Dal 24 febbraio 2022 il mondo è cambiato e i Paesi emergenti, di cui anche la Russia fa parte, sono tornati sotto la lente. Tutti si chiedono se questa guerra ancora in atto affosserà alcune di queste economie perché l’intervento di Mosca in Ucraina ha rimesso in discussione gli equilibri geopolitici ed economici pazientemente costruiti negli ultimi decenni.
flussi di capitale verso quali paesi emergenti?
Il blocco sanzionatorio che si è stretto intorno alla superpotenza eurasiatica non mostra crepe e pervade ormai tutti i settori da quelli economici a quelli finanziari a quelli diplomatici. I titoli di Mosca sono stati tolti da tutti gli strumenti di investimento, indici MSCI, fondi ed ETF e questo ha di fatto portato un blocco degli investimenti verso la Russia. Cerchiamo di capire verso quali altri paesi emergenti potrebbero essere reindirizzati i flussi di investimento.
i paesi emergenti e i paesi in via di sviluppo
Prima di analizzare passato e presente dei Paesi emergenti, però, cerchiamo di capire cosa sono e perché si chiamano così. In realtà non esiste una definizione univoca. Il termine paesi emergenti è stato introdotto negli Anni ‘80 da Antoine van Agtmael, economista della Banca Mondiale. Questa definizione viene utilizzata per indicare alcuni Paesi che presentano determinate condizioni economiche, ma anche aspetti particolari in relazione allo sviluppo sociale, culturale e civile.
I Paesi emergenti sono quindi Stati che si trovano a metà strada tra i Paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati. Paese emergente è spesso utilizzato come sinonimo di mercato emergente. Ian Bremmer, studioso di politica economica, definisce i mercati emergenti come “nazioni in cui la politica importa almeno quanto l’economia”.
dunque i paesi emergenti quali sono?
Dopo averli definiti, cerchiamo ora di stenderne una lista completa. Per capire quali sono i paesi emergenti, andiamo a vedere la lista stilata dal FMI, il Fondo Monetario Internazionale. I criteri utilizzati dal fondo monetario sono tre: il reddito pro capite, la diversificazione delle esportazioni e il grado di integrazione nel sistema finanziario globale.
Secondo i dati del fondo monetario la lista di questi paesi (tra emergenti e in via di sviluppo) prevede oltre un centinaio di stati, dei quali alcuni piccolissimi. Tra i più rilevanti troviamo: Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Messico, Perù, Cina, India, Indonesia, Malesia, Filippine, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia, Sudafrica, Russia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Turchia, Ucraina, Bulgaria, Croazia, Lettonia e Lituania, come mostra il grafico sottostante.
Per fare un esempio concreto, paesi apparentemente avanzati come quelli che esportano petrolio vengono definiti dal FMI come emergenti. La ragione di ciò è dovuta al fatto che il petrolio rappresenta anche il 70% delle loro esportazioni e quindi, non avendo un’economia sufficientemente diversificata, ne sono praticamente dipendenti. Una futura crisi in termini di crollo dei prezzi del petrolio o di completa transizione verso forme di energia alternativa ne comprometterebbe l’economia.
Considerando il livello di PIL tra i Paesi emergenti, il peso maggiore è rappresentato dalla Cina, destinata, secondo alcuni studi econometrici, a equivalere o addirittura superare gli Usa in un paio di decenni. Secondo gli ultimi dati di PIL la Cina conta circa 18 mila miliardi $, seguita dall’India, con 3 mila miliardi $. A grande distanza troviamo poi Brasile, Corea del Sud e Russia, tutti con circa 1.500-1.800 miliardi di dollari. C’è ovviamente molta attesa per i dati a consuntivo del 2023 per capire gli impatti sulle economie e sul prodotto interno lordo dopo 20 mesi di guerra.
settori e Paesi negli indici Emerging Markets
Dal punto di vista degli investimenti e dei flussi finanziari, per capire meglio quanto pesano e i Paesi emergenti quali sono si fa riferimento ai principali indici internazionali. Ovvero a quegli indici che selezionano le azioni quotate presso le borse dei Paesi emergenti e che sono utilizzati come benchmark per gli ETF e i fondi che fanno riferimento a questi paesi, sia azionari sia obbligazionari. I più famosi tra i parametri azionari sono l’MSCI Emerging Markets Index e il FTSE Emerging Index. Il primo è comunque decisamente più diffuso e utilizzato.
i paesi emergenti nell’indice MSCI Emerging
Nel grafico sottostante, ricavato direttamente dal sito del MSCI, sono rappresentati sia i pesi per settori sia quelli per paesi. I settori decisamente più rappresentati a livello azionario sono quello finanziario e quello tecnologico, entrambi rappresentati al 22% e seguiti, con un peso di circa il 13%, dai consumi discrezionali.
Invece in merito al peso dei paesi emergenti nell’indice MSCI Emerging Markets troviamo la Cina al 26%, seguita da India e Taiwan con oltre il 16% e dalla Corea del Sud con un 13%. Tra i paesi con un peso rappresentativo troviamo poi il Brasile con un 6% scarso, mentre tutti gli altri complessivamente pesano il 22%.
i paesi emergenti nell’indice FTSE Emerging
Leggermente diverso è lo spaccato che risulta da un altro indice azionario: il FTSE Emerging. Come si vede dalla tabella sottostante che abbiamo ricavato dal sito di FTSE Russell Reaserch, il portale di ricerca del London Stock Exchange, ben 1238 società cinesi sono comprese nell’indice, per un peso complessivo di quasi il 30%. A seguire ritroviamo l’India, che con sole 213 società, ma molto più capitalizzate, pesa per oltre il 20%. Cina e India insieme dunque compongono da sole metà dell’indice Ftse Emerging. Scorrendo l’indice ritroviamo poi un peso considerevole anche per Taiwan, con oltre il 17% seguito dal Brasile con poco meno del 7%. La Corea del Sud non figura in questo indice perché ritenuta da FTSE un paese sviluppato e non emergente.
Come è evidente, in entrambi gli indici non compare più la Russia, esclusa appunto dopo l’aggressione all’Ucraina.
Paesi emergenti, economia mondiale e crescita
Abbiamo quindi dato la definizione di Paesi emergenti e abbiamo identificato quelli di maggior interesse per gli investimenti finanziari. Ora vediamo la situazione dei paesi emergenti nell’economia mondiale e i risultati che hanno ottenuto in questi anni, in modo da capire se vale la pena continuare a seguirli.
Partiamo dal grafico qui sotto che mostra la crescita mondiale suddivisa tra i cosiddetti paesi avanzati e quelli emergenti dal 2000 ad oggi. Fino al 2007 la quota di PIL mondiale prodotta dai paesi emergenti è meno di un terzo di quella dei paesi sviluppati ma progressivamente, soprattutto dopo la crisi finanziaria seguita al fallimento di Lehman Brothers, aumenta in modo crescente. Nel 2022, quando il PIL mondiale ha superato per la prima volta i 100.000 miliardi di dollari, oltre il 40% di questo è stato realizzato dai paesi emergenti. Quest’anno i dati del FMI, seppur non definitivi, confermano queste percentuali mentre le previsioni sono molto positive per i prossimi anni, anche perché gli effetti nefasti della guerra in Ucraina stanno penalizzando fortemente soprattutto la Russia.
Quello che si può dire dunque è che investire nei Paesi emergenti con una prospettiva di lungo periodo avrebbe premiato, ma solo in un’ottica di diversificazione e con un corretto profilo di rischio. Puntare su singole economie risulta invece molto più rischioso rispetto ad un’approccio che li tenga in considerazione a livello complessivo.
Paesi emergenti, economia mondiale e crescita sono dunque strettamente correlati.
Il grafico è stato elaborato da Soldiexpert SCF su dati del FMI.
PIL Cina, PIL USA e PIL Russia: chi pesa di più?
Un’ulteriore conferma dell’interesse per le economie emergenti arriva dal confronto del PIL tra le grandi aree economiche mondiali.
Se osservate la Tabella sottostante, cosa vedete? Un elemento importante è che i Paesi emergenti a livello di prodotto interno lordo rappresentano complessivamente la prima economia del globo. Invece, tra PIL Cina, PIL USA e PIL Russia: chi pesa di più?
La risposta è facile perché sono gli Stati Uniti a dominare la classifica, anche se il PIL USA e il PIL dell’Unione Europea restano più o meno appaiati. Per quanto riguarda i mercati emergenti, anche se togliessimo il PIL Cina le cose non cambierebbero e tutti insieme continuerebbero a svettare. Ancora meno influente della Cina, poi, è l’ormai traballante PIL Russia, che risulta essere inferiore a quello USA di dieci grandezze.
Certo, Cina e Stati Uniti sono Paesi singoli, mentre come è noto l’Unione Europea e i Paesi emergenti comprendono ognuno economie di 25-30 Stati. Ma i Paesi emergenti, a differenza dell’Unione Europea, sono politicamente, socialmente ed economicamente molto distanti uno dall’altro. Quindi si trovano in una posizione di maggiore debolezza e maggiormente soggetti alle politiche di altri. La risposta alla domanda inziale ‘PIL Cina, PIL USA e PIL Russia: chi pesa di più?’ conferma che gli Stati Uniti guidano il mondo industrializzato, ma è la Cina a guidare gli emergenti, che rappresentano la maggiore area economica del pianeta.
TABELLA – Confronto PIL 2023 (miliardi $)
Aree economiche | PIL |
Mondo | 104.000 |
Paesi Emergenti | 43.500 |
Cina | 17.700 |
USA | 26.900 |
EU | 18.300 |
EUM | 15.500 |
Italia | 2.100 |
Russia | 1.800 |
Elaborazione SoldiExpert SCF su dati FMI. Il PIL 2023 è una stima su dati di ottobre 2023
Azioni Paesi emergenti: rischio calcolato?
Diamo adesso uno sguardo d’insieme ai mercati azionari dei Paesi emergenti. Nel grafico sottostante, tratto da Fida Informatica, è illustrato l’andamento dell’indice MSCI Emerging Markets Index negli ultimi quindici anni, ovvero dalla crisi finanziaria del 2008. E’ evidente che, nonostante l’accelerazione del PIL dei paesi emergenti, questo fenomeno non si è riflesso sui mercati azionari.
Infatti il PIL, che registra la crescita dell’economia nel suo complesso, sale progressivamente senza grossi strappi mentre l’indice di borsa, invece, subisce violente scosse al rialzo e al ribasso in periodi anche molto brevi. Negli ultimi due/tre anni in particolare, prima con il Covid e poi con la guerra in Ucraina, i mercati sono stati fortemente penalizzati. Ma perché?
La ragione è semplice: la borsa è soggetta a paure ed emozioni che si scatenano in occasione di grandi e piccoli eventi, e questi sono spesso del tutto imprevedibili. Come è stato nel caso dello scoppio della guerra in Ucraina. A questo si deve poi aggiungere il fatto che spesso nei paesi emergenti borsa è spesso un sinonimo di montagne russe, mentre invece le economie si sviluppano lentamente, seguendo cicli anche decennali.
Che dire dunque che i Paesi emergenti sono un rischio calcolato? Non si può affermarlo con certezza: diciamo piuttosto i paesi emergenti rappresentano un asset e un rischio da calcolare bene.
Dal 1970 a fine 2021 il rendimento medio annuo dei Paesi Emergenti (+8,8%) è stato di poco inferiore a quello Usa ma ha mostrato un drawdown, ovvero la massima escursione negativa del -56%!
per approfondire i paesi emergenti
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Se vuoi intanto approfondire gli argomenti trattati:
Ascolta il podcast di Radio Borsa Russia e Cina, amici o nemici contro il resto del mondo?
Oppure leggi i testi (in inglese) dell’economista Antoine Van Angtmael sui mercati emergenti: “The World’s Emerging Stock Markets” (1992); “Emerging Markets Century” (2013); “The Smartest Places on Earth” (2018)