 milioni di abitanti, presenta diversi vantaggi, con oltre 3.000 km di coste e la sua prossimità alla Cina, situandosi proprio ai confini con essa.
Il crescente investimento infrastrutturale, come la costruzione di nuove strade, posiziona il suo polo tecnologico a soli 12 ore di guida da Shenzhen, il fulcro tecnologico della Cina. Inoltre, la capacità del governo di mantenere relazioni accoglienti sia con la Cina che con gli Stati Uniti è considerata un punto a favore.
Ci sono ancora sfide da superare se il Vietnam vuole emergere nel confronto
La sua base manifatturiera è ancora notevolmente meno sviluppata rispetto a quella cinese. Le aziende straniere preferirebbero acquistare più componenti a livello locale, il che potrebbe risultare più rapido e conveniente rispetto all’approvvigionamento oltre confine, ma spesso si scontrano con difficoltà nel reperire ciò di cui hanno bisogno.
Il governo gioca un ruolo cruciale in questo contesto.
Sebbene il Vietnam abbia una vasta disponibilità di manodopera, la carenza di manager e tecnici altamente qualificati è un limite. Nonostante il livello di istruzione del paese sia superiore a quanto ci si aspetterebbe considerando il reddito nazionale, programmi universitari e di formazione professionale richiedono un potenziamento.
Se il Vietnam ambisce a raggiungere livelli di prosperità paragonabili a quelli di Cina, Giappone, Corea del Sud o Taiwan, sarà necessario investire non solo nelle infrastrutture ma anche nello sviluppo e nell’istruzione della sua popolazione.
La Borsa del Vietnam e gli indici borsistici vietnamiti
La Borsa del Vietnam ha attraversato un’evoluzione notevole: partendo da un’economia tra le più svantaggiate a livello globale e arrivando ad essere una tra le più dinamiche e in crescita. Al centro di questa trasformazione finanziaria si trovano la Ho Chi Minh Stock Exchange (HOSE) e la Borsa di Hanoi (HNX), nate rispettivamente nel 2000 e nel 2005. La HOSE ospita oltre 500 aziende, fungendo da barometro per il mercato. Accanto a queste, l’UPCoM fornisce un mercato per società private non quotate, arricchendo l’ecosistema borsistico del Vietnam.
Gli indici FTSE Vietnam rappresentano al meglio la vitalità delle società quotate nella HOSE, offrendo strumenti di benchmarking e indicizzazione per fondi e ETF. La famiglia comprende l’Indice FTSE Vietnam All-Share, un ampio punto di riferimento che abbraccia il 90% delle maggiori aziende quotate, e l’Indice FTSE Vietnam.
Altri indici rilevanti, come l’MSCI Vietnam, misurano la performance dei segmenti ad alta e media capitalizzazione, coprendo un vasto 85% dell’universo azionario del paese.
Conviene investire in Vietnam?
Investire in Vietnam, come in tutti i mercati di frontiera, può rappresentare un’entusiasmante opportunità, ma anche un rischio da valutare con attenzione. Il mercato azionario vietnamita mostra una marcata inclinazione verso i settori immobiliare e finanziario, un elemento da considerare attentamente per chi intende investire.
Chi desidera investire dovrebbe valutare questa opportunità all’interno di una strategia di investimento diversificata, considerando attentamente il rischio complessivo del proprio portafoglio.
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