IPO ENAV, CONVIENE? TENTA L’ATTERRAGGIO A PIAZZA AFFARI. E PUR DI QUOTARSI RICORRE ALLE ACROBAZIE FINANZIARIE.

La privatizzazione di ENAV dopo diversi slittamenti e turbolenze entra nel vivo. Lo Stato cederà poco meno del 50%. Ed è disposta quasi a tutto pur di far cassa. Pure a svendere un bene pubblico e staccare dividendi generosi. Ce lo chiede l’Europa e faremo felici i banchieri d’affari che sono pronti a sottoscrivere ora le azioni.

MoneyReport, il blog di SoldiExpert SCF

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Sono partite ieri lunedì 11 luglio (con termine il 21 luglio) le manovre di atterraggio per la quotazione di Enav, la società nazionale per l’assistenza al volo che si occupa del controllo del traffico aereo ed è detenuta al 100% dal Ministero del Tesoro.

Un unicum nel panorama borsistico poiché si è visto di quotare di tutto, ma mai una società che regola il traffico dei voli aerei. In Francia DSNA (leader in Europa) o in Svizzera SkyGuide restano saldamente sotto il controllo statale senza imbarcare azionisti privati a bordo.

L’Italia invece gioca la carta della privatizzazione perché “ce lo chiede l’Europa” e deve cercare di rispettare il ruolino di marcia che prevede di raggiungere nel 2016 l’obiettivo di privatizzazioni pari allo 0,5% del Pil. Un target che il ministro del Tesoro  Pier Carlo Padoan vuole rispettare costi quel che costi con la cessione ora del 49% di Enav e poi in autunno di un’altra quota di Poste Italiane visto che la prevista quotazione di Ferrovie delle Stato è andata fuori binario.

E così ora tocca alla società per la quale lavorano gli “uomini radar”, i controllori del traffico aereo e che ha visto in questi anni i vertici succedersi dopo diversi scandali con l’ingresso anche della magistratura di casa in Enav con indagini per corruzioni, appalti sospetti, sovrafatturazioni per la creazione di fondi neri e pure naturalmente “parentopoli” con l’assunzione di figli di dirigenti.

Ci si riprova e lo scorso anno in ENAV è arrivata Roberta Neri nel ruolo di amministratore delegato che vanta nel suo curriculum diverse poltrone  (fra cui un posto nel cda di Acea)  e un’interessante presenza  dal 2006 al 2009 nel Cda di Publiacqua, la società che si occupa del ciclo integrato dell’acqua a Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo. Firenze, l’ombelico del mondo.

Ma ha un senso questa operazione per lo Stato italiano? Si tratta in fin dei conti di servizi in totale regime di monopolio e legati alla sicurezza dei trasporti, un asset strategico. Non c’è il rischio che si faccia un regalo alle banche d’affari che curano il collocamento e agli investitori istituzionali che saliranno a bordo e si svenda un bene pubblico? E proprio quando lo stesso Stato italiano sembra prepararsi a mettere soldi nelle banche private che rischiano di saltare.

La domanda è legittima e se la stanno facendo un po’ increduli molti analisti finanziari e osservatori che faticano a comprendere la ratio dell’ennesima privatizzazione all’italiana per incassare, se andrà bene, meno di 900 milioni di euro.  Enav è addirittura una delle rare società in Italia soggette al controllo della Corte dei Conti su cui l’organo dello Stato deputato alla Vigilanza dei conti pubblici ha espresso in questi anni giudizi positivi, risultando fra “i service provider più efficienti in Europa sia in campo operativo che in campo economico”.

“Enav è una società con un business fortemente regolato, stabile, con una buona generazione di cassa che può garantire cospicui dividendi. E che probabilmente ha forti margini di miglioramento. Dal punto di vista del venditore è difficile comprenderne la logica – osserva Emanuele Oggioni,  gestore azionario basato in Svizzera – Se Enav fosse stata in mano a un azionista privato o a un private equity, l’avrebbero portata in Borsa con molto più debito e avrebbero prelevato in modo massiccio  le riserve con l’assegnazione di un maxi dividendo invece che spartire quasi 400 milioni di riserva con i soci di minoranza. Evidentemente vale il detto ‘pochi, maledetti e subito’ e quei soldi il Tesoro deve averli promessi di raggranellare costi quel che costi”.

Qualche numero per capire. Enav ha fatturato nel 2015 circa 859 milioni di euro e ha chiuso l’esercizio con un utile netto di 66 milioni di euro. Nei 3 ultimi esercizi Enav ha pagato circa 38 milioni di euro all’anno di dividendi e questo valore subirà un forte incremento nei prossimi anni poiché è stato già deliberato che si attingerà alle riserve. Nell’ultimo cda dell’8 giugno si è infatti deciso di proporre la distribuzione di un dividendo per l’anno corrente di 95 milioni di euro e per gli anni successivi la politica resterà generosa e non inferiore all’80% del flusso di cassa normalizzato, gli utili più gli ammortamenti esclusi gli investimenti.

Per collocare Enav in Borsa gli gnomi che curano il collocamento sono  arrivati (con sconti e mega sconti per tenere conto della fase più difficile dei mercati dopo la Brexit) a un intervallo di valutazione compreso tra un minimo di 1.571 milioni di euro ed un massimo di 1.896 milioni di euro ovvero una forchetta di prezzo fra 2,9 e 3,5 euro per azione.

Un prezzo da saldi estivi se si considera che in via ordinaria questa società può già garantire un dividendo del 3% annuo che con il dividendo maggiorato quasi raddoppierà nei prossimi esercizi. Utili che lo Stato poteva distribuire ma che ha preferito invece mettere a riserva per poi spartire con gli azionisti privati per incentivarli a salire a bordo.

“Un dividendo del 5-6% annuo è un ritorno molto attraente nell’era degli interessi negativi ed ed è un buon riparo per i capitali dei nostri clienti che cercano un investimento di alta qualità nel medio periodo” sintetizza un money manager su GlobalCapital.com, un sito frequentato dagli investitori istituzionali di tutto il mondo.

enav

“Con queste cifre si tratta di un vero e proprio flop con danni incalcolabili per gli stessi equilibri aziendali considerando che a malapena queste risorse potrebbero coprire l’assurda politica di dividendi decisa lo scorso giugno” ha spiegato il deputato pentastellato Paolo Romano che ha annunciato un esposto alla Corte dei Conti. Anche perché, con la quotazione di Enav, le casse dello Stato dovranno anche rinunciare alla metà dei dividendi che il gestore del trasporto aereo civile distribuirà nei prossimi anni attingendo a un bacino di riserve da 400 milioni.

Diversi gestori per questi motivi sono interessati al collocamento e anche i piccoli risparmiatori possono provare a sottoscrivere tramite la propria banca le azioni ma sono sfavoriti dato che si è preferito riservare agli investitori istituzionali il 90% dell’offerta.

E’ Rothschild Global Advisory  l’advisor finanziario del Ministero dell’Economia e delle Finanze mentre intervengono Barclays Bank, Credit Suisse  e Mediobanca quali coordinatori dell’Offerta Globale di Vendita insieme a Banca IMI, J.P. Morgan PLC e Unicredit come joint bookrunner.

Anche i dipendenti dell’Enav possono partecipare al collocamento e sono loro considerati dagli analisti il punto più grande di forza (per la grande preparazione) ma anche di potenziale debolezza delle società.  Possono infatti mandare nel caos la società (e far scendere i ricavi) in occasione degli scioperi che secondo le principali compagnie aeree europee vedono proprio l’Italia nella lista dei Paesi dalle relazioni sindacali più conflittuali. E il 31 dicembre 2016 è in scadenza il rinnovo del contratto nazionale del Trasporto Aereo e i sindacati da mesi sono già sul piede di guerra su welfare, reddito e  contrattazione nazionale. Il 71% dei dipendenti di ENAV risulta iscritto alle principali organizzazioni sindacali che sono circa una decina di sigle.

E con la quotazione in Borsa di Enav qualcuno del settore preconizza che questo fronte diventerà ancora più caldo.

 

@soldiexpert

Questa è la versione integrale dell’analisi condotta per “Il Fatto Quotidiano” del 12/7/2016 dall’Ufficio Studi di SoldiExpert SCF e Salvatore Gaziano

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