Previsioni di Borsa 2024: c’è da fidarsi?

Le previsioni di Borsa alimentano la fiducia dei risparmiatori verso chi gestisce i loro soldi. Spesso però questa fiducia è mal riposta. Ecco come funzionano le previsioni di Borsa anche nel 2024

L’analisi finanziaria e il diffondere “previsioni” di Borsa viene spesso usata come arma dalle banche d’affari (o di malaffare) per giustificare il proprio valore aggiunto e dare l’idea di una “conoscenza superiore dei mercati”. Nella realtà i risultati offerti da fondi e gestioni smentiscono miseramente questa capacità.

Analisti, economisti, uffici studi affollati di decine e decine di teste d’uovo servono a dare l’idea che si è depositari di una qualche conoscenza particolare tale da giustificare all’investitore comune il proprio valore aggiunto e la stessa esistenza.

 

 

previsioni di Borsa: chi le fa e perchè

 

Negli ultimi 20 anni il modo per “accalappiare” i Clienti è cambiato e si è evoluto, ma la sostanza rimane la stessa. Fare previsioni di Borsa e diffondere report con target price funziona perché molti risparmiatori più che dai risultati reali hanno bisogno di credere ai “guru” come molte persone credono agli oroscopi.

Diciamolo francamente: quanto contano gli analisti (fondamentali o tecnici) nelle scelte operative di gestione? Francamente molto poco poiché altrimenti non si spiegherebbe come mai poi molti gestori operino quasi totalmente a benchmark, con uno stile di gestione passivo.

Sparare previsioni rende. Se ci azzecchi ti fai bello e ti ricorderanno come un guru; se “toppi” nessuno si ricorderà più di tanto visto che hanno sbagliato tutti e potrai invocare le “condizioni eccezionali dei mercati”.

 

In finanza sono tutti ladri? In finanza sono tutti ladri?

 

La capacità di previsione degli analisti finanziari, delle principali istituzioni o degli economisti si era già rivelata inconsistente e basata sulla “fuffa” n molte occasioni. E’ statisticamente provato, infatti, che nessuna delle recessioni, piccole o grandi, sia stata prevista dagli economisti come nessuna banca d’affari nel tempo ci ha azzeccato in maniera significativa nel fornire in maniera non casuale target price o giudizi sensati sui titoli oggetto di analisi. E all’argomento personalmente ho dedicato un intero capitolo di un mio libro (“Bella la Borsa, peccato quando scende” ) con dati e statistiche che nessuno ha mai confutato.

 

crollo dei mercati e previsioni di Borsa

 

Il crollo dei mercati e le ancora più ridicole previsioni di chi aveva formulato target price a questo punto sideralmente lontani o aveva previsto già in questo trimestre l’avvio della ripresa economica non deve assolutamente però far ritenere che l’analisi finanziaria basata sulle previsioni economiche o sui target price sia morta e seppellita nel ridicolo. Non sarà così.

Le banche d’affari (e anche quelle di malaffare visto che esistono anche quelle come appare sempre più evidente) hanno spesso bisogno dell’analisi finanziaria come elemento “liturgico” indispensabile. Analisti, economisti, uffici studi affollati di decine e decine di teste d’uovo servono a dare l’idea che si è depositari di una qualche conoscenza particolare tale da giustificare all’investitore comune il proprio valore aggiunto e la stessa esistenza.

Si va dal mago o dallo stregone perché questi ci racconta di avere dei poteri speciali. Così i moderni banchieri, per catturare risparmiatori e sguinzagliare venditori e acchiappa-risparmi, vogliono lanciare un messaggio chiaro: affida i soldi ai nostri esperti che sanno fare previsioni di Borsa!

 

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Loro sono bravi, sanno quello che accadrà, seguono i mercati 24 ore su 24 e sono specializzati più di Vanna Marchi con le alghe sciogli-pancia perché hanno studiato nelle più prestigiose università del mondo, hanno fatto i master, hanno bollini e riconoscimenti incredibili… Bla, bla, bla… Tu dai i soldi a loro (come al Gatto e alla Volpe…) che gestiranno poi bene come nessun altro i tuoi 200 euro al mese o la vincita della lotteria miliardaria.

E pazienza se poi tutti questi super esperti non ci beccheranno quasi mai… basti vedere i risultati di fondi e gestioni composti da comitati di gestioni formati da tutti queste “beautiful mind” che alla fine in oltre il 95% dei casi osservati (e il restante 3% è random) riescono pure a fare peggio del mercato! Questo aspetto nessuno lo andrà più di tanto a sviscerare e analizzare… o ci presterà tanta attenzione.

 

previsioni di borsa: un ricordo personale

 

Quando ho iniziato nel 1985 a lavorare in questo settore mi ricordo che dopo poco tempo passai dall’attaccare bolli sui contratti di borsa (allora c’erano i fissati bollati) al ruolo di analista grazie (mi illudevo) alla mia perspicacia e bravura. Quando arrivava un Cliente ricco, il proprietario e gestore della commissionaria di Borsa mi chiamava e mi presentava come “il responsabile del nostro ufficio studi” nonostante la giovanissima età.

Mi faceva allora fare un piccolo show dove mostravo i primi grafici in Metastock (mi ricordo allora che giornali come “Il Mondo” o Turani scrivevano che da noi in Italia l’analisi tecnica non avrebbe mai preso piede… perché noi italiani eravamo diversi), spiegavo perché una società mi sembrava anche interessante in base a indicatori tipo il p/e o al prezzo/cash flow, consegnavo al potenziale Cliente qualche bozza di studio che avevo realizzato dopodiché, quando il gestore si era “lavorato bene” il Cliente facendogli aprire il conto, a quel punto gli rifilava le peggiori operazioni.

Conosco e frequento amici analisti che fanno questo mestiere in buona fede, con coscienza e competenza, e non vorrei che mi levassero il saluto per colpa di questo articolo male interpretato.

Perché credo fermamente che il ruolo dell’analista non sia da demonizzare o rottamare.

E’ importante, certo, che ci sia chi studia il giusto valore di una società quotata, soppesi le strategie di un management, lo confronti con quello dei concorrenti.

Lo ritengo un ruolo molto importante che può autenticamente costituire lo spartiacque fra una gestione attiva e passiva. E creare veramente valore nel tempo. Quello che contesto invece è il ruolo “ancillare” di buona parte degli analisti nei confronti delle società di gestione. Le previsioni di Borsa degli analisti (fondamentali o tecnici) nelle scelte operative di gestione contano poco perchè molti gestori operano quasi totalmente a benchmark, con uno stile di gestione passivo.

 

analisti veri o asserviti al marketing?

 

Altri tempi, si dirà. Ma ho il sospetto che qualcosa del genere, in forma certo più sofisticata, accada tuttora a guardare i risultati della maggior parte di fondi e gestioni patrimoniali. Certo gli attuali analisti sono estremamente più bravi e preparati di quelli di un tempo ma temo che contino lo stesso come il due di picche quando la briscola è denari nonostante l’ottima visibilità che hanno conquistato e il lavoro egregio di alcuni.

Per il sistema però vengono utilizzati ancora troppo spesso come un “distaccamento” al servizio del marketing, alla faccia del conflitto d’interesse e dei “muri cinesi”.

D’altra parte provate a immaginare cosa accadrebbe se il capo ufficio studi analista di una banca importante dicesse che i titoli del proprio istituto (o dei Clienti più importanti) sono sopravvalutati e che quindi i fondi d’investimento detenuti dalla banca farebbero bene ad azzerare tutte le posizioni, annullando il rischio. E’ molto probabile che dopo poche settimane un simile analista “kamikaze” dovrebbe trovarsi un altro lavoro… (vi dice nulla in Italia il caso dell’analista finanziario Andrew Sentance1?) e che il suo “alert” non verrebbe nella sostanza seguito sui conti della clientela (magari per il conto proprietà…).

 

Titoli da comprare e vendere: troppa diplomazia

 

Così assistiamo da anni a questi report dove gente, anche con grande talento, è costretta a fare rapportini edulcorati dove non si esprime chiaramente una posizione decisa: vendere o comprare. Ma ci si rifugia in più diplomatici: farà come il mercato, in line, overweight, neutral, underperform, mantenere… con target price che salgono e scendono in funzione dell’andamento del mercato. Quando un titolo vale 10, allora il target price è 12. Poi, se crolla a 4 il target price scende a 5. Se un’azione sale quindi il target price si alza; se scende il target price si abbassa. Ecco perché il circo delle previsioni andrà comunque avanti…

Certo mi piacerebbe un giorno vedere un gestore o un fondo dichiarare che non sa dove andrà il mercato ma forse io, come l’amico Paolo Sassetti, chiediamo troppo.

In conclusione, il sistema ha bisogno ancora degli “sciamani”. E anche i risparmiatori. Se a 10 risparmiatori presenti 2 presunti esperti e fra questi uno si dichiara sicuro di dove andranno i mercati mentre l’altro gli dice che non lo sa (e preferirà adeguarsi di volta in volta) la maggior parte (almeno 8 o 9) si rivolgerà al primo. E pazienza se il primo distruggerà poi il patrimonio dei propri Clienti, avendoli fatti investire massicciamente poco prima di un crollo interminabile. L’esperto viene percepito nel mondo della finanza come colui che sa, prevede e ha una risposta a tutto. E pazienza se non ci prende…

 

i risparmiatori vogliono le previsioni di Borsa

 

Si è cercato per tanti anni e per evidenti ragioni di marketing di far passare l’analisi per una scienza quasi “esatta” per circuire forse meglio investitori e risparmiatori (e anche i consumatori) ed è dura ora ritornare di colpo indietro e abbattere le credenze diffuse. Sui giornali infatti impazza e funziona colui che “spara” target price, consiglia i titoli da acquistare “forever”, dichiara di sapere quando il rialzo finirà o è certo di dove sarà il cambio euro dollaro nel 2025. Il Sistema tutto si auto-alimenta e trae linfa da questo tipo di “pre-visori”. Banchieri, gestori, analisti, economisti.

Una marea di prodotti finanziari sempre più sofisticati è legata a questo “circo” e se i direttori dei giornali finanziari decidessero di non pubblicare questa “rumenta” si troverebbero probabilmente presto senza notizie da pubblicare e anche senza… sponsor e inserzionisti pubblicitari.

Personalmente è da 30 anni che scrivo che sui mercati vince chi non fa previsioni (e sa adeguarsi alle Borse piuttosto che pensare che queste si adegueranno ai… nostri pensieri) e alcuni miei lettori li avrò bombardati su questo argomento con centinaia di articoli, libri (prodotti a mie spese e regalati anche agli abbonati), report speciali. Eppure non mi vergogno ad ammettere che almeno una o due volte alla settimana ricevo ancora e-mail di persone che vogliono “previsioni”. Se mantenere un titolo o un fondo o che accadrà sui mercati la prossima settimana, mese, anno, lustro o decennio. Se il rialzo attuale ha raggiunto il punto di massimo.

 

chi non fa previsioni è guardato con sospetto ma nel tempo è vincente

 

Certo il mio approccio (e di tutto il mio team) “anti-previsioni-categoriche” si è rivelato azzeccato e salvifico per i patrimoni dei nostri Clienti. Si può battere il mercato senza bisogno mai di fare previsioni di Borsa ma attuando strategie fondamentali o quantitative che ho elaborato in questi decenni, seguendole sempre con disciplina.

Non per questo ho la fila di risparmiatori dietro l’uscio e anzi io (come altri bravi colleghi analisti, consulenti, promotori o specialisti indipendenti) ho il problema in questo momento che devo convincere magari qualcuno che non gli sto “rubando” dei soldi perché preferirebbe ancora avere a che fare con un “guru”. Molti risparmiatori sembrano infatti essere più fedeli con chi li hai “inguaiati” per bene.

La classica Sindrome di Stoccolma in salsa borsistica: molti investitori si innamorano perdutamente dei loro carnefici (i fondi e le gestioni con le peggiori performance spesso contano comunque su un numero impressionante di Clienti… fedeli).

Morale: parliamo pure degli pseudo-analisti, degli pseudo-guru e delle pseudo-previsioni finanziarie. Ma non illudiamoci che le cose cambieranno più di tanto. C’è ancora gente che crede nell’astrologia, nei maghi e negli oroscopi… Sparare previsioni rende. Se ci azzecchi ti fai bello e ti ricorderanno come un guru; se “toppi” nessuno si ricorderà più di tanto visto che hanno sbagliato tutti e potrai invocare le “condizioni eccezionali dei mercati”.

Ammettiamolo: il mercato di massa lo si conquista con la rete di vendita sguinzagliata sul territorio, le brochure patinate, le indubitabili certezze e previsioni e i comitati degli esperti… Se si continua a fare così è perché ancora ci sono coloro che abboccano!

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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