Le criptovalute sono valute digitali create da algoritmi crittografici e registrate su reti informatiche decentralizzate. A differenza delle monete tradizionali, non sono emesse da banche centrali e non hanno un supporto fisico (come cartamoneta o metalli preziosi). Il loro valore e la loro esistenza si basano sull’integrità del codice e sulla fiducia degli utenti che partecipano alla rete.
Origini e storia: dal cyberpunk a Satoshi Nakamoto
L’idea di una moneta virtuale nasce alla fine degli anni ’80 nell’ambiente degli hacker e del movimento cyberpunk, che aspirava a un sistema finanziario libero da intermediari. Il concetto maturò negli anni ’90, ma divenne realtà solo nel 2008, quando un documento tecnico (il cosiddetto white paper) firmato dallo pseudonimo Satoshi Nakamoto descrisse per la prima volta Bitcoin. All’indomani della crisi finanziaria globale, questo paper presentava una moneta elettronica peer‑to‑peer che permetteva transazioni sicure senza l’intervento di banche o altre istituzioni.
Bitcoin divenne la prima e più nota criptovaluta. Nei primi anni della sua esistenza fu usata soprattutto da pionieri e appassionati di tecnologia; successivamente vennero sviluppate centinaia di altre monete (Ethereum, Litecoin, Ripple e molte altre), ciascuna con funzioni e obiettivi differenti.
Blockchain: la tecnologia alla base delle criptovalute
La rivoluzione tecnologica che rende possibili le criptovalute è la blockchain. Si tratta di un registro (ledger) distribuito tra migliaia di computer collegati in rete. Ogni transazione viene raggruppata in blocchi di dati e aggiunta a una “catena” cronologica.
La blockchain è:
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- Decentralizzata: non esiste un server centrale; la copia del registro è mantenuta e aggiornata da tutti i nodi della rete.
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- Immutabile: una volta aggiunto, ogni blocco è collegato ai precedenti tramite codici crittografici; alterare i dati richiederebbe una potenza di calcolo tale da rendere l’operazione antieconomica.
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- La blockchain non è solo un supporto per le criptovalute. Può essere utilizzata anche per altre applicazioni: certificazione di documenti, tracciabilità delle filiere, gestione di identità digitali, scambio di beni virtuali (NFT) e molto altro.
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Meccanismi di consenso: mining e staking
Per funzionare, una blockchain deve stabilire chi ha diritto di aggiungere nuovi blocchi e come prevenire operazioni fraudolente o doppie spese (double spending). Esistono diversi meccanismi di consenso, tra cui i più diffusi sono:
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- Proof‑of‑Work (PoW): usato da Bitcoin, richiede ai nodi (i miner) di risolvere complessi enigmi matematici per convalidare i blocchi. Il primo che trova la soluzione ottiene la ricompensa in monete. Questo sistema assicura sicurezza elevata ma richiede enorme potenza di calcolo e quindi grandi quantità di energia elettrica, motivo per cui si dibatte da anni sull’impatto ambientale del mining.
- Proof‑of‑Stake (PoS): adottato da altre criptovalute come Ethereum 2.0, non richiede potenza di calcolo ma la detenzione di una certa quantità di monete in “staking”. I validatori sono scelti in base alla quantità di valuta detenuta e al periodo in cui la lasciano immobilizzata. Consuma meno energia ma comporta altri rischi, come la concentrazione di potere nelle mani dei grandi possessori.
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Esistono varianti e meccanismi ibridi, come Delegated Proof‑of‑Stake o Proof‑of‑Authority, ciascuno con i propri vantaggi e compromessi in termini di sicurezza, decentralizzazione ed efficienza.
Tipologie di criptovalute
Non tutte le criptovalute sono uguali. Si possono suddividere in categorie principali:
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- Coin: monete “pura” come Bitcoin e Litecoin, nate per essere usate come strumento di pagamento e riserva di valore.
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- Token: gettoni digitali creati su una blockchain esistente, spesso associati a un progetto o a un’azienda. Possono rappresentare utility (diritti di usare un servizio), security (diritti simili alle azioni), oppure asset del mondo reale tokenizzati.
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- Stablecoin: criptovalute ancorate a un asset di riferimento, come il dollaro o l’euro. Possono essere garantite da riserve fiat (es. USDT, USDC) o da altre criptovalute (es. DAI). Nascono per ridurre la volatilità, ma dipendono dalla solvibilità di chi gestisce le riserve.
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- Valute algoritmiche: cercano di mantenere un prezzo stabile tramite algoritmi automatici di emissione e distruzione delle monete. Finora hanno mostrato fragilità, come ha dimostrato il fallimento di TerraUSD nel 2022.
Sicurezza, affidabilità e rischi
Le criptovalute presentano un insieme unico di rischi, diversi da quelli dei mercati tradizionali:
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- Volatilità: i prezzi possono oscillare di decine di punti percentuali in poche ore. Questo può attrarre gli speculatori ma rende difficile usare le criptovalute come mezzo di pagamento stabile.
- Assenza di protezione legale: non esistono assicurazioni governative o fondi di garanzia a tutela degli utenti in caso di furti o fallimenti di piattaforme. Se perdete l’accesso al vostro wallet o vi rubano la chiave privata, non c’è modo di recuperare i fondi.
- Rischio di frodi e hacking: exchange non regolamentati o poco sicuri possono essere violati. Esistono anche numerose truffe (scheme Ponzi, ICO fraudolente, phishing) che sfruttano l’ignoranza degli utenti.
- Regolamentazione incerta: molti Paesi stanno sviluppando normative per contrastare il riciclaggio e l’evasione tramite criptovalute. Ciò può implicare restrizioni all’uso o tassazioni particolari.
Adozione e applicazioni delle criptovalute nel mondo reale
Oggi è possibile acquistare beni e servizi in alcune realtà commerciali con Bitcoin o altre criptovalute, ma l’uso quotidiano rimane minoritario. La maggior parte dei pagamenti avviene tramite servizi che convertono immediatamente la criptovaluta in valuta fiat, riducendo l’esposizione alla volatilità. Aziende come PayPal hanno iniziato a integrare la conversione di criptovalute, e alcune carte di debito permettono di spendere crypto come se fossero euro o dollari.
Al di fuori dei pagamenti, le criptovalute sono un pilastro della finanza decentralizzata (DeFi), un movimento che mira a offrire prestiti, scambi e prodotti finanziari senza intermediari, interamente su blockchain. Le applicazioni spaziano dalle piattaforme di lending (prestiti peer‑to‑peer) agli exchange decentralizzati (DEX), fino ai smart contract che eseguono automaticamente transazioni sulla base di condizioni predefinite.
La bolla e le prospettive future
Il dibattito sull’eventuale “bolla” delle criptovalute è aperto. Da un lato, sostenitori e investitori vedono in Bitcoin un “oro digitale” e nella blockchain una tecnologia destinata a rivoluzionare i mercati. Dall’altro, esponenti di banche centrali e autorità di vigilanza evidenziano volatilità, uso speculativo e rischi di riciclaggio. La Financial Conduct Authority britannica, ad esempio, avverte che chi investe in criptovalute deve essere pronto a perdere tutto il capitale.
L’evoluzione delle criptovalute dipenderà da più fattori: sviluppo tecnologico, regolamentazione, adozione da parte di aziende e consumatori e concorrenza delle monete digitali di banca centrale (CBDC), che molte autorità stanno sperimentando. La blockchain potrebbe affermarsi indipendentemente dalle sorti delle attuali criptovalute, trovando applicazioni in settori come la logistica, la sanità e i registri pubblici.
Conclusione
Le criptovalute rappresentano una delle innovazioni tecnologiche più interessanti degli ultimi decenni. Capirne il funzionamento, la storia e le implicazioni tecnologiche è essenziale prima di valutarne l’utilizzo o l’investimento.
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