(aggiornamento del 1 marzo 2021: in un’intervista a RadioBorsa l’avvocato Letizia Vescovini spiega le responsabilità delle banche nel collocamento di questo titolo e i ricorsi all’Arbritro per le Controversie Finanziarie che ha seguito personalmente ottenendo in diversi casi pronunce favorevoli al cliente cui è stata rimborsata in parte o in toto la perdita subita. Qui l’intervista )
(aggiornamento del 27 febbraio 2018: è stata prorogato il termine per l’individualizzazione all’8 marzo quindi chi detiene le obbligazioni Portugal Telecom ed è inciampato in questa vicenda ha ancora qualche giorno di tempo per insinuarsi al passivo)
Per il Portogallo la primavera dell’economia sembra essere ritornata a vedere gli ultimi dati sul Pil (+2,7% ai massimi dell’ultimo decennio) ma i detentori delle obbligazioni Portugal Telecom, la più grande compagnia di telecomunicazioni in Portogallo, stanno vedendo un altro film.
Nel 2013 questo operatore si è fuso con la controllante, la società brasiliana OI per creare un gigante da 17 miliardi di dollari che doveva conquistare il mondo. Qualcosa è andato storta e OI Brasil è saltata sotto il peso dei debiti e le attività sane di Portugal Telecom sono state vendute al gruppo olandese Altice. Ma coloro che detenevano i bond di Portugal Telecom (e ci sono molti risparmiatori italiani) devono vedersela con la vecchia gestione e ora entro lunedì 26 febbraio devono insinuarsi al passivo se vogliono avere qualche probabilità di portare a casa qualcosa e che si stima intorno al 50%.
Per vedere riconosciuto il proprio credito e partecipare alla procedura in corso occorre però trovare un avvocato locale in Brasile…che segua la pratica e in questi giorni molti risparmiatori italiani stanno letteralmente ballando la samba per cercare di capire come gestire questa situazione.
“Anche perché fra di loro ci sono anche risparmiatori – spiega Letizia Vescovini, esperta in diritto bancario – che si sono trovati in portafogli questi titoli come frutto di consigli della loro banca o del loro consulente. E l’approccio seguito dagli intermediari bancari che ho potuto rilevare seguendo alcune di queste pratiche di ‘risparmio tradito’ è sostanzialmente del tipo ‘arrangiatevi’”.
Ovvero se volete partecipare a questo piano di ristrutturazione (l’opzione che sembra più favorevole) prendetevi a vostre spese un avvocato in Italia o in Brasile oppure liquidate i titoli e metteteci una pietra sopra.
Per chi non fa nulla e non aderisce al concordato viene assegnata in automatico uno zero coupon bond (obbligazione senza cedola) a 25 anni e rimborso del capitale in tranche del 20% annue a partire dal ventunesimo. Ma il debitore si è riservato la clausola in qualsiasi momento di chiudere la procedura rimborsando il 15% del debito in essere. Una bella fregatura.
I risparmiatori italiani coinvolti in questa vicenda che ricorda casi come quella delle obbligazioni dell’Argentina o di Cirio e Parmalat e che si sono fidati spesso di quelle che gli esperti di finanza comportamentale chiamano trappole mentali e “home bias” (se volete approfondire ne abbiamo parlato molte volte e per esempio qui) come fidarsi a investire nei titoli «familiari», perché percepiti come non rischiosi. “Figurati se oggi una società di telecomunicazioni può fallire..” il ragionamento sotteso.
E molti risparmiatori italiani rischiano di scottarsi non poco perché i bond Portugal Telecom in circolazione avevano tagli minimi elevati, da 50.000 in su e per questa ragione si sono imbottiti.
“C’è chi si è visto proporre questi titoli dalla banca in servizio di gestione e consulenza – spiega l’avvocato modenese Letizia Vescovini – e già seguivo alcune di queste pratiche per chiedere giustizia all’Arbitro delle Controversie Finanziarie – nonostante un merito di credito nettamente peggiorato”.
E ci sono poi risparmiatori che hanno in execution only acquistato questi titoli (magari perché sulla Rete qualche guru o esperto le consigliava come un’ottima opportunità su cui buttarsi) perché promettevano un rendimento elevato come il 6-7% e solo 2 anni fa il rating era BB+
E cosi chi pensava di fare l’affarone è rimasto con il cerino in mano.
Una sintesi di questo articolo di Salvatore Gaziano è stata pubblicata su “Il Fatto Quotidiano” del 21 febbraio 2018