Le obbligazioni corporate comprendono strumenti per lo più emessi da società operanti in mercati sviluppati e con merito creditizio investment grade, gli “obbligazionari globali corporate high yield” sono invece focalizzati solo su emissioni caratterizzate da rating speculativo ovvero presentano maggiori rischi.
L’emittente, quindi, per risultare più “attraente” agli occhi degli investitori, deve pagare un maggiore interesse sul prestito obbligazionario. Il rischio di queste obbligazioni corporate è di insolvenza e, per questa ragione, le agenzie di rating assegnano a tali strumenti rating (valutazioni) Ba1/BB+ o inferiore.
I Corporate Bonds sono obbligazioni societarie (non governative) il cui rating è investment grade (ossia superiore a Ba1/BB+). A differenza della categoria precedente, i corporate bonds presentano emittenti di maggiori dimensioni, con business più stabili e con bilanci migliori (minore indebitamento, minore leva finanziaria).
Fra i corporate bonds poi una suddivisione ulteriore è fra quelle emessi da società europee e quelle statunitensi dove oltre a cambiare il quartier generale degli emittenti vi è anche un ulteriore effetto importante da valutare è dato dalla valuta di emissione e rimborso che nel caso dei bond Usa è naturalmente il dollaro.
Chi punta su obbligazioni corporate in dollari deve infatti considerare anche il rischio valutario che può giocare a favore o contro. Se si pensa che il cambio euro-dollaro passi per esempio da 1,12 a 1,05 la cosa gioca a favore, viceversa contro.
Si ipotizzi di acquistare un bond emesso alla pari da una società americana, dal taglio di 10.000 dollari e con rendimento del 5% e con scadenza 2025. Immaginiamo che l’acquisto sia avvenuto a un cambio euro-dollaro di 1,12 e che, pertanto, abbiamo speso meno di 8930 euro (10.000 diviso 1,12). Se alla scadenza o anche prima, nel caso volessimo rivendere il titolo sul mercato secondario, il cambio tra le due valute si è portato a 1,20, ciò implica che la moneta unica si è rafforzata contro il biglietto verde e, quindi, anche a parità di corso del titolo, il suo rimborso o la sua rivendita ci farebbe incassare alla scadenza 8.333 euro, quasi 600 euro in meno di quanto lo abbiamo pagato.
Ecco perchè quando si acquista un bond in valuta straniera è bene considerare nella valutazione complessiva molto bene l’impatto di questo effetto e non limitarsi a guardare solo il flusso cedolare.