ETF e fondi comuni di investimento, scopri le differenze

Rischi, costi, reperibilità: scopri tutte le differenze fra ETF e fondi comuni d’investimento. E quale strumento preferire

Quali sono le principali differenze fra ETF e fondi comuni d’investimento?

Entrambi gli strumenti offrono una grande opportunità a chi investe. Permettono di diversificare anche un piccolo capitale su un miriade di titoli azionari e obbligazionari ma tra ETF e fondi comuni di investimento ma le “regole d’ingaggio” sono diverse.

Una volta si diceva che gli ETF erano gli “stupidi” perché si limitavano a “copiare” un indice, mentre i FONDI quelli intelligenti, perché grazie a un comitato di gestori decidevano in modo attivo su cosa investire.

Da diversi anni non è più costi e le differenze tra ETF e fondi comuni di investimento si sono sempre attenuate: i fondi d’investimento sono nella realtà gestiti in modo semi attivo e sempre più in modo passivo dimostrano le evidenze ovvero sempre più appiattiti sul benchmark. Degli ETF spesso travestiti da fondi ma con costi moltiplicati per 5.

E tutto questo mentre negli ultimi anni gli ETF hanno visto il debutto di quelli “intelligenti”, gestiti in modo attivo, come gli etf smart beta o ETF come i life strategy che ribilanciano periodicamente la composizione del portafoglio. Rimangono però alcune diversità tra ETF e fondi comuni di investimento e non riguardano solo i costi molto più cospicui (e nella maggior parte dei casi non giustificati) dei fondi o delle sicav (che è di fatto un sinonimo).

 

Fondi comuni: banca che vai offerta che trovi

 

Mentre gli ETF di qualsivoglia emittente sono negoziabili da qualsiasi risparmiatore essendo quotati sulla Borsa Italiana, il risparmiatore che vuole acquistare fondi comuni trova un bouquet di prodotti a disposizione molto diverso da banca a banca. 

Così chi ha Unicredit allo sportello si vede proporre soprattutto i fondi Amundi, chi è cliente Intesa Sanpaolo viene frequentemente invitato a sottoscrivere i prodotti Eurizon mentre chi ha la Banca Popolare dell’Emilia Romagna facilmente avrà in portafoglio fondi Arca. In banca quindi si cerca di spingere i fondi che per buoni rapporti societari sono gestiti da società “amiche” (con cui ci sono magari dei forti accordi di distribuzione) o sono “captive” (ovvero dello stesso gruppo).

Ciascuna banca o rete ha quindi una gamma di fondi con cui ha accordi di distribuzione (anche naturalmente di case terze) e potrebbe quindi non offrire il miglior fondo di una determinata categoria perché possono prevalere altre logiche. Alcuni fondi non vi verranno quindi nemmeno  proposti e non avrete la possibilità di sottoscriverli nemmeno su richiesta.

E non è nemmeno detto (nella maggior parte dei casi succede così in Italia) che vi venga presentata una comparazione corretta fra fondi ed ETF a parità di categoria. E questo ha a che fare con il tema del conflitto d’interessi come vedremo anche se il legislatore europeo con la direttiva Mifid sulla carta voleva mettere “al centro” gli interessi del risparmiatore. Un centro un po’ spostato… in Italia.

 

ETF: ogni banca li offre anche se magari non lo dice

 

Qualsiasi banca che abbia uno straccio di internet banking permette di acquistare gli ETF essendo quotati su Borsa Italiana. Allo stesso prezzo a cui potrete comprare azioni Telecom Italia o un’obbligazione dell’ENI potrete acquistare quote di ETF. Pagherete i costi di negoziazione che andranno a remunerare la banca, che rappresenta l’intermediario tra il risparmiatore e la società che emette l’ETF rendendo possibile l’acquisto e la vendita dello strumento.

Nel caso dei fondi comuni è invece possibile che vengano applicate commissioni di ingresso calcolate in percentuale sul capitale investito.

 

ETF e fondi comuni: la negoziabilità fa la differenza

 

Gli ETF sono quotati e scambiati in tempo reale sui mercati mentre la quotazione dei fondi comuni riflette il valore degli investimenti effettuati dal fondo il giorno prima. Al momento della vendita di un ETF si sa quanto si incasserà mentre quando vengono vendute quote di un fondo comune di investimento occorrerà aspettare qualche giorno per conoscere il valore effettivamente liquidato sul conto. 

 

Rischi: quali differenze tra ETF e fondi comuni?

 

Il patrimonio degli ETF e dei fondi comuni è separato da quello della società emittente che gestisce il veicolo di investimento quindi viene restituito anche in caso di fallimento della medesima. Diversi emittenti, quindi diverse società di gestione, emettono sia fondi comuni sia ETF. E’ il caso per esempio del colosso europeo Amundi e di BlackRock, la più grande società di investimenti del mondo.

Non è vero quindi che gli ETF sono più rischiosi dei fondi (salvo non si parli di ETF a leva ma quelli sono da evitare come la peste per un risparmiatore) se si confrontano categorie naturalmente omogenee. Anzi spesso come comportamento a parità di categoria sono i fondi a comportarsi peggio come volatilità e quindi essere più rischiosi come evidenziano tutte le classifiche.

 

Il costo? Ecco una differenza enorme tra ETF e fondi comuni

 

Gli ETF costano mediamente l’80% in meno circa di un fondo comune di investimento: una bella differenza! Questo minor costo pagato per anni si trasforma sovente in una migliore performance degli ETF rispetto ai fondi comuni di investimento. Secondo l’ultimo studio di Mediobanca i fondi comuni azionari costano mediamente il 2,5% mentre i fondi obbligazionari l’1,2%.

 

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Qual è la differenza rispetto agli ETF? Per gli ETF azionari il costo medio annuo nella UE è intorno allo 0,3%. C’è un’enorme differenza di costo tra fondi comuni ed ETF; nei prodotti azionari può arrivare fino al 90%. Gli ETF obbligazionari con costi anche inferiori allo 0,2% annuo possono arrivare a costare facilmente l’80% in meno di un fondo comune di investimento.

 

ETF e fondi comuni: quanto incidono 10 di anni di costi molto diversi

 

Ipotizziamo di investire 100.000 euro su un fondo comune azionario europeo e su un ETF che investe sullo stesso mercato. Supponiamo il fondo costi il 2,5% e sia nella media. Ipotizziamo che l’ETF costi lo 0,3% come la media. Dopo 10 anni se compro il fondo avrò trasferito ¼ del mio patrimonio (25.000 euro) dalle mie tasche a quelle della società di gestione (il 25% di quanto ho investito!). Se compro l’ETF il costo annuo di questo strumento 300,00 euro moltiplicato per gli anni di detenzione (10) significherà pagare solo il 3% in un decennio di costi. Una bella differenza di costi tra ETF e fondi comuni no?

 

ETF e fondi, quale strumento preferire

 

Chi dispone di un capitale non elevato ed è interessato a ridurre i rischi di un investimento diretto in titoli (e se poi la società fallisce?) o vuole anche diversificare su comparti azionari o obbligazionari specifici (dalle azioni della tecnologia a quelle del settore salute o emergenti) trova negli ETF e nei fondi comuni di investimento un approdo naturale.

Entrambi gli strumenti sono caratterizzati da un livello elevato di diversificazione, riducendo i rischi dell’investimento.

 

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Il minor costo degli ETF li rende però spesso la scelta più conveniente per il risparmiatore, secondo SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, che non alcun interesse a spingere l’uno o l’altro prodotto. Le performance normalmente seguono: la maggior parte dei fondi non batte gli ETF come testimoniano tutte le ricerche accademiche ed empiriche.

Gli ETF consentono di ottenere rendimenti più elevati dei fondi comuni a parità di rischio (o di rischiare meno a parità di rendimento).

 

Ma i fondi comuni e gli ETF non sono tutti uguali

 

Certamente pensare banalmente di risolvere il problema di investire comprando un ETF al posto di un fondo non è risolutivo. Può essere però un primo passo quello di rendersi conto che i costi dell’investimento incidono molto sul risultato finale. E che ai fondi comuni di investimento esistono delle alternative, spesso più convenienti, rappresentate dagli ETF. 

 

La guida per investire con gli ETF La guida per investire con gli ETF

Certamente questo non rappresenta che l’inizio di un processo di investimento consapevole che porti a considerare e pesare aspetti positivi, negative differenze tra gli strumenti finanziari.

L’aiuto di un consulente finanziario indipendente che non prende retrocessioni nè sui fondi nè sugli ETF raccomandati ai propri clienti può essere la via di minor conflitto di interesse per costruire un portafoglio investimenti con i migliori strumenti possibili. Considerano i propri obiettivi e propensione al rischio grazie a un check-up finanziario che individui grazie a una consulenza personalizzata le soluzioni di investimento più adatte caso per caso, patrimonio per patrimonio e investitore per investitore.

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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