Investire in ETF ad alto dividendo: conviene?

E’ una delle strategie che fa maggiore presa sui risparmiatori e viene rilanciata dai giornali e da alcuni consulenti. Ma alla prova del tempo mostra diverse pecche. Che non vengono solitamente raccontate

 

 

 

Qualche anno fa sono stato intervistato su Plus24 (il supplemento settimanale de “Il Sole 24 Ore” sul solito argomento dei titoli “cedolosi” ovvero quanto è conveniente e saggia la strategia di puntare sui titoli o sui fondi o sugli ETF ad alto dividendo.

Ho lavorato per molti anni nei giornali finanziari e tuttora collaboro con diverse testate e siti e questo argomento è un classico da riproporre ogni anno (anche 2 volte), come il tema delle diete dove mangiare a volontà nei giornali femminili o come potenziare gli addominali senza sforzi nei giornali maschili.
Ed è anche un cavallo di battaglia per molti venditori di prodotti finanziari che conoscono bene i loro “polli” e come funziona il cervello di molti risparmiatori e sanno quali sono gli argomenti da utilizzare per convincere più facilmente alla sottoscrizione.

 

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E’ come dire a uno scoiattolo (questo fine settimana ne ho visti tantissimi insieme ai miei bambini al parco del Valentino a Torino vicino al Borgo Medievale) che riceverà un sacco di noccioline, mi ha spiegato qualche anno fa il professore Paolo Legrenzi, uno dei massimi esperti di finanza comportamentale in Italia e docente di psicologia cognitiva all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

 

Investire in ETF con alti dividendi: una strategia semplice?

 

Vendere il concetto che su quello che investi riceverai ogni anno una bella cedola è qualcosa che piace al nostro cervello. Le strategie semplici, comprensibili a tutti e che vengono raccontate facendo vedere solo i lati positivi, sono sempre le più irresistibili. Peccato che i mercati finanziari siano un po’ più complessi!

Le società di gestione lo sanno bene e hanno sfornato in questi lustri centinaia di prodotti acchiappa-risparmi che si fondano su questa leva. Quello del premio tangibile e immediato. Apparentemente senza rischi e controindicazioni.

Sull’obbligazionario (qui la variante è l’alta cedola garantita ogni anno e pazienza se poi viene presa dal capitale) come sull’azionario. Peccato che nella realtà questa strategia dei titoli “cedolosi” non regga molto alla macchina del tempo, come ho provato a spiegare già in diverse analisi anche nel passato.

Non esistono “ricette facili” per guadagnare in Borsa o sistemi “stupidi”, soprattutto se passivi o semi-passivi. I mercati cambiano continuamente come i temi d’investimento e la vita delle società. E per questo motivo, da parte nostra, è preferibile adottare strategie attive (e flessibili) sui mercati (come quelle che adottiamo nella nostra operatività ) poiché reputiamo che sia più saggio adeguarsi ai mercati piuttosto che pensare che i mercati si adeguino…ai titoli presenti nel nostro portafoglio o al nostro ego.

 

Due ETF a confronto: indice europeo vs alti dividendi

 

Certo ci possono essere delle stagioni in cui le azioni o i fondi o gli ETF “alto dividendo” performano meglio di quelli semplici ovvero senza questo tipo ulteriore di selezione, ma non è assolutamente scritto sulla pietra che questo tipo di sovraperformance sia garantita nel tempo e in un orizzonte temporale corretto. Tutt’altro.

 

Guardate per esempio questo grafico a confronto fra 2 ETF che investono sull’azionario europeo.

Andamento ultimi 10 anni ETF alto dividendo

 

 

Uno è un ETF come l’IShares Euro Stoxx (codice Isin DE000A0D8Q07) che replica l’andamento dei primi 600 titoli europei fra i titoli a larga, media e bassa capitalizzazione dei paesi europei sviluppati.

L’altro ETF a confronto, della stessa società emittente (gruppo Black Rock), l’iShares Stoxx Europe Select Dividend 30 UCITS (Isin DE0002635299 ) che offre un’esposizione ai titoli delle 30 società dell’eurozona a più alto dividendo racchiusi nell’indice STOXX Europe 600.

E in questo indice sono incluse soltanto le società che hanno un tasso di crescita del dividendo storico non negativo negli ultimi cinque anni e un rapporto tra dividendo e utile netto per azione inferiore o uguale al 60%. Fra le società presenti, per fare qualche nome, le azioni di Glencore, Moeller Maersk, Taylor Wimpey, Endesa, Rio Tinto, Legal & General.

 

ETF CON DIVIDENDI: PERFORMANCE ULTIMI 10 ANNI

 

Fatto 100 l’investimento iniziale a agosto 2013, investire sui titoli europei (in questo caso) più “cedolosi” (l’Accademia della Crusca dopo aver approvato il termine “petaloso” spero che mi passi questo termine) avrebbe oggi significato avere un capitale di 185. Un rendimento del +85% contro il +107% invece del rendimento del paniere “semplice”. Un rendimento medio annuo composto del +6,38% dell’ETF Select Dividend contro un +7,57% (oltre un +1,19% annuo) dell’indice azionario Euro Stoxx dove si sceglie fra tutti i titoli del campione e non solo quelli basati sulla cedola più elevata.

Ma quello che balza anche all’occhio è il comportamento nella fase peggiore dove l’ETF che seleziona le azioni con maggiori dividendi non ha protetto di più e il supposto “paracadute” esercitato dalle cedole non ha protetto dalla furia ribassista. Tutt’altro!

Nella fase peggiore dei mercati l’iShares Stoxx Europe Select Dividend 30 UCITS ETF ha perso il 40,25% (sì, avete letto bene; se avevate investito 100.000 euro potevate ritrovarvi qualche mese dopo con 59.730 euro) contro il -37,68% della versione “semplice”.

Per questa ragione intervistato qualche anno fa su Plus24 ho ribadito il mio scetticismo su questa storia dei dividendi pur comprendendo che piace moltissimo ancora di più di quella di Babbo Natale che raccontavo ai miei figli, Federico e Anna, quando erano piccoli (ora loro da quando hanno 7 anni non ci credono più e ci chiedono direttamente i soldi in occasione delle feste comandate per poter acquistare sul web in base a chi pratica i prezzi migliori).

 

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Alti dividendi: una strategia non adatta a tutte le stagioni

 

Le strategie basate sull’alto dividendo non sono quindi buone e valide per tutte le stagioni. Sono soggette a una ciclicità.  titoli che hanno il dividendo più alto, spesso, nelle fasi di correzione, registrano un drawdown più elevato perché i titoli “cedolosi” sono spesso più quelli detenuti dai risparmiatori e dai fondi e sono quelli che si vendono magari prima per fare liquidità.

Ci sono poi le singole storie aziendali, ma anche qui non è tutto rose e fiori e semplice come si racconta.

In questi anni abbiamo visto centinaia di portafogli di risparmiatori rimasti con il “cerino in mano” di titoli che “garantivano” alti dividendi che poi sono crollati. Penso alle azioni Seat Pagine Gialle, Telecom Rnc e tanti altri. Che dividendi. E che botta!

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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