Un po’ fondo d’investimento, un po’ hedge fund. Uno strumento d’investimento alla portata di tutti i risparmiatori (quindi con una soglia d’ingresso molto bassa) che dovrebbe offrire la trasparenza e la liquidità di un prodotto finanziario “rodato” (fondi pessimi se ne sono pure visti ma nessuno è mai “saltato” o ha congelato per mesi e mesi i riscatti) con la possibilità di attuare strategie più aggressive e coraggiose. Come per esempio mettersi al ribasso oppure scommettere pesantemente su un’apparente anomalia del mercato come per esempio la sottovalutazione di un titolo e la sopravvalutazione di un altro.
Una nuova generazione di fondi che si sta facendo molto largo sul mercato. Lo dicono anche le cifre che mostrano una raccolta per i prodotti Ucits III alternativi autorizzati alla distribuzione in Italia di oltre 32 miliardi di euro di masse in gestione, nel contesto di un segmento che, sui mercati internazionali, conta ormai ben 315 prodotti al netto delle doppie classi (+57% da fine 2009), di cui 169 autorizzati alla distribuzione in Italia ed un patrimonio gestito che a fine agosto superava abbondantemente i 49 miliardi di euro.Stiamo parlando dei fondi “absolute return” ovvero a ritorno assoluto. Una definizione impegnativa poiché l’obiettivo di questa strategia è cercare di guadagnare nel tempo in tutte le condizioni di mercato: sole, pioggia e nuvoloso. Ovvero mercati laterali, rialzi e ribassi. O perlomeno fare meglio del mercato. Un’evoluzione ulteriore rispetto alle strategie solo flessibili o “total return” poiché a questa tipologia di fondi è consentito anche vendere prodotti finanziari che non possiedono oppure utilizzare parzialmente la leva finanziaria.
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Uno strumento teoricamente “perfetto” per il portafoglio di molti risparmiatori che vorrebbero avere la “botte piena” e l…a “moglie ubriaca”. Essere investiti sui mercati finanziari tramite il possesso diretto o indiretto di azioni, obbligazioni, etf, materie prime e partecipare però soprattutto ai guadagni indipendentemente dall’andamento dei mercati. Questi prodotti possono gestire asset molto diversi con strategie diversificate.
I cosiddetti “absolute return” sono fondi che puntano non a superare un benchmark ma ad avere performance positive in qualsiasi tipo di mercato e danno quasi carta bianca al gestore a cui non viene richiesto di replicare un benchmark ma di attuare strategie flessibili adeguate al tipo di mercato, potendo spaziare magari da azionario a obbligazionario, dal rialzo al ribasso oppure decidere se indebitarsi o meno.
I fondi a ritorno assoluto mantengono quello che promettono? Sono la nuova frontiera del risparmio gestito? C’è da fidarsi o è bene (come al solito) saper valutare i differenti prodotti, le società di gestione che li lanciano e il “momentum” di mercato?
Questo mese su MoneyReport parliamo di questo argomento con il contributo anche di uno dei massimi esperti italiani dell’argomento, Stefano Gaspari, amministratore delegato di Mondo Hedge. Un osservatorio privilegiato sul mondo dei fondi speculativi che in Italia hanno coperto finora una quota di mercato relativamente piccola soprattutto per effetto della normativa in vigore che richiede agli investitori interessati a queste strategie d’investimento più sofisticate una quota di accesso minima di 500.000 euro, limitandone evidentemente la diffusione agli investitori istituzionali o alla cosiddetta clientela “affluent”.
Ovvero i risparmiatori che detengono patrimoni solo finanziari di almeno 1 milione di euro. Ora con i fondi absolute return che recepiscono la direttiva Ucits III tutti o quasi possono mettersi in portafoglio una quota di fondi “simil hedge” col vantaggio non solo di non dovere mettere un “chip” da mezzo milione di euro ma anche di avere più facilità di entrata e di uscita. E una normativa abbastanza rigida pensata per limitare i casi di gestione scorretta, in conflitto d’interessi o avventata. Per quanto naturalmente nessuna normativa o strumento può garantire risultati positivi o guadagni “sicuri” (fondi Ucits III o meno…) il risparmiatore da situazioni “antipatiche.
C’è una data tutto sommato lontana (ma che è stata recepita dai diversi Paesi negli anni successivi) che segna l’avvento di questi fondi nell’ordinamento europeo ed è il 21 gennaio 2002 quando viene licenziata dal Parlamento europeo la direttiva 2001/108/CE a cui si fa generalmente riferimento con il termine UCITS III. Con questo termine ci si riferisce alle direttive europee che regolano il settore dei fondi comuni e che si pongono come obiettivo quello di armonizzare la disciplina nei diversi Paesi.
La normativa Ucits (e questo tipo di fondi vengono per questo definiti talvolta fondi Ucits o Newcits) obbliga i fondi a investire in attività liquide, in modo da poter rimborsare la quota al sottoscrittore in ogni momento; limita l’uso della leva finanziaria e la detenzione di un singolo asset (un solo titolo non può pesare per più del 10% del patrimonio).
Vincoli posti per tutelare il sottoscrittore che identificano anche una classe di prodotti intermedia fra i fondi tradizionali e gli hedge fund. Fondi genericamente definiti “absolute return”, ossia caratterizzati da obiettivi di rendimento positivo, decorrelazione rispetto alle asset class tradizionali, assenza di un benchmark di riferimento, processo di investimento fortemente focalizzato sul controllo del rischio e stile gestionale altamente flessibile.
Basti pensare che gli hedge fund non hanno un benchmark di riferimento in quanto il loro obiettivo è ottenere dei risultati di performance positivi indipendentemente dall’andamento del mercato. Non a caso il termine “hedge” vuol dire “copertura” e cioè il tentativo di sterilizzare il fondo dal rischio di mercato (in particolare dal rischio sistemico). Mentre i fondi comuni di investimento classici differiscono per la loro asset allocation, i fondi speculativi si caratterizzano per le differenti strategie utilizzate per il raggiungimento della performance.
Le strategie utilizzate nei fondi absolute…
Quali le strategie maggiormente utilizzate nei fondi “absolute return”? Alcune delle stesse utilizzate nella gestione degli hedge fund ma non tutte poiché possono essere replicate solo sugli strumenti più liquidi e negoziabili. Questo ci fa capire che confrontare hedge fund o fondi “absolute return” non è un’impresa facile poiché diverso può essere il sottostante (azioni, indici, derivati su materie prime, obbligazioni, valute) ma anche l’approccio seguito.
Si potrebbe quasi dire che non esiste un prodotto “alternativo” (come suggerisce lo stesso aggettivo) uguale all’altro dato che ogni gestore cerca di applicare il proprio “stile” o strategia.
Le strategie più comunemente applicate sono comunque quelle direzionali (Global Macro) che tendono a trarre profitto dalle grandi tendenze che emergono nei mercati finanziari. Ma sono soprattutto le strategie long/short ad essere le più applicate, ovvero quelle che combinano investimenti al rialzo (“long”) su titoli considerati sottovalutati con delle posizioni al ribasso (“short”) su titoli sopravvalutati al fine di generare risultati positivi indipendentemente dall’evoluzione dei mercati. L’obiettivo è dunque quello di trarre profitto in qualunque fase di mercato, sia essa al rialzo o al ribasso.
Esistono poi anche strategie di arbitraggio che cercano di trarre vantaggio dal disallineamento delle quotazioni (“relative value”) fra azioni di diverse categorie, aziende concorrenti o azioni e obbligazioni. Si cerca per esempio di sfruttare eventuali sfasamenti di prezzo tra due titoli che, fino a quel momento, hanno sempre mostrato una elevata correlazione. In tali strategie, il gestore ritiene di poter approfittare del momentaneo scostamento del valore del titolo dal suo prezzo teorico e del successivo allineamento di tale divergenza.
Non è tutto oro quello che luccica…
Tutto questo significa che i fondi “absolute return” che si adeguano alla normativa Ucits III sono migliori sopratutto in termini di ritorni attesi degli hedge fund: il fatto di essere più liquidi significa anche che alcune strategie non possono essere realizzate e il fatto di garantire una maggiore liquidità del prodotto ha certamente un costo assoluto o opportunità e correttamente si può quindi in maniera schematica distinguere nel mondo delle gestioni alternative fra un’offerta più liquida (fondi Ucits III Hedge) e meno liquida (fondi hedge e fondi di hedge)
Se vogliamo andare poi al recente passato il primo tentativo dell’industria del risparmio gestito europeo e italiano di approcciare la possibilità di operare sia al rialzo che al ribasso sono stati i fondi cosiddetti 130/30 ovvero un tipo di fondo d’investimento che può impiegare fino al 130% del patrimonio investito su posizioni long, mentre il 30% in posizioni short (al ribasso), mantenendo quindi un’esposizione netta media al 100%.
I nuovi fondi “absolute return” saranno allora un’altra cosa o si tratta dell’ennesima sirena per attirare i risparmiatori? Un’analisi dei risultati degli ultimi anni mostra che qualcosa di buono in questo comparto inizia a evidenziarsi pur se è evidente un’incredibile dispersione dei rendimenti fra i differenti prodotti e le differenti strategie. Merito anche della “discesa in campo” di numerose società di gestione specializzate in fondi speculativi che hanno deciso di proporre sul mercato “retail” anche questo genere di fondi a fianco a quelli per gli istituzionali anche per effetto di una richiesta di maggiore trasparenza e liquidità che arrivava dalla clientela tipica del mondo hedge dopo la crisi che toccato nel 2008/2009 anche questo segmento di prodotti finanziari più sofisticati.
Confrontare un fondo “absolute return” di una società di gestione con un altro può presentare fortissimi differenze nei risultati e anche una società di gestione che un anno è in cima alle performance non è assolutamente detto che l’anno successivo replicherà i risultati poiché magari le strategie utilizzate non saranno più così performanti. E un’analisi obiettiva dell’andamento dei fondi absolute return non può rilevare come molti di questi fondi partiti con le migliori intenzioni hanno poi ottenuto sul mercato risultati anche pessimi.
Basta guardare per esempio il comportamento di fondi “absolute” come Ubs Absolute Return che fino al 2006 era stato il migliore della categoria Morningstar con un rendimento annuo del +3,43% per poi perdere nel 2007 il -8% con un crollo di quasi il -30% nel 2008 poiché investiva anche in strumenti derivati (come Abs, Cdo e Rmbs) che hanno subito pesanti svalutazioni con lo scoppiare della crisi della liquidità e dei subprime. E nel passato le performance di molti di questi fondi, nonostante gli obiettivi robanti, alla prova dei fatti non hanno ottenuto rendimenti extra rispetto a dei tranquilli Cct e Btp. Vale sempre (ed è bene ricordarlo) lo stesso principio: nessuno ha trovato il sistema per guadagnare in modo sicuro in tutte le condizioni di mercato. Una quota di rischio la si sopporta sempre, soprattutto quando si è caccia di extra rendimenti.
In ogni caso se negli anni passati la situazione dei fondi cosiddetti “absolute” ci diceva che erano più una creazione dei reparti marketing che una reale innovazione di prodotto, qualcosa negli ultimi anni è migliorato e inizia ad emergere qualche fondo interessante in misura statistica più significativa (ricordandosi sempre che vale la regola che percentualmente la stragrande parte dei fondi si comporta peggio del mercato) che nel passato.
I “nuovi” fondi absolute non lo sono spesso solo di facciata ma recepiscono ora, infatti, la normativa UCITS III che consente una libertà operativa ben maggiore. Naturalmente la normativa ampliata è solo una pre-condizione per il successo poiché se poi il gestore implementa le strategie sbagliate un fondo “absolute” può perfino generare risultati peggiori di un fondo tradizionale e quindi è molto importante selezionare nel tempo chi ha saputo implementare realmente delle buone strategie con un monitoraggio continuo.
Cosa ci dice il recente passato…
In un confronto a 3 anni fra i fondi di tipo “ritorno assoluto” o comunque con un elevato grado di flessibilità (nell’esame abbiamo deciso di allargare il campione anche ai fondi più flessibili e total return per avere un campione più significativo) si evidenzia, come il risultato medio ottenuto dagli oltre 150 fondi esaminati sia stato un rendimento medio del -1,3%.
Non certo un grande biglietto da visita per quanto nello stesso periodo l’indice Fideuram Fondi Azionari Internazionali è sceso del -6,42%.
Con qualche avvertenza in più. Se nelle categorie classiche dei fondi d’investimento i rendimenti appaiono, infatti, abbastanza simili fra le diverse società di gestione con scostamenti magari importanti fra un fondo e l’altro ma con una linea di tendenza tutto sommato rintracciabile che è l’andamento del benchmark (ovvero il mercato di riferimento dove il fondo investe), nel caso dei fondi a ritorno assoluto la dispersione dei rendimenti è veramente alta. In questo tipo di fondi i gestori non hanno d’altra parte un benchmark da rispettare (o copiare…) e quindi questo tipo di fondi dà la vera capacità di un team di gestione di fare meglio o peggio del mercato e/o di applicare delle strategie veramente a valore aggiunto.
Dall’esame dell’ultimo triennio dei fondi d’investimento con caratteristiche “absolute return” (utilizzando la banca dati e la classificazione attuale Fida-BlueRating) si evidenzia, infatti, come il peggior fondo sia Arcipelagos Strategia Dinamica con un sonoro -64% mentre il migliore sia Franklin Global Total Return con un vistoso +53,3%.
La distribuzione dei rendimenti è veramente a macchia di leopardo e non è facile trovare una costante continuità di rendimenti fra i vari fondi negli ultimi anni.
Individuare e cavalcare un fondo absolute return ma anche un fondo total return realmente flessibile non è quindi propriamente facile; anzi è più difficile di un fondo tradizionale e anche per questo motivo abbiamo con SoldiExpert SCF deciso di lanciare un servizio dedicato (vedi box) proprio ai fondi flessibili (aperto quindi non solo ai fondi absolute puri”), un portafoglio che seleziona nel tempo i più interessanti con una strategia flessibile (la stessa che applichiamo con successo da diversi anni ai nostri portafogli di fondi ed Etf) con l’obiettivo quindi di replicare le migliori strategie “total return” e/o “absolute return” come spiegato più dettagliatamente nell’articolo AL VIA IL NUOVO PORTAFOGLIO ABSOLUTE RETURN, poiché crediamo che questa classe di fondi possa costituire nei prossimi anni un asset interessante su cui investire se si cerca nel tempo di ottenere rivalutazione del capitale ma anche una volatilità più contenuta dell’investimento classico azionario.
1. Parlando dei fondi Ucits III alternativi che sono operativi da qualche anno che bilancio trarre? Come si sono comportati in mercati sicuramente molto difficili come quelli dell’ultimo triennio?
2. Puoi darci un’idea numerica del fenomeno UCITS III alternativi? Quanto valgono sul mercato?
3. Qual è il tuo giudizio su questo tipo di fondi? Rappresentano il “futuro” del risparmio gestito come qualcuno dice o cosa c’è invece dietro l’angolo?
4. Come può un investitore valutare un fondo di questo tipo? Che cosa guardare? Come vanno monitorati e quali indicatori guardare maggiormente?
5. Che peso massimo può assegnare un investitore ai fondi “absolute return” puri secondo il tuo parere e con che orizzonte temporale?
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6. Quanto conta che dietro alla società ci siano gestori che hanno fatto esperienza e vantano già una storia nel mondo degli hedge fund? O quella se non c’è… la si “acquista” sul mercato, dando la gestione del fondo in appalto o sub-appalto come sembrano fare alcune società di gestione… O è meglio più correttamente privilegiare comunque chi ha team interni?
7. Si possono fare delle classificazioni? Morningstar propone attualmente la semplice classificazione fra quelli euro e non mentre BlueRating distingue anche in base alla volatilità espressa (bassa, media, alta). Qual è la classificazione che voi suggerite?
8. Il 2008 è stato un anno horribilis per i mercati finanziari in generale ma anche per l’industria degli hedge fund. Molti hanno avuto seri problemi di liquidità e hanno dovuto sospendere i riscatti, alcuni sono addirittura saltati, altri si è scoperto invece che le performance “decorrelate” erano uno specchietto per le allodole e dietro c’erano dei veri e propri truffatori (il caso Madoff è il più famoso ma non l’unico). Al di là dei casi “particolari” l’accusa che è stata lanciata nei confronti degli hedge è stata soprattutto la mancata “decorrelazione”, ovvero la capacità di produrre “alfa”, offrendo performance positive anche nelle condizioni peggiori. I fondi absolute return non forniranno nel momento del “bisogno” la stessa delusione?
9. Credete che la regolamentazione dei fondi Ucits III proteggerà i risparmiatori da eventuali frodi e abusi? Insomma è stato fatto tutto bene sotto il profilo della liquidità e trasparenza dello strumento o si è già registrato qualche caso “antipatico”? Insomma rispetto agli hedge fund offrono più sicurezza oltre che una soglia di accesso sensibilmente più bassa?
10. I fondi hedge chiedevano di abbassare la soglia di accesso dai 500.000 euro a 100.000 euro. Con la nascita e lo sviluppo dei fondi alternativi di tipo UCITS III questa richiesta è… passata in “cavalleria”? I fondi Ucits alternativi sono diventati quindi il nuovo mercato “retail” per le società che prima si rivolgevano solo agli istituzionali e agli “affluent”?
11. Nel caso di società di gestione che sono presenti sia nel settore degli hedge che in quello dei fondi Ucits III è stato fatto già un confronto dei risultati? Se sì qual è il responso?
12. I fondi Ucits alternativi non possono direttamente vendere allo scoperto ma devono costruire le posizioni al ribasso in modo sintetico, mettendosi d’accordo con una controparte che gli fornirà un derivato. Qual è la ratio di questa norma? Non si rischia di far correre al fondo d’investimento il rischio di controparte oltre che quello del sottostante? Il fondo è poi obbligato a fornire i nomi delle sue controparti per queste operazioni o la regolamentazione ancora è fumosa sull’argomento?
13. Negli Stati Uniti sono già quotati alcuni Etf che replicano l’indice Credit Suisse 130/30 ma non sono ancora armonizzati a livello europeo. Credete che il mondo degli Etf arriverà anche a proporre anche strategia “absolute” nel Vecchio Continente?
14. Mondo Hedge è il primo e unico provider di informazione in Italia interamente dedicato al mondo degli investimenti alternativi e da qualche tempo siete presenti anche nel mondo degli Etf dopo l’acquisizione di EtfConsulting ed il lancio del nuovo magazine MondoETF. Chi sono i principali clienti dei vostri servizi e in cosa si caratterizza la vostra offerta?