Questo Natale non sarà tanto buono. Almeno per il Dottor Carlo Bertini, lo zelante funzionario di Banca d’Italia (attualmente sospeso dall’incarico e dalla retribuzione) che ha parlato in prima serata sulla RAI, nella trasmissione Report dello scorso 13 dicembre, dello scandalo dei diamanti venduti a prezzi gonfiati agli sportelli di Banca Monte dei Paschi di Siena.
Bertini ha ricoperto dal 2 ottobre 2017 all’8 novembre 2019 l’incarico di coordinatore a livello nazionale nell’ambito del Joint Supervisory Team responsabile della supervisione sul gruppo MPS.
Secondo quanto ha denunciato questo funzionario nel corso della trasmissione, Bankitalia avrebbe potuto avviare un’attività sanzionatoria nei confronti della banca e dei vertici (Fabrizio Viola e Alessandro Profumo) che non potevano non sapere, secondo le carte raccolte da Bertini. Ripercorriamo brevemente la vicenda dello scandalo dei diamanti che ha visto coinvolto anche un funzionario di Bankitalia fino al tristissimo epilogo di questi giorni.
Scandalo dei diamanti: cosa è successo?
Un funzionario di Bankitalia lo scorso 13 dicembre è andato sulla Rai a denunciare l’istituzione per cui lavorava che è preposta alla vigilanza sul sistema bancario come abbiamo raccontato in questo articolo “Banca MPS e l’accusa di un ispettore di Banca d’Italia: vertici sapevano dei diamanti a prezzi gonfiati” ripreso dal sito Dagospia.
Riguardo allo scandalo dei diamanti cosa è successo quindi? E chi ne ha parlato?
Dello scandalo dei diamanti ne abbiamo parlato nei giorni successivi alla trasmissione Report in pochissimi tra cui noi sul blog MoneyReport e Nicola Borzi su Il Fatto Quotidiano. Gli altri? Non pervenuti tranne MF che l’altro giorno ha dedicato al caso la prima pagina visto che il governatore della Banca d’Italia sarà “audito” dalla Commissione d’inchiesta parlamentare sul sistema bancario.
E stiamo parlando di una delle due istituzioni (l’altra è la Consob) che vigilano sulle banche e hanno il compito anche di tutelare i risparmiatori. Possibilmente prima che le cose accadano e che fenomeni di “risparmio tradito” coinvolgano migliaia di innocenti. Come potrebbe essere lo scandalo dei diamanti.
La Banca d’Italia ha il compito di vigilare sulla trasparenza e correttezza, sui rischi legali e di reputazione connessi all’esercizio dell’attività bancaria. Se trova del marcio può sanzionare la banca (fino al 10% del fatturato) e anche rimuovere e sanzionare i vertici. Recentemente è stata messa in cattiva luce dalla trasmissione Report.
Secondo il funzionario di Bankitalia a capo della task force incaricata di indagare su MPS e sulla vendita di diamanti agli sportelli, c’erano tutti gli elementi per sanzionare la banca e i vertici relativamente alla vendita di pietre preziose a prezzi gonfiati.
Peccato che la Banca d’Italia non ha fatto nessuna delle due cose, non ha sanzionato né la banca né i vertici per lo scandalo dei diamanti, con motivazioni che ha spiegato in un lungo comunicato in cui la principale motivazione sembra una formalità: l’operazione di “compravendita di diamanti con società specializzate attraverso il canale bancario non è un’attività finanziaria; pertanto, a essa non si applicano né le disposizioni né i controlli previsti dal testo unico bancario in materia di trasparenza e correttezza”.
Come questo prendere le distanze dalla vendita dei diamanti a prezzi gonfiati agli sportelli di banca MPS si coniughi con la decisione della Banca d’Italia di costituirsi parte civile nel procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Milano nei confronti di 105 persone fisiche e 5 società, di cui 4 banche (Unicredit, Banco-BPM, Banca Aletti e anche MPS!) è difficile da mettere insieme per persone come me che guardano alla sostanza.
Come pensare che un’istituzione, che di numeri se ne dovrebbe intendere, ritenga che l’AGCM, l’autorità per la concorrenza e il mercato abbia irrogato “significative sanzioni pecuniarie”, quando i guadagni derivanti dalla vendita dei diamanti stimati per difetto dalla Procura di Milano nel caso di Banca Monte dei Paschi di Siena ammontano a 35 milioni di euro e la sanzione è stata di 2 milioni di euro!
Per quanto riguarda invece la Consob “ribadendo i contenuti di una precedente comunicazione del maggio 2013, ha precisato che la disciplina di trasparenza sui servizi di investimento – per la quale è responsabile – non è applicabile alla vendita di diamanti o di altri beni materiali, anche quando avvenga attraverso il canale bancario” si legge nel comunicato della Banca d’Italia. Anche la Consob insomma si è chiamata fuori.
funzionario di Bankitalia: dai diamanti allo stipendio sospeso
L’unico al momento a pagare per lo scandalo dei diamanti, oltre a molti risparmiatori che li hanno comprati a prezzi gonfiati, è il soldato Bertini, il funzionario di Bankitalia, che dopo aver cercato in tutti i modi di spingere l’Autorità di Vigilanza a dare l’impressione – parole sue – “di non essere lì a pettinare le bambole” è stato invitato nel mese di dicembre del 2019 dalla Banca d’Italia a sottoporsi ad accertamenti medici presso una struttura sanitaria pubblica miranti a valutarne l’idoneità al lavoro.
Non solo, questo zelante funzionario di Bankitalia è stato anche allontanato dall’incarico di vigilanza su MPS e demansionato. E’ di questi giorni la mazzata finale: il dottor Bertini il 17 dicembre è stato sospeso per un anno dal lavoro e dalla retribuzione.
E non è uno stipendio qualsiasi quello dei dipendenti della Banca d’Italia. I 6671 dipendenti di Bankitalia (dati al 31.12.2000) costano ogni anno 839 milioni di euro per uno stipendio medio per dipendente superiore ai 120 mila euro.
Se vogliamo chiederci quanto è costato esporsi al Dottor Bertini, di cui non conosciamo lo stipendio e quindi procediamo per ipotesi, ora l’idea di un numero ce l’abbiamo. Ed è come uno schiaffo. Ma in tutta questa vicenda, al funzionario di Banca d’Italia è arrivata anche una carezza. Nel comunicato della FALBI l’Organizzazione Sindacale di maggioranza relativa in Banca d’Italia, Consob, IVASS, come dire le massime autorità di vigilanza in Italia sul settore bancario e assicurativo, leggiamo parole di grande solidarietà e apprezzamento verso Carlo Bertini e una condanna senza appello per quanto accaduto.
Si è “affermato un pericoloso precedente per tutti i Colleghi della Banca che, da questa vicenda – scrive la Falbi in un comunicato – traggono una inequivocabile lezione: in Banca è opportuno “legare l’asino dove vuole il padrone”, perché ogni gesto di autonomia di giudizio, che dovesse contrastare con il volere dei superiori, può essere foriero di gravi conseguenze. In sostanza si è cancellato il principio di indipendenza che è fondamentale prerogativa del funzionario pubblico e soprattutto di chi agisce all’interno di un’Istituzione di regolamentazione e controllo. Riteniamo che i rischi reputazionali della Banca non derivino dai comportamenti di Carlo Bertini, bensì dalla gestione dell’intera vicenda messa in atto dalla Banca e dai suoi più alti esponenti.”
Buon Natale senza stipendio al Dottor Carlo Bertini, un uomo che ha fatto solo il suo dovere ma non è stato né apprezzato né sostenuto dai suoi superiori e sicuramente non farà mai carriera, perché lui le cose spaventose che ha visto non se le è fatte scivolare addosso.
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