Dopo la conferenza che abbiamo svolto a Rimini (vedi qui video e slide) molti risparmiatori ci hanno domandato lumi sulle condizioni migliori per operare in fondi e cosa chiedere alla propria banca come condizioni.
Dalla nostra esperienza e dalla nostra conferenza sono infatti venute fuori (ma chi ci segue da tempo già lo sapeva naturalmente) che:
- In una gestione flessibile e dinamica come quella attuata nel nostro tipo di consulenza finanziaria indipendente non è scritto assolutamente sulla pietra che gli ETF sono migliori dei fondi nonostante l’apparente vantaggio dei minori costi di gestione annui. Un conto è ragionare se voglio acquistare uno strumento finanziario da qui a 20 anni senza movimentarlo e allora i vantaggi degli ETF possono essere interessanti; un altro se su un portafoglio di ETF voglio operare con un minimo di movimentazione dinamica.
E da questo punto di vista in base alla nostra esperienza sul campo un buon consulente finanziario sui fondi potrebbe farvi ottenere migliori risultati rispetto agli ETF.
Gli ETF sono certo un ottimo strumento (e se la propria banca non consente di negoziare un’ampia gamma di fondi a condizioni convenienti e/o si gestisce una somma sotto i 50.000 euro rappresentano un’ottima alternativa) con alcuni vantaggi come la negoziabilità in tempo reale ma nel tempo abbiamo visto che portafogli fatti con fondi possono performare di più per le ragioni che abbiamo spiegato nella conferenza(vedi qui video e slide) - Fra portafogli fatti con fondi di una sola casa (monomanager) o di più case d’investimento (multimanager) come il buon senso suggerisce, sarebbe meglio (se l’obiettivo è ottenere nel tempo i migliori risultati) preferire un portafoglio di fondi multimanager come il Migliori Fondi Focus Azionario Multimanager. Naturalmente fra gli eventuali contro da valutare una gestione leggermente più impegnativa in tema di switch, dato che occorrerà quando si vende un fondo di una casa d’investimento ottenere prima la liquidità per poi poterla impiegare su un fondo di un’altra casa d’investimento, anche se alcune piattaforme di fondi (per esempio quella di Fundstore prevedono questa opzione se si dispone di un conto presso di loro)
- Qualsiasi strumento si negozi e soprattutto quando si parla di fondi d’investimento è bene avere chiaro il livello dei costi che si pagano al proprio broker. Ed evidentemente meno si paga, più si guadagna…
E’ quindi consigliabile conoscere le condizioni offerte per la sottoscrizione, negoziazione o gestione dei fondi che si vogliono negoziare e nel caso siano fuori mercato rinegoziarle o anche valutare di cambiare banca o intermediario se queste sono particolarmente onerose. Un 1-2% all’anno di maggiori costi complessivi che si potrebbero magari evitare di pagare non sono da trascurare e dopo 10 anni possono corrispondere anche a un minor rendimento del 17%! Con una performance annua del 7% e un costo dell’1% si avrebbe dopo 10 anni una performance del +77,91%, con una performance annua del 7% e un costo del 2% si avrebbe dopo 10 anni una performance del +60,73%. Liberi poi di lasciare questa somma al vostro intermediario ma è bene che ne siate coscienti e ciascuno del proprio patrimonio è libero naturalmente di farne quello che vuole.
La nostra società (SoldiExpert SCF) offre consulenza finanziaria indipendente ovvero non siamo pagati da nessun intermediario ma direttamente dai clienti (una prima differenza che può essere significativa in questo settore dato che il “conflitto d’interessi” è qualcosa in Italia che non riguarda solo l’ex premier Silvio Berlusconi) e quindi a chi diventa nostro cliente lo assistiamo anche per individuare la migliore piattaforma, valutare se la banca con cui opera è funzionale alle sue esigenze, se è possibile ottenere condizioni più miti e suggerire quale banca/piattaforma può essere maggiormente adatta.
Difficile generalizzare e dire qual è la banca più adatta per tutto o per tutti poiché purtroppo è difficile trovare la banca/piattaforma perfetta come tipo di operatività offerta, condizioni, gamma, facilità di utilizzo…
Ecco comunque le cose più importanti da sapere…
Nelle scorse settimane sul tema delle commissioni sui fondi abbiamo ricevuto numerose richieste di chiarimenti complice anche un cambio di politica commissionale che ha visto protagonista IwBank che in seguito alla fusione con Ubi Banca Private Investment ha modificato le condizioni di negoziazione sui fondi per la clientela self-directed.
E anche in seguito alla nostra affollata conferenza all’ITForum di Rimini (vedi qui) abbiamo ricevuto diverse domande sull’argomento e in particolare:
1) Quali le banche o piattaforme di fondi più interessanti in base alla nostra esperienza?
2) Perché alcuni nostri portafogli hanno ottenuto migliori risultati di altri?
3) E’ possibile con la propria banca rinegoziare le condizioni se ritenute fuori mercato?
4) Perché alcune banche fanno pagare commissioni di sottoscrizione?
5) Quali sono le condizioni che sarebbe bene ottenere?
6) Ora che Borsa Italiana ha aperto anche alla negoziazione dei fondi perché non utilizzare questa possibilità?
Come scoprire qual è l’intermediario migliore come condizioni..
Qual è la banca migliore per operare su fondi comuni di investimento e sicav?
Secondo la nostra esperienza la banca migliore è quella che:
1) offre un’ampia gamma di scelta multi-manager: i nostri portafogli che utilizzano fondi e sicav di diverse case hanno realizzato nel tempo rendimenti anche doppi rispetto a quelli monomanager come si può vedere nel grafico allegato dove mettiamo a confronto un portafoglio fatto secondo le nostre strategie con un approccio multimanager, uno monomanager, uno di ETF e poi l’indice di riferimento.

2) la banca è “giusta” se offre un’operatività online totale perché se per comprare un fondo dovete passare dalla banca o da un promotore finanziario non vi passa più e il tempo è denaro: tutto oggi si può fare via web. Risparmiando tempo prezioso e soldi e stress perché potete stare sicuri che se per negoziare un fondo dovete passare fisicamente da altri consulenti o promotori o dalla banca ognuno vi tirerà la giacchetta, dicendo che quello che fate non è corretto e lui ha la soluzione giusta.
3) personalmente ritengo che la banca da preferire è quella che offre costi di sottoscrizione dei fondi/sicav pari a zero euro perché è assurdo pagare per qualcosa che si può avere gratis e i soldi a cui dovete pensare sono i vostri! Quando l’industria dei fondi nasceva si facevano pagare anche dei costi di ingresso complice anche il fatto che non c’era concorrenza e il risparmiatore veniva considerato una mucca (stupida) da mungere. Oggi il collocatore (ovvero l’intermediario che vi vende il fondo) può scontare al 100% le commissioni di ingresso su fondi/sicav. E con la concorrenza che c’è in questo settore è completamente antistorico pagare questi costi che le case d’investimento lasciano nei prospetti perché qualche rete di vendita o promotore ci provi con qualche cliente “poco attento ai costi”. La verità è che queste commissioni possono essere SEMPRE derogate al 100%. Ovvero non essere applicate. Sui prospetti c’è magari scritto che le commissioni di ingresso possono arrivare fino al 4,5% ma è una “finzione scenica”: se ve le vogliono far pagare è perché vi considerano polli e non aquile.
La banca o l’intermediario o promotore che offre un fondo d’investimento ottiene anche in assenza di commissioni di ingresso un significativo tornaconto e non dovete preoccuparvi troppo per le sue finanze: le commissioni di gestione applicate dal fondo vengono ristornate in altissima parte a cascata alla rete distributiva (e in Italia questa somma può arrivare all’80% delle commissioni di gestione annuali che gravano sul fondo).
Se la vostra banca o il vostro private banker vi vogliono applicare delle commissioni di ingresso perché questo è loro costume, naturalmente siete liberi di pagarle, ma sono soldi che sottrarrete al vostro rendimento (e si parla in un anno anche di qualche punto percentuale e quindi non poca cosa) e che potreste non pagare affatto, negoziando con l’intermediario o piuttosto cambiandolo se non si adegua. E’ il mercato, bellezza.
Fondi oppure ETF?
E se invece di negoziare un portafogli di fondi si opta per gli ETF?
Può essere certo un’alternativa soprattutto se il capitale da dedicare è sotto secondo noi i 40.000-50.000 euro. Sopra se si negoziano con una banca che applica zero commissioni di ingresso e commissioni di intervento tipo 10 massimo 20 euro per operazione se la scelta è fra i nostri portafogli consigliati di fondi o di ETF l’esperienza passate (e soprattutto i risultati come è possibile vedere nella tabella linkata) ci dicono che è meglio operare con i portafogli di fondi perché abbiamo visto che nel tempo con le nostre strategie che è possibile ottenere risultati mediamente migliori anche di qualche punto percentuale in più all’anno nonostante il fatto che sui fondi si possono pagare commissioni di gestione più elevate.
Naturalmente se si preferisce optare con gli ETF nessun problema perché comunque i risultati ottenuti anche con questi strumenti si sono dimostrati nel caso della consulenza offerta da SoldiExpert SCF significativamente migliori nel tempo come “maggiori rendimenti, minori perdite” rispetto al mercato o portafogli passivi o “fritto misto”.
A confronto alcune piattaforme: Fineco e Fundstore
Numerosi risparmiatori ci hanno domandato lumi in particolare su 2 piattaforme con caratteristiche differenti ovvero Fineco e Fundstore. E quello che scriviamo è frutto della nostra esperienza e di quella della nostra clientela che opera con tutte le principali banche (da IwBank a Banca Sella, da Directa a Online Sim, da Ubs a Unicredit, da Intesa a Credem) e di cui ci siamo fatti un quadro abbastanza preciso in questi anni di pregi e difetti.
Nel caso di Fineco (www.fineco.it) si tratta di una banca online (gruppo Unicredit) “one stop” (ovvero con la quale è possibile non solo negoziare quasi tutti gli strumenti finanziari ma anche avere tutti i servizi di tipo bancario) mentre Fundstore è una sorta di supermercato di fondi con alcune caratteristiche particolari.
In particolare Fundstore (www.fundstore.it ) è una piattaforma online specializzata nei fondi (dietro c’è una banca “boutique” molto solida come Banca Ifigest), quindi non si possono comprare tramite Fundstore né azioni né obbligazioni né Etf. Il rapporto con Fundstore si puo’ aprire online (o tramite la sede e le filiali di Banca Ifigest) in due modalità:
- usare questo intermediario solo come broker quindi senza aprire un vero e proprio nuovo conto corrente, negoziando dal proprio conto corrente direttamente con le società di gestione grazie a questo intermediario. Si consiglia in proposito la lettura delle loro faq
- Se invece si vuole aprire con Fundstore un vero e proprio conto corrente bancario (conto web con Banca Ifigest che è la banca promotrice di questa iniziativa) si ha il vantaggio come piattaforma di poter gestire in modo molto comodo i frequenti switch fra società di gestione differenti. Per esempio voglio dare un ordine di vendita sul fondo X e poi col ricavato voglio comprare il fondo Y, e X e Y non sono fondi della stessa società di gestione. Posso, al momento del disinvestimento, già preselezionare questa scelta senza poi dovermi ricollegare quando mi sarà accredita la liquidità per gestire il nuovo ordine. E come piattaforma di fondi, Fundstore è molto ricca perché è quella che ha la più ampia gamma in Italia con oltre 4500 fondi e sicav e naturalmente non si pagano le commissioni di ingresso, uscita e switch ma spese amministrative per ogni sottoscrizione e rimborso che sono pari mediamente a 15 euro per operazione. Queste spese amministrative sono una sorta di diritto fisso che compensano la Banca Corrispondente/Depositaria per i suoi servizi (sostituto d’imposta, transfer agency, …) e non vanno a Fundstore.
Fineco è invece una banca online che offre tutti i servizi tipici di una banca, quindi conto corrente bancario, servizi di trading su titoli e offre anche un’ampia gamma di fondi di circa 4000 prodotti di più case di gestione.
Come Fundstore utilizziamo anche Fineco per i conti personali e non c’è nulla da dire per la facilità di utilizzo e praticità. Sono due ottime realtà anche se non evidentemente sovrapponibili completamente per un confronto.
Su Fineco può essere importante però sapere che sui 4000 fondi in catalogo non su tutti (come abbiamo scritto anche in passato) le commissioni di ingresso sono azzerate ma solo su una parte ristretta: circa 700, ovvero meno del 20%. Solo su questi fondi è prevista l’operatività “no load” ovvero non è prevista nessuna commissione di entrata, uscita e switch e si pagheranno 9 euro per negoziazione. Ma sulla maggior parte dei fondi è invece prevista una commissione d’ingresso anche in modalità online su oltre 3300 fondi.
E questo limita un po’ la scelta o alza i costi impliciti sui fondi perché nella politica di Fineco è magari consentito negoziare fondi con zero commissioni di ingresso ma con classi dei fondi con maggiori costi di gestione annua. Facciamo un esempio per chiarire il concetto.
Questione di classe…
Volete acquistare o vi suggeriamo di acquistare il seguente fondo: Morgan Stanley Investment Funds Global Opportunity A con codice Isin LU0552385295?
Lo trovate sia su Fundstore che su Fineco. Su Fundstore zero commissioni di ingresso. Su Fineco vi comparirà invece che con l’acquisto online vi verranno applicate commissioni di ingresso su questo fondo dell’1,5% invece del 4,5% annuo (una finzione scenica…) che paghereste altrimenti. Ma voi le commissioni di ingresso non le volete pagare. E Fineco vi da questa possibilità perché su questa piattaforma è disponibile lo stesso fondo con una classe diversa (il Morgan Stanley Investment Funds Global Opportunity B), Isin LU0552385378, dove non c’è da pagare alcuna commissione d’ingresso. Ottimo, direte voi. Ma c’è il “trucchetto” nel senso che con questa classe d’investimento la commissione di gestione annua balza dall’1,6% al 2,6%.
E nel tempo si può vedere come in questo grafico reale dell’andamento dei nostri portafogli di fondi multimanager (il Best Planet su Fineco, e quello su IwBank o su Fundstore e altre piattaforme simili) che sia per effetto della diversa gamma (ora però Fineco ha una gamma molto più competitiva che nel passato) che per effetto delle classi negoziabili, i migliori rendimenti in assoluto si ottengono naturalmente negoziando anche le classi meno costose.
Se detenete questo fondo per 6 mesi e ci investite sopra per esempio 20.000 euro, sono 100 euro che pagherete. Non proprio briciole.
Tornando al caso del fondo Morgan Stanley Investment Funds Global Opportunity fra classi A e B è possibile vedere anche in modo percentuale su un periodo di un anno o 3 anni come un maggior costo implicito derivante dalla classe di investimento maggiorata può riflettersi nella performance del fondo.
Che fare? Ciascun risparmiatore può valutare naturalmente con quale banca o strumento operare. Ma spesso riceviamo domande su quali piattaforme è consigliabile operare, perché ci sono nostri portafogli che hanno performato di più rispetto ad altri a parità di strumenti o sottostanti e l’obiettivo di questa mail è di rispondere a questi quesiti.
E come vedete occorre essere informati o avere un consulente che vi spieghi il “giro del fumo” altrimenti rischiate di pagare il prosciutto con la carta dell’imballo allo stesso prezzo.
Alcune altre considerazioni su come pagare meno commissioni …
Su Fundstore abbiamo verificato che potete quasi sempre trovare i fondi con le classi che hanno i costi di gestione più bassi, zero commissioni di ingresso e spese tutto sommato accettabili di negoziazione o amministrative.
Su Fineco è possibile operare con i fondi con un’ottima gamma seppure di poco inferiore al momento a quella di Fundstore ma occorre sapere questa cosa e regolarsi di conseguenza ovvero selezionare i fondi che non applicano commissioni di ingresso (come facciamo da anni con il portafoglio Best Planet ottenendo eccellenti risultati seppure leggermente inferiori a quelli su altre piattaforme che non applicano il criterio delle doppie classi come si può vedere sul grafico 2) oppure cercare di negoziare con il proprio promotore Fineco la deroga al 100% delle commissioni di sottoscrizione.
Anche questo è possibile ma non è garantito il successo se già avete un promotore Fineco che vi è stato assegnato dalla banca e che non vuole magari rinunciare a questa entrata a fianco al ristorno di parte delle commissioni di gestione.
Diversi clienti che in questi anni hanno voluto aprire il conto con Fineco ci hanno chiesto come ottenere questa deroga ovvero non pagare costi di ingresso e negoziare i fondi con le classi più economiche (relativamente economiche) e abbiamo segnalato che esistono naturalmente promotori finanziari di Fineco (è facoltà del promotore finanziario derogare anche il 100% delle commissioni di ingresso sui fondi) che concedono ai clienti questa facilitazione. E possono essere anche naturalmente da riferimento per qualsiasi problematica dentro la banca.
Se già operate con Fineco potete naturalmente cercare di rivedere col promotore finanziario che vi hanno assegnato le condizioni riguardo le commissioni di ingresso e passare a quella che viene definita “web cooperation” e che prevede che il promotore finanziario assegnato anche dietro vostra segnalazione vi pre-imposti sulla piattaforma l’ordine di acquisto (e non in caso di vendita) del fondo che volete negoziare al controvalore che gli indicherete senza pagare le commissioni online di ingresso anche se previste.
Ma è sua facoltà anche dirvi no.
E cambiare promotore finanziario all’interno di una stessa banca (se siete già clienti di questa banca) è possibile ma non è una procedura che viene incoraggiata o che ci sentiamo di consigliare se non in casi veramente eccezionali tipo che il vostro promotore non sapete nemmeno chi è, non si è mai fatto vivo, non vi è stato mai assegnato o magari ha cercato di insidiare vostra moglie o vostro marito 🙂 Magari perché ha frainteso il senso della pubblicità della banca (quella che il cliente e il suo promotore Fineco non si distinguono perché hanno gli stessi obiettivi 🙂 )
Più facile cercare di negoziare all’atto dell’apertura del conto questa condizione come suggeriamo ai nostri clienti.
Trasferire i fondi? Lasciate stare secondo noi, maggiori i rischi che le opportunità
Quando aprite un conto con una banca o una piattaforma è possibile magari ottenere alcuni vantaggi o promozioni.
Spesso è prevista da diverse banche la possibilità di ottenere una somma in denaro o in commissioni da scontare nel caso di trasferimento dei fondi da una banca all’altra.
Francamente non è un’operazione che consigliamo perché se il trasferimento di titoli azionari può avere dei tempi certi quando si parla di trasferire dei fondi da una banca all’altra i tempi diventano incertissimi e possono anche passare mesi in questo processo.
E se vi trovaste nella condizione di voler vendere uno o più dei fondi in portafoglio (ipotizziamo per esempio per un rischio di crollo dei mercati) vi potreste trovare in un limbo dove né la banca vecchia né quella nuova possono eseguire qualsiasi vostro ordine.
Più interessante può essere il caso di ottenere uno sconto totale o parziale dell’imposta di bollo.
Alcune piattaforme come Fundstore lo prevedono per esempio per i nostri clienti, digitando un apposito codice convenzione.
Ed è importante affinché il codice venga accettato che quando si effettua la registrazione non si clicchi di aderire al servizio di consulenza, quello è per la consulenza offerta da Banca Ifigest che è azionista di Fundstore.
Lo strano fenomeno della consulenza a parcella venduta fra un po’ d’imperio…
Peraltro va fatta un’ultima considerazione su quanto sta accadendo al mondo del risparmio gestito e della consulenza in tema di commissioni di ingresso perché in pochi anni siamo passati da banche che si facevano concorrenza con commissioni di ingresso zero e perfino in alcuni casi a rimborso delle commissioni gestione, mentre ora sembra suonato il “contrordine”.
Iwbank è un caso emblematico forse del vento che cambia 🙂 e come qualche risparmiatore ci ha segnalato hanno forse deciso di puntare le vele altrove vista la loro pubblicità. La ciurma (ovvero la clientela vedendo le email che abbiamo ricevuto sul tema) per ora sembra che non abbia molto apprezzato come è stata gestita questa fusione e si stanno registrando alcuni casi di ammutinamento a leggere sui forum e sui social ma speriamo che riportino la barca a veleggiare nella stessa direzione. Ma va dato atto che in queste settimane anche di fuoco per il loro call center a fronte delle nostre richieste di assistenza e risoluzione delle problematiche della nostra clientela che opera con questa banca hanno mostrato ampia disponibilità ed è auspicabile attendersi che superino questa fase di turbolenza e di modelli di business che si sovrappongono.
Per noi come società di consulenza finanziaria indipendente questa della reintroduzione delle commissioni di sottoscrizione resta naturalmente una cosa apparentemente antistorica a ben vedere perché nel mondo il vento suona proprio in direzione contraria con l’introduzione della Mifid 2 (vedi qui) e in altri Paesi come la Gran Bretagna (vedi qui) si è arrivati per legge già da 2 anni con la Retail Distribution Review a vietare non solo le commissioni di ingresso ma ad applicare soprattutto il pagamento delle retrocessioni (o rebates) ai promotori finanziari.
Negli Stati Uniti addirittura lo stesso presidente Barack Obama è intervenuto sull’argomento nonostante lobby fortissime con una dichiarazione pesante, affinché il sistema delle commissioni venga ulteriormente rivisto nella direzione di una maggiore trasparenza verso il pubblico dei risparmiatori: “«I consulenti finanziari si meritano di essere pagati, certo, ma non dovrebbero essere messi nella condizione d’approfittare dei loro clienti».
Cosa diamine sta accadendo in Italia? Sta accadendo che molte banche e reti stanno puntando sulla consulenza finanziaria “indipendente” e sull’advice o advisoring per dirla all’inglese. Questo anche perché a livello di normativa europea si sta spingendo in quella direzione. E cosa fanno sempre più reti in Italia a pensar male (ma magari pensiamo solo male..)? stanno pensando forse di obbligare di fatto la loro clientela ad acquistare la consulenza “indipendente” mettendo il risparmiatore di fronte a un’alternativa di questo tipo: se sottoscrivi un contratto di consulenza a parcella non pagherai le commissioni di ingresso sui fondi o ti riserveremo le classi più economiche; se invece vuoi continuare a negoziare i fondi come prima potrai pagare costi più salati. E se questo è il nuovo scenario capirete molte cose.
E negoziare i fondi sul mercato ora che sono quotati?
Vi è per ultimo un’altra cosa da dire e il fatto che da qualche settimana Borsa Italiana ha portato avanti il progetto di far quotare i fondi direttamente in Borsa come fossero azioni o Etf i fondi comuni d’investimento italiani o armonizzati (le cosiddette sicav). Una bella idea per favorire la possibilità per tutti i risparmiatori di negoziare i fondi anche se operano con banche magari che non offrono una vasta gamma o propongono solo quelli della casa. Con il vantaggio ulteriore di pagare commissioni uguali a quelle dell’azionario (quindi spesso basse e plafonate ovvero massimo 10/20 euro per eseguito se si opera con una banca online) e ultimo vantaggio non meno importante negoziare i fondi con le classi più economiche ovvero i costi di gestione più bassi.
Che senso ha infatti pagare delle commissioni di gestione magari elevate che servono soprattutto a pagare la forza vendita piramidale quando il fondo ve lo scegliete da soli o lo acquistate pagando un altro consulente indipendente che pagate già a parcella e che non ottiene alcuna retrocessione dai fondi che vi consiglia?
All’estero e soprattutto in Gran Bretagna per restare in Europa i fondi d’investimento con costi di gestione mini sono già una realtà perché il sistema distributivo si basa su parcelle palesi (come la consulenza offerta da SoldiExpert SCF) e non occulte ovvero fondate sul sistema delle retrocessioni. In Italia vi è molta resistenza al cambiamento e a modificare lo status quo e non vi stupirà sapere che pochissime società di gestione al momento hanno deciso di quotare a Piazza Affari i loro fondi.
Per ora sono soprattutto società piccole; le grandi società di gestione al momento nicchiano perché la maggior parte delle loro masse arrivano loro dalle reti di vendita e non vogliono troppo urtare questo canale di smercio molto importante. Ma prima o poi qualche società di gestione straniera importante (è questione di tempo) compirà il passo e probabilmente le altre la seguiranno. Al momento questo mercato è ancora piccolo e poche banche (alla faccia della libera concorrenza) consentono effettivamente di negoziare i fondi già quotati (fra queste Directa è quella che aderito per prima) perché evidentemente per loro è come andare a segare un ramo su cui sono seduti: se consentono ai risparmiatori di negoziare dei fondi con commissioni di ingresso a zero e commissioni di gestione ridotte (simili alle classi istituzionali) mentre loro cercano di far pagare commissione di gestione più elevate e pure commissioni di ingresso è evidente che il loro business ne soffrirà.
Nel breve non prevediamo di lanciare un portafoglio di fondi che seleziona solo fondi quotati a Piazza Affari ma seguiamo il fenomeno e quando il mercato sarà più ampio di quello attuale naturalmente saremo i primi ancora una volta in Italia a offrire anche questo servizio.
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Per chi non vuole negoziare fondi ma preferisce altri strumenti come gli ETF esistono sicuramente zero problemi riguardo la gamma offerta e i costi visto che sono strumenti quotati oramai da tutte le piattaforme di trading.
Sul fatto che gli ETF siano superiori ai fondi come possibili ritorni/minori costi dobbiamo però dire che in base alla nostra esperienza e 10 anni di portafogli reali le cose non stanno proprio sempre in questo modo come abbiamo spiegato in un’affollata conferenza che abbiamo tenuto a Rimini in occasione dell’ITForum e di cui potete vedere qui le slide e il video integrale.
In finanza le cose non sono mai semplici e troppo semplici come qualcuno ve le racconta (e diffidate di costoro) e noi preferiamo parlare non in base a slogan ma in base a risultati e confronti sul campo e ragioniamo per i nostri clienti come se i soldi fossero nostri. Restano in ogni caso gli ETF degli strumenti molto interessanti con cui in questi anni abbiamo ottenuto nei nostri portafogli azionari o obbligazionari ottimi rendimenti rispetto al mercato e se non è possibile per varie ragioni negoziare una vasta gamma di fondi alle condizioni che suggeriamo rappresentano la migliore alternativa.
Questa è la situazione. Ci rendiamo conto che non è facile essere sintetici visti i numerosi argomenti (ma tutti sono collegati) ma speriamo di essere riusciti a farvi capire lo stato dell’arte
In sintesi ecco le domande che consigliamo ai nostri nuovi clienti di rivolgere al loro promotore finanziario/intermediario per valutare se è ok:
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Che fondi può negoziare con la Sua banca? E’ possibile vedere un link o avere una lista di tutte le case d’investimento che è possibile negoziare e quali classi consentono di negoziare. Tutte o solo alcune con zero commissioni di ingresso?
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E’ possibile la negoziazione online? E se sì a quali condizioni? E in particolare le commissioni di sottoscrizione o ingresso sono azzerate?
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Che tipo di classi di fondi di una società di gestione offrite? Quelli con le commissioni di gestione più care o quelle più economiche?
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Quanto Le applicano di commissioni di negoziazione o spese per operazione? Le piattaforme di fondi online più diffuse azzerano le commissioni di ingresso e per la negoziazione di ciascun fondo applicano costi dai 9 ai 20 euro per operazione indipendentemente dal taglio dell’acquisto del fondo: la Sua banca offre simili condizioni?
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Nel caso di acquisti di ETF quali sono le commissioni di negoziazione applicate in percentuale e come minimo/massimo per operazione?