OPA a 1,9 euro sulle azioni Alerion Clean Power. Per F2i valeva nel 2008 oltre 9 euro

Il gruppo altoatesino Fri-El Green Power lancia un’offerta pubblica di acquisto sulle azioni Alerion Clean Power. E’ stato nel 2008 il primo investimento del fondo chiuso F2i lanciato da Cassa Depositi e Prestiti benedetto dall’allora presidente Vito Gamberale a favore della società di Giuseppe Garofano detto il Cardinale. Ma il vento delle rinnovabili è girato contro.

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“Compra basso e vendi alto” è il motto preferito degli speculatori di Wall Street ma al Fondo Italiano per le Infrastrutture (Fondo F2i ), il più grande fondo chiuso italiano nato nel gennaio 2007 per iniziativa di Cassa Depositi e Prestiti (Ministero dell’Economia) insieme a istituti, fondazioni bancarie e casse di previdenza, questa regoletta piace anche se applicata al contrario.

E’ di questi giorni che sulla prima partecipazione acquisita nel maggio 2008, Alerion Clean Power, è stata lanciata un’offerta pubblica di acquisto sul 30% delle azioni da parte del gruppo altoatesino Fri-El Green Power.
Il prezzo a cui questo gruppo specializzato nelle energie rinnovabili si offre di acquistare le azioni Alerion Clean Power? 1,9 euro per azione. Peccato che il prezzo a cui il fondo F2i era entrato nel capitale della società era leggermente più alto: oltre 9 euro per azione (quasi cinque volte di più).

 

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All’epoca di questa acquisizione benedetta da Vito Gamberale, allora potentissimo presidente del F2i (partecipato al 16,5% dalla Cassa Depositi e Prestiti), non mancarono le perplessità per un’acquisizione così generosa (con un premio sui corsi di Borsa) che faceva sicuramente un grande regalo al fondatore e allora presidente di Alerion, Giuseppe Garofano. E dove la compagnia di giro era abbastanza riconoscibile visto che fra i presidenti di Alerion e poi consiglieri compariva anche un certo Ettore Gotti Tedeschi destinato a diventare presidente proprio del fondo F2i e n.1 dello Ior, già consigliere di Cassa Depositi e Prestiti e consigliere personale di Giulio Tremonti nonché docente di Etica delle Finanza all’Università Cattolica di Milano. L’uomo che aveva fatto il “miracolo” per conto di Emilio Botin di Banco Santander di vendere Banca Antonveneta al MPS di Giuseppe Mussari a carissimo prezzo, inguaiando poi il gruppo bancario senese.

Un peso piuma quello di Alerion a Piazza Affari in questi anni come capitalizzazione borsistica ma con un consiglio di amministrazione ricco di banchieri e finanzieri potenti che hanno trovato in questa società un potente crocevia.

 

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Un nome non certo di primo pelo nelle cronache finanziarie italiane quello di Giuseppe Garofano. Ex presidente di Montedison, all’epoca soprannominato il Cardinale per la sua abilità nel muoversi tra gli affari con il passo felpato degli ecclesiastici e soprattutto per la sua militanza nell’Opus Dei. Un personaggio di primo piano negli anni roventi di Tangentopoli già condannato a 2 anni e 3 mesi per finanziamento illecito nel maxi-processo Enimont.

Con l’ingresso di F2i in Alerion Clean Power i piani di crescita di questa società sembravano destinati a spaccare il mondo puntando a 500 megawatt nell’eolico oltre che diventare uno dei protagonisti del settore delle rinnovabili e fra i poli aggreganti. Fra i soci imbarcati in questo cambio di pelle (all’epoca Alerion Industries grazie a questa iniezione di liquidità cambio’ pelle e cedette tutte le partecipazioni non core) insieme al F2i il Monte dei Paschi di Siena e la Premafin di Salvatore Ligresti.

Le cose non sono andate molto bene a vedere il titolo in Borsa Alerion che in questi anni è sceso giù come un piombo passando dagli 8 euro del luglio 2007 agli 1,6 euro di quest’anno. L’espansione di Alerion Clean Power ha visto la potenza installata salire a 270 megawatt su 10 impianti eolici dislocati in Italia (Campania, Puglia e Sicilia) e uno in Romania. E tutto il settore delle energie pulite ha visto le ambizioni smorzarsi complice una concorrenza sempre più agguerrita e incentivi che nel corso degli anni si sono sempre più ridotti.

E così i risparmiatori a cui avevano venduto l’ennesima favola del settore del futuro che doveva solo salire (questa volta quello delle energie pulite) ne sono rimasti scottati. Per averne un’idea basta vedere l’andamento di uno dei primi fondi d’investimento passivi del settore, il PowerShares Global Clean Energy (Isin IE00B23D9133); rispetto ai massimi del 2007 è ancora oggi in negativo di oltre il 50%.

Il gruppo Fri-El Green Power, fondato nel 1994 e che ha lanciato l’opa volontaria su Alerion Clean Power, aveva tentato senza riuscirci nell’autunno 2007 la strada della quotazione in Borsa per le avverse condizioni dei mercati ma anche per i multipli giudicati elevatissimi dagli investitori con cui aveva tentato lo sbarco accompagnata da Unicredit .

Obiettivo ora di FRI-EL Green Power, azienda industriale fondata nel 1994 dai fratelli Gostner di Bolzano, è quella di mettere a disposizione di Alerion il proprio know-how nell’efficientamento della gestione dei parchi eolici. Ma il prezzo con cui i bolzanini (ora nella parte dei compratrori) tentano l’assalto ad Alerion Clean Power non sembra particolarmente generoso e a Piazza Affari c’è chi già scommette su un possibile rilancio.

Tra gli azionisti di Alerion Clean Power figurano con il 15,716% F2i, Amber Capital con il 15,102%, Nelke (gruppo Garofano) con il 6,855%, il piacione Alfio Marchini (già 2 volte candidato sindaco a Roma) con il 4,46%, Bunford Dominic con il 3,348%, Aladar con il 3,347% e Financiere Phone con il 3,245%. Una selva di società domiciliate in alcuni dei più noti paradisi fiscali e bancari europei.

E vi è da segnalare che all’ultima assemblea di Alerion Clean Power il socio Amber Capital, uno dei fondi statunitensi più attivi a Piazza Affari, ha presentato 2 pagine di osservazioni e rilievi sulla gestione della società giudicata in questi anni carente sotto diversi punti di vista. Dai numerosi errori di valutazione sulla realizzabilità di alcuni progetti alla struttura societaria poco snella e sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze della società; dal costo giudicato eccessivo del consiglio di amministrazione di oltre 1,2 milioni di euro l’anno alle consulenze giudicate troppo generose (fra cui una da 200.000 euro al “Cardinale” Giuseppe Garofano). La sua fede in Alerion in questi anni è stata ben riposta.

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