Differenze di genere nel lavoro: perchè le donne guadagnano meno

Nel libro “Matrimoni & Patrimoni, istruzioni aggiornate per l’uso” (Hoepli Editore) di Debora Rosciani e Roberta Rossi Gaziano parlano delle differenze di genere nel lavoro cercando di capirne le cause e come ridurre il divario Con regole pratiche, a casa e in ufficio

Per la terza volta il Premio Nobel per l’Economia è stato vinto da una donna. Claudia Goldin vincitrice nel 2023 del premio Nobel per l’Economia ha studiato per anni le differenze di genere nel lavoro. E’ la prima volta che una donna ha vinto da sola questo premio, senza uomini con cui dividerlo.

Claudia Goldin ha vinto tanto nella vita: cresciuta nel Bronx, è stata la prima donna ad avere una cattedra ad Harvard e la prima donna a vincere da sola il Nobel per l’Economia. Grazie al lavoro di tante donne, che lei ha studiato per secoli.

 

Il gender cap: cos’è e perche’ si crea sul lavoro

 

La professoressa Goldin, infatti, si è data una missione nella vita: capire le origini del gender gap retributivo tra uomini e donne, delle differenze di genere nel lavoro tra maschi e femmine nei secoli. Ha scoperto che ha avuto cause diverse. Oggi, per dire, che siamo nel 2023, le donne guadagnano meno degli uomini per una ragione diversa rispetto alle donne vissute nell’800.

Claudia Goldin ha scoperto (lei si definisce una “investigatrice”) che con il progresso la distanza di retribuzione tra uomini e donne, il gender gap retributivo, non è diminuita come uno potrebbe, invece, immaginare.

L’occupazione femminile ha avuto un andamento a “U” nei secoli: prima della rivoluzione industriale, per esempio, è diminuita, poi ai giorni nostri è di nuovo aumentata.

 

Differenze di genere nel lavoro: un’ipoteca per tutta la vita

 

Che ci importa se le donne guadagnano di stipendio meno degli uomini? A me personalmente importa molto. Come consulente finanziario vedo ogni giorno che è il reddito da lavoro la principale causa e origine della ricchezza economica di una persona. Chi non lavora o guadagna meno se ci pensate, risparmia meno e investe meno perdendo tre volte opportunità di arricchirsi e di migliorare la sua situazione economica a causa delle differenze di genere.

Chi decide di lavorare part-time, se viene mandato a casa, prenderà mezzo sussidio di disoccupazione o mezza cassa integrazione, perché questi sostegni sono tutti calcolati in base all’ultimo stipendio. E se lavori mezza giornata anche il tuo stipendio sarà dimezzato. E, ovviamente, anche la tua pensione sarà più misera. Considerando che le donne campano di più, non è decisamente un buon affare. Vero è che c’è la pensione di reversibilità, ma sarà sempre una frazione della pensione del coniuge. Certo, se è d’oro diventerà d’argento, ma non tutti partono così alti!

 

Claudia Goldin studia le differenze di genere nel lavoro

 

Insomma, guadagnare meno è una sorta di ipoteca economica per tutta la vita. Ma perché le donne guadagnano meno? Secondo la Professoressa Goldin, le donne sono state spiazzate nel corso dei secoli da due fenomeni. Ma hanno recuperato in questi due momenti storici di down da una grande innovazione scientifica.

Il primo fenomeno che ha aumentato secondo Claudia Goldin il gender gap retributivo tra uomini e donne è stata la rivoluzione industriale: quando il lavoro si è spostato dalle case alle fabbriche le donne che dovevano occuparsi della famiglia non potevano stare lontane da casa per così tante ore.

Con la transizione da un modello agricolo a un modello industriale, l’occupazione delle donne sposate è crollata, raggiungendo il livello più basso a inizio Novecento. Gli uomini, in quell’epoca, hanno iniziato a guadagnare molto più delle donne.

 

Poi un evento imprevisto ha riavvicinato e ridotto il gender gap. La pillola contraccettiva ha offerto alle donne nuove opportunità nella pianificazione della carriera e ridotto la differenza di genere nel lavoro tra i due sessi.

 

Donne spiazzate dai lavori “avidi”: torna ad aumentare il gender gap tra i sessi

 

Nei tempi recenti il gender gap tra i sessi è tornato ad allargarsi per colpa dei lavori “avidi”. Buffo questo termine, no? Che mai vorrà dire? Secondo la professoressa Goldin, i lavori avidi richiedono una flessibilità infinita di tempo, disponibilità, ore dedicate, sono quelli per cui il tempo libero non esiste più. In queste ore extra, fuori dalle normali 8 ore lavorative, il guadagno retributivo sale esponenzialmente.

Provate a pensarci. Un operaio, certo, guadagna tanto più lavora, ma non gli sarà mai proposto di lavorare 20 ore al giorno 7 giorni la settimana. E comunque la paga oraria sarà sempre più o meno quella.

Un avvocato o un manager o un qualsiasi consulente, invece, avranno uno stipendio via via crescente, man mano che potranno dedicare una quantità enorme ogni giorno, fine settimana compresi, al lavoro.

Può una donna con famiglia al seguito dedicarsi al proprio lavoro la mattina, il pomeriggio e pure la notte? Dal lunedì al venerdì e anche fine settimana compresi? Non può.

Uomini e donne, secondo la Professoressa Goldin, lavorano su un terreno di gioco completamente diverso.

Lo stipendio è tutta una questione di tempo dedicato quando il lavoro è “avido”. E questo tempo le donne, normalmente, non ce l’hanno. Per questo rimangono dal punto di vista retributivo “indietro”.

 

le tappe delle crescenti differenze di genere in ufficio secondo il premio Nobel Claudia Goldin

Quali sono le tappe che portano le donne a guadagnare meno degli uomini sul lavoro? Secondo Claudia Goldin, il primo figlio segna il primo deciso spartiacque.

L’uomo va avanti dritto con la carriera, la donna al primo figlio inizia a ridurre le sue entrate lavorative. Se sceglie il part time, le dimezza. Ma anche lavorando a tempo pieno, il solco rispetto allo stipendio del marito inizia a scavarsi. E anche rispetto a donne senza figli. Perché quella che decide di diventare mamma, finite le ore canoniche sul lavoro, ha altro di cui occuparsi. Il marito no: può venire completamente assorbito nel suo lavoro. Come la donna senza figli.

In un’intervista a Repubblica dello scorso anno il premio Nobel per l’Economia ha spiegato che un fattore chiave è il tempo. «Uno dei grandi equalizzatori della vita è che tutti abbiamo 24 ore al giorno. Non importa se sei miliardario o povero. Se hai figli piccoli o responsabilità familiari, qualcuno deve essere di guardia a casa, anche se ha un lavoro a tempo pieno. La persona “reperibile” assumerà una posizione più flessibile e meno impegnativa e, di conseguenza, meno paga. Le donne sono generalmente di guardia a casa. Questa è l’iniquità di coppia, ed è l’essenza dell’ostacolo al raggiungimento di famiglia e carriera, reso più difficile dal “lavoro avido”».

Il lavoro avido è all’origine del gender gap: ti paga tanto più lavori e, soprattutto, se lavori quando gli altri non lavorano. Nei fine settimana o fino alle undici di sera, dopo aver “attaccato” alle sette di mattina.

Il dipendente disposto a lavorare a tutte le ore difficilmente è una donna, perché la cura della famiglia ricade su di lei.

Se i compiti in famiglia fossero divisi equamente, ci sarebbe un impoverimento del nucleo: il lavoro avido paga di più, è quello meglio ricompensato. Questo è il motivo per cui sono le donne a rinunciare. Lo stipendio degli uomini resta alto e può salire, quello delle donne con orari limitati o meno stabili c’è, ma è più basso e con meno prospettive.

 

La nascita del divario di genere

 

Il divario di genere nasce con il primo figlio e non smette più di aumentare: è uno strappo che non si recupera più. Anche quando la donna continua a lavorare. Figuriamoci se smette.

Le donne si fanno carico di un lavoro di cura domestico non retribuito che è due volte e mezzo quello degli uomini. Secondo l’organizzazione internazionale del Lavoro, ridurre del 25% entro il 2025 il divario occupazionale uomo-donna farebbe crescere di 5.300 miliardi di dollari il prodotto interno lordo mondiale.

Resta da capire chi si dovrebbe, a quel punto, far carico del lavoro di cura domestico e dei figli, se le donne potessero lavorare quanto gli uomini.

Non è un problema della Professoressa Goldin: figli non ne ha. Ha però un marito: si chiama Lawrence F. Katz, insegna anche lui ad Harvard. Sono due DINK, ovvero Double Income No Kids (doppio stipendio, niente figli).

Insieme hanno dimostrato che la diffusione della pillola contraccettiva verso la fine degli anni Settanta negli Stati Uniti ha trasformato la situazione lavorativa delle donne giovani e non sposate riducendo il gender gap: in particolare, ha portato a un innalzamento dell’età del matrimonio e ad un aumento delle donne in professioni di alto livello.

 

Libri sul gender gap

 

Direi che la Professoressa Goldin si è fatta una domanda e si è data una risposta su “donne”, “pillola”, “carriera”, “figli”, “divario di genere”. Scegliendo per sé di non avere né il divario di genere, né i figli.

Per le altre donne, la strada è più in salita. “Ah se l’avessi saputo prima!” è la frase che con Debora Rosciani co-autrice di “Matrimoni&Patrimoni” non vorremmo più sentire sulla bocca delle donne. Un libro “Matrimoni&Patrimoni” (Hoepli Editore) che parla del gender gap cercando di capirne le cause e come ridurre il divario di genere. Con regole pratiche, a casa e in ufficio.

Dalla scelta del percorso lavorativo, a quella sicuramente più difficile di coniugare professione e famiglia, alla consapevolezza di dover gestire un giorno da sole il patrimonio familiare: sono tante le tappe in cui l’economia e le finanze entrano prepotentemente nella vita di ogni donna. Anche di quella che dei soldi non si vuole proprio occupare. E allora da cosa partire per non trovarsi “in mutande” e con un lavoro “così così” per tutta la vita? Come intervenire prima che sia troppo tardi?

 

“Matrimoni&Patrimoni” di Debora Rosciani e Roberta Rossi: il libro in sintesi

 

Nel libro “Matrimoni & Patrimoni, istruzioni aggiornate per l’uso” (Hoepli Editore) di Debora Rosciani e Roberta Rossi Gaziano si analizzano i rischi e le opportunità delle donne oggi. Tra i rischi la bassa partecipazione delle donne al mondo del lavoro. In Italia è occupata solo una donna su due e la busta paga pesante non è quella rosa. Il diritto di famiglia, meno protettivo di un tempo verso il coniuge debole. La scarsa conoscenza e pianificazione finanziaria. La demografia, che condanna molte anziane sole al rischio povertà. Le opportunità per ridurre il gender gap sono: un mondo più inclusivo, che valorizza la diversità, i nuovi maschi, equi e solidali, la conoscenza a chilometro zero e il buon esempio da imitare di tante donne che portano avanti famiglia e carriera, senza rinunciare a niente.

L’indipendenza economica è ancora il punto debole di molte donne. E solo se si è consci dei propri punti deboli si possono mettere in campo le strategie giuste per affrontarli. Ma anche nella piena consapevolezza che nessuno ci regala niente e che siamo noi a dover sfoderare tutte le risorse di cui disponiamo per affrontare un contesto oltremodo più sfidante.

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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