Svolgo da oltre 3 lustri la professione di consulente finanziario indipendente con SoldiExpert SCF e noto sempre piu’ spesso che la preoccupazione n.1 dei nostri clienti non è il futuro del proprio patrimonio finanziario, ma il futuro dei propri figli.
E’ durissimo oggi entrare nel mondo del lavoro e ci sono sempre più professioni che sembrano avere barriere d’ingresso insormontabili. Giornalista, medico, avvocato, sono solo alcune delle professioni piu’ ambite. Chi lavora già in questi settori quali consigli operativi darebbe a chi vuole entrare oggi?
Alcuni spunti utili per aiutare i genitori a costruire il futuro dei propri figli. Perchè il primo vero e grande investimento della vita per i figli è quello di trasformare il loro talento in un lavoro come abbiamo spiegato in questo articolo.
Analizzeremo nella nuova rubrica rosa DONNE E INVESTIMENTI, professione per professione, quali sono le capacita’ e le attitudini indispensabili per farsi strada. Il primo faccia a faccia è con una mia cara amica Lucia Corna, che voleva fare la giornalista da sempre. Anche se sua mamma le diceva che non era abbastanza curiosa per fare questa professione.
Lucia Corna (giornalista) “Se i vostri figli in cinque righe riescono a scrivere la storia di Cappuccetto Rosso è un buon inizio.”
20 anni di carriera come giornalista presso Mondadori, Rcs Rizzoli, Il Sole 24 Ore, Condè Nast, Lucia Corna ha lavorato praticamente per quasi tutti i gruppi editoriali di questo paese. Ha un’esperienza abbastanza unica in questo settore perché ha fatto la giornalista per molte testate ma anche il capo redattore per Cosmopolitan. Qualche anno fa si è licenziata da Cosmopolitan rinunciando a un bello stipendio (3200,00 euro netti al mese). Da diversi anni scrive come free lance per Grazia, Vogue e per l’ultima creatura del Gruppo Il Sole Ore, la rivista “How to spend it”. Nel 2013 ha fondato il sito Thepowderoom dedicato alle ultime tendenze del settore moda e bellezza.
Una scelta ardita quella di lasciare un impiego sicuro
Stare chiusa in un ufficio tutto il giorno e tutti i giorni non faceva piu’ per me, le notizie volevo andarmele a cercare stando con la gente e in mezzo alla gente
Già perché secondo una veterana della professione come la Corna, il bravo giornalista non deve essere in primis ne’ curioso né “secchione”, ma piuttosto un grande osservatore e una persone capace velocemente di diventare abbastanza padrone di un argomento da lasciare al lettore un punto di vista originale e utile sul tema. Perché è soprattutto una professione di servizio quella del giornalista, come racconta in questa intervista Lucia dando qualche dritta a chi ambisce a fare questo lavoro. E ai genitori qualche consiglio per capire se il proprio figlio ha stoffa. “Mettiamola così: se i vostri figli in cinque righe riescono a scrivere la storia di Cappuccetto Rosso è un buon inizio” suggerisce Lucia Corna come primo test per metterli alla prova.
Lucia come sei entrata nelle redazioni dei giornali? Che scuole hai fatto?
Liceo classico, laurea in Scienze Politiche, Scuola di Giornalismo. Ma ho conosciuto tanti giornalisti che venivano da percorsi professionali e scolastici totalmente diversi. Non c’è una strada maestra per fare questa professione. Nel mio caso ero spinta da una grande passione. Volevo fare la giornalista da sempre.
La rivista Vogue con cui tu collabori recentemente ha fatto scalpore perché ha messo all’asta la possibilità di fare uno stage pagato non dall’azienda ma dall’aspirante giornalista. Tu avresti pagato 10 mila dollari solo per mettere i piedi in una redazione?
Puo’ fare impressione che un giornale importante e influente come Vogue chieda a uno stagista di pagarsi lo stage però hanno un brand e possono permettersi anche questo. Personalmente non mi scandalizzo e sì lo avrei fatto, alla fine costa come un Master. Questo mestiere lo impari così, nella pratica quotidiana, scrivendo articoli.
Puoi stare sui libri quanto vuoi, ma questo è un lavoro che si impara facendo, scrivendo un vero pezzo per un vero giornale o su un vero sito internet e imparando dal capo redattore o dal capo servizio che ti correggono il pezzo. Non c’è scuola o professore che ti possa insegnare a fare il giornalista.
Ho fatto la Scuola di Giornalismo non per imparare a fare la giornalista ma come alternativa al praticantato, che mi avrebbe costretto a bussare decine di porte per trovare qualcuno che fosse disposto a pagarmi per 18 mesi. O fai il praticantato o la scuola sennò non puoi dare l’esame. Anche oggi è così se vuoi diventare giornalista professionista.
Che consigli daresti a un giovane che vorrebbe diventare giornalista?
Consiglio numero 1. Non mandate curriculum. Non serve a niente. Se volete proporvi a una testata scrivete in poche righe perché vi piacerebbe fare questa professione, chi siete e che studi avete fatto. E proponete al capo redattore o al capo servizio della sezione del giornale per cui vorreste scrivere degli argomenti che vi sembrano non solo interessanti ma giusti per quella testata. Se volete scrivere per “Donna Moderna” sfogliatelo, cercate di capire la linea editoriale, come il giornale taglia le notizie e proponete dei contenuti specifici che siano adatti a quella testata. Insomma non sparate nel mucchio.
Conoscere bene un argomento specifico puo’ essere premiante. Una mia giovane amica ha scritto per cinque anni gratis per un giornale locale di innovazione, ricerca, nuove tecnologie e ora un quotidiano nazionale le ha proposto di tenere una rubrica su questi argomenti ovviamente pagandola.
Capita più frequentemente di quanto si pensi. Il capo redattore di un giornale va anche a caccia di persone in grado di scrivere articoli che siano in linea con lo stile del giornale. Quando facevo il capo redattore per Cosmopolitan ci capito’ di offrire uno stage a una ragazza semplicemente perché aveva mandato un curriculum molto creativo, era una sorta di moodboard, un libettino-collage che si sfogliava. Da questa presentazione si capiva la personalità di questa ragazza. Lei era quello che stavamo cercando. Allora non c’erano i blog, oggi con internet è anche piu’ facile essere scoperti. E ricevere proposte.
Che fine ha fatto la ragazza con il curriculum creativo?
Fu presa come stagista nella redazione moda. Oggi fa la stilista negli Stati Uniti.
Quando si dice avere stoffa…da donna a donna: come si fa a capire se tu, tuo figlio o tuo nipote sono tagliati per fare il giornalista?
Spesso si dice che il giornalista deve essere una persona molto curiosa. Certo essere curiosi aiuta, ma penso sia importante soprattutto lo spirito di osservazione e la capacità di guardare oltre l’apparenza, essere qualcuno che non si accontenta di quello che tutti sanno su un argomento o di quello che ti raccontano, perché il giornalista le notizie se le deve anche andare a cercare. La capacità quindi di guardare il mondo e individuare mode, trend, cambiamenti è fondamentale.
Diventa giornalista quello che era il piu’ secchione della classe?
Anche no. Il giornalista passa continuamente da un argomento all’altro, a meno che non lavori in una testata specializzata, quindi deve soprattutto avere una capacità di gestire bene il tempo e di reperire velocemente le informazioni che servono per scrivere una settimana sulla raccolta dei pomodori in Puglia e la settimana successiva sull’inquinamento atmosferico.
E’ in questo senso che devi essere curioso: nella volontà di capire bene l’argomento per riuscire a spiegarlo bene agli altri. Per scrivere dieci devi scavare mille mi hanno insegnato alla Scuola di Giornalismo.
Scrivere un pezzo non è un soliloquio. La bella scrittura è importante ma lo è di più spiegare le cose alle persone, informarle. Chi legge deve finire l’articolo sapendo qualcosa in più di quando ha iniziato la lettura.
L’accesso alla professione oggi sembra una mission impossible.
Lo è sempre stato. Pensa che quando ho fatto la Scuola di Giornalismo, tra parentesi l’unica scuola che all’epoca c’era in Italia, entravano per concorso 45 persone l’anno a fronte di 1000 richieste. E il concorso era ogni due anni.
Meno del 2,5% di quelli che volevano entrare ogni anno alla Scuola di Giornalismo veniva preso. Ma una volta diventati finalmente giornalisti quanto si guadagna?
Fino a 10 anni fa i giornalisti guadagnavano bene. I redattori non benissimo, ma se si riusciva a diventare capo servizio o capo redattore le soddisfazioni economiche c’erano. Per non parlare dei direttori di giornale. Oggi si guadagna molto meno, un po’ come dappertutto in Italia, in parte per la crisi economica. Poi per l’avvento di internet, che ha messo in crisi il settore. In questo momento nelle principali case editrici italiane c’è il blocco delle assunzioni perché sono tutte in stato di crisi.
Quindi siamo alla generazione free lance?
Si puo’ iniziare a collaborare, di assunzioni da qui a quattro anni non se ne parla. Chi lavora come free lance non guadagna moltissimo. Quando mi viene commissionato un pezzo non si parla mai di compenso, non puoi metterti a trattare. Ogni giornale ha un listino non ufficiale con cui paga i pezzi e quello è per tutti tranne rarissimi casi. I prezzi tra i vari giornali sono molto allineati non c’è quello che paga 10 e quello che paga 100. Si viene pagati in base al numero di battute. I giornali nazionali pagano da 50 a se si è molto fortunati 100 euro lorde a cartella (pari a 1800 parole che in gergo si chiamano “battute”). La media dei pagamenti è 90 giorni e il countdown scatta non da quando hai consegnato il pezzo ma a partire dal giorno in cui il pezzo è pubblicato. Se hai la sfortuna che il tuo pezzo viene tagliato per far posto a una foto grande, ti pagano meno perché usano meno battute.
E’ piu’ prestigioso scrivere per un sito internet o per la carta stampata?
Oggi non c’è più alcuna differenza. I siti internet sono ambienti più dinamici e ci sono piu’ opportunita’ ma i compensi sono bassissimi anche per chi scrive sui siti internet di giornali importanti. Il compenso medio è 30 euro a post su internet mentre sulla carta stampata si guadagna di piu’. E i siti importanti di giornali importanti non è che si accontentano della notizia presa da Google. Però lavorare per un sito ti da’ la possibilità di andare all’essenza del nostro lavoro che è quello di trovare una notizia e poterne scrivere subito.
Un bel giornale chi lo fa?
I giornali più belli, che spesso sono anche quelli che vanno meglio, sono quelli in cui la squadra è più coesa. Ovvero il direttore, il capo redattore, i capi servizio e i redattori sono uniti e lavorano insieme. Il bello di lavorare in una redazione è che si parla molto e ci si confronta molto. E dalla riflessione di tante teste che nasce l’idea di fare un’inchiesta su un argomento. E’ lì che esce l’anima del giornale. E’ dalla diversità di vedute, dalla dialettica che nascono cose interessanti.
Se vuoi ascoltare l’audio dell’intervista alla giornalista Lucia Corna su cosa è “in” e “out” in questa professione, clicca qui: