Earning per share (EPS)

Ovvero utile per azione. Si calcola prendendo l’utile netto di un’azienda e dividendolo per il numero delle azioni in circolazione.

Earnings Before Interest and Taxes (EBIT)

L’EBIT misura la redditività di una società senza tener conto del costo del capitale (interessi) e delle imposte.

EBITDA

Acronimo che indica l’utile prima di interessi, imposte, ammortamenti ed è una misura della performance operativa di un’azienda. In sostanza, è un modo per valutare le prestazioni di un’azienda senza dover prendere in considerazione le decisioni finanziarie, contabili o il contesto fiscale.

ECN

Si intende una rete elettronica che riunisce i principali intermediari finanziari e operatori, consentendo loro di trattare senza ulteriori intermediari.

Enterprise Value (EV)

Il multiplo aziendale è un indicatore finanziario utilizzato per determinare il valore di un’azienda e si può tradurre nel prezzo che dovrebbe pagare chi volesse acquisire una determinata azienda (debiti inclusi). Se per esempio la società X ha una capitalizzazione di borsa di 40 milioni di €, debiti in totale per 45 milioni di €, denaro in cassa per 500 mila €, l’EV sarà 40+45-0,5=84,5 milioni di €, che rappresentano l’effettivo costo assunto dal compratore per l’esborso in denaro e per l’impegno a rimborsare i debiti, al netto delle disponibilità in cassa acquisite con l’azienda. L’EV è utilizzato per il calcolo dei rapporti EV/EBIT ed EV/EBITDA, utili nei confronti tra imprese simili per attività. Multipli inferiori sensibilmente per la società X rispetto alle concorrenti denotano che verosimilmente la società X potrebbe essere sottovalutata.

Equity Risk Premium

Il premio per il rischio azionario è “il rendimento aggiuntivo che il mercato azionario offre rispetto ad un investimento privo di rischio”, ovvero il premio che un investitore riceve (o per lo meno vorrebbe ricevere) come compenso per assumersi maggiori rischi rispetto a un investimento risk free (privo di rischio, vedi definizione).

ESG

Il rating ESG (o rating di sostenibilità) è un giudizio sintetico che certifica la solidità di un emittente, di un titolo o di un fondo dal punto di vista delle performance ambientali, sociali e di governance. L’acronimo ESG è composto da tre parole (Enviromental, Social and Governance) che a loro volta racchiudono tre distinti universi di sensibilità sociale. Il primo è quello dell’ambiente, che comprende rischi quali i cambiamenti climatici, le emissioni di CO2 (biossido di carbonio), l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, gli sprechi e la deforestazione. Il secondo include le politiche di genere, i diritti umani, gli standard lavorativi e i rapporti con la comunità civile. Il terzo universo è relativo alle pratiche di governo societarie, comprese le politiche di retribuzione dei manager, la composizione del consiglio di amministrazione, le procedure di controllo, i comportamenti dei vertici e dell’azienda in termini di rispetto delle leggi e della deontologia. Il concetto di investimento sostenibile è più ampio di altri comunemente usati in questo campo. Ad esempio, socially responsible investing (Sri) fa generalmente riferimento a un approccio che esclude determinati titoli per motivi etici (azienda armi, bevande alcoliche, tabacco…).
Privilegiare fondi o ETF di tipo ESG, ovvero che selezionano le società che mostrano maggior impegno verso gli investimenti sostenibili è bello, giusto e più redditizio come ammiccano diverse pubblicità…. È questo un concetto che l’industria del risparmio gestito, ma anche gli stessi regolatori in Europa, stanno sempre più facendo proprio ed è quasi l’ultimo grido in fatto di asset allocation (fino naturalmente al prossimo…).
Chi investe può avere vari criteri obiettivo fra cui non necessariamente la massimizzazione dei guadagni e minimizzazione dei rischi ma anche un approccio di tipo “socialmente responsabile” può essere compreso. Ognuno dei propri soldi può fare quello che vuole e sicuramente privilegiare aziende con comportamenti maggiormente etici o ecologici non è certo un’idea da biasimare e la sensibilità degli investitori occidentali va sempre più anche in questa direzione perchè la richiesta di trasparenza ed equità sono valori in crescita nella nostra società occidentale.
Non è però la panacea talvolta troppo generosamente raccontata. Da qualche tempo alcune ricerche stanno cercando di dimostrare che un simile approccio è sempre il migliore e che scegliere investimenti ESG o SRI significa ottenere nel tempo rendimenti migliori rispetto a quelli tradizionali.
Una maggiore cautela o serie di avvertenze forse sarebbe necessaria visto che molte di queste analisi sono fatte su periodi storici tutto sommato limitati e anche a guardare l’andamento di molti fondi o ETF nell’ultimo anno è facile rendersi conto che un numero elevato ha fatto peggio degli indici tradizionali come nell’azionario l’indice MSCI World per l’azionario mondiale. Non esistono ricette facili per guadagnare o non perdere e nel 2008 basterebbe ricordare l’andamento di molti fondi o ETF legati alle energie rinnovabili che scoppole si presero (anche superiori al 70% e non si sono quasi più ripresi come l‘Etf Ishares Global Clean e diversi fondi tematici) quando anche allora l’ordine di scuderia di molte società di gestione era convincere molti risparmiatori di aver trovato l’investimento “perfetto” e “giusto”.

Esuberanza irrazionale

La frase esuberanza irrazionale fu coniata da Alan Greenspan, presidente all’epoca della Federal Reserve, in un discorso del 5 dicembre 1996 all’American Enterprise Institute. Nel discorso, Greenspan evidenziava come i valori borsistici soprattutto legati al comparto tecnologico avevano raggiunto quotazioni eccessive e difficilmente sostenibili. È anche il titolo di un famoso libro “Irrational Exuberance” scritto nel marzo 2000 dall’economista americano Robert J. Shiller, professore alla Yale University e vincitore del premio Nobel 2013.

Euribor

È l’acronimo della dicitura inglese Euro Interbank Offered Rate. L’Euribor rappresenta il tasso medio d’interesse con cui circa 25/40 istituti bancari europei (le cosiddette “banche di riferimento”) effettuano le operazioni interbancarie di scambio di denaro nell’area Euro. È un tasso che viene usato in moltissime operazioni finanziarie (ad esempio i mutui). Nel 2008 scoppiò uno scandalo sulla manipolazione di questo tasso da parte di banche di primo piano come Barclays, Crédit Agricole e Société Générale, assieme alla tedesca Deutsche Bank. Tutte subirono pesanti condanne per miliardi di euro e i funzionari coinvolti finirono in prigione.

Euro OverNight Index Average (Eonia)

Tasso di interesse di riferimento per le operazioni overnight in euro. Il tasso Eonia è il tasso cui fanno riferimento le operazioni a brevissima scadenza (overnight) ed è calcolato come media ponderata dei tassi overnight delle operazioni svolte sul mercato interbancario comunicati alla Banca Centrale Europea (BCE) da un campione di banche operanti nell’area euro (le maggiori banche di tutti i paesi dell’area Euro). Il tasso Eonia è anche utilizzato come riferimento per diversi strumenti derivati.