Ponzi scheme

Uno schema Ponzi è una truffa sugli investimenti che remunera gli investitori esistenti con il denaro investito da nuovi investitori, dando l’impressione di guadagni e profitti dove non ce ne sono. Gli schemi Ponzi sono anche noti come schemi piramidali. La tecnica prende il nome da Charles Ponzi, un immigrato italiano negli Stati Uniti che divenne famigerato per avere applicato una simile truffa su larga scala nei confronti della comunità di immigrati prima e poi in tutta la nazione. Ponzi non fu il primo a usare questa tecnica, ma ebbe tanto successo da legarvi il suo nome. Con la sua truffa coinvolse infatti 40.000 persone e, partendo dalla modica cifra di due dollari, arrivò a raccogliere oltre 15 milioni. È stata applicata dai truffatori a quasi tutti i tipi di prodotti finanziari: dall’oro agli hedge fund (il finanziere Bernard Madoff è stato per questo condannato nel 2009 a 150 anni per la più grande frode di tutti i tempi della dimensione di 65 miliardi di dollari), dalle azioni (spesso di società poco conosciute dalle “incredibili prospettive) a criptovalute e ICO.

Prezzo Denaro

Prezzo al quale può essere acquistato un bene o un’attività finanziaria.

Prezzo Lettera

Prezzo al quale può essere venduto un bene o un’attività finanziaria.

Price earnings

Il relativo rapporto prezzo-utili è un confronto tra il rapporto P/E di un titolo o il rapporto P/E cumulativo di un indice di mercato correlato. Si ottiene dividendo il prezzo per azione per l’utile per azione e si esprime anche come rapporto tra la capitalizzazione di borsa dell’emittente e gli utili conseguiti. Nel caso di utili costanti nel tempo, il P/E esprime il numero di anni necessari affinché un azionista possa rientrare dal proprio investimento ipotizzando che tutti gli utili vengano distribuiti. Dal momento che gli utili delle aziende non sono affatto costanti nel tempo, e esistono realtà su cui le stime di crescita degli utili sono esponenziali, un livello alto di P/E identifica un’azienda su cui il mercato nutre elevate aspettative di crescita. Quando il P/E di una società (o di un mercato) è più basso rispetto a un’altra, si dice che l’azienda viene scambiata a sconto.

Price-to-Book Ratio (P/B)

Il rapporto prezzo-valore di libro misura il prezzo di mercato di un’azienda in relazione al suo valore contabile (capitale sociale più riserve). Il valore contabile, generalmente situato nel bilancio di una società come “patrimonio netto”, rappresenta l’importo totale che rimarrebbe se la società liquidasse tutte le sue attività e rimborsasse tutte le sue passività. Se è inferiore a 1 indica che il mercato valuta l’azienda meno rispetto al bilancio.

Price-to-Free Cash Flow Ratio (P/FCF)

Il rapporto prezzo / flusso di cassa (P / FCF) è un metodo di valutazione utilizzato per confrontare il prezzo corrente di una società con il suo flusso di cassa per azione.

Price-to-Sales Ratio (P/S)

Il rapporto prezzo-vendita aiuta a determinare la valutazione relativa di un titolo. La formula per calcolare il rapporto P/S è: Rapporto P/S = Prezzo per azione / Vendite nette annuali per azione.

Price/Earnings-to-Growth Ratio (PEG)

Il rapporto PEG è un derivato del rapporto P/E che tiene conto della crescita futura degli utili.

PRIIPs

è l’acronimo di packaged retail investment and insurance-based investments products («prodotti di investimento al dettaglio e assicurativi preassemblati»).
I PRIIPs sono stati considerati prodotti ad alto rischio per la fluttuazione del sottostante e per tale ragione il legislatore comunitario ha deciso di introdurre documenti di accompagnamento che siano ben dettagliati e chiari. Fanno parte dei PRIIPS i seguenti prodotti finanziari:
• Derivati;
• Fondi comuni di investimento;
• Obbligazioni convertibili;
• Prodotti assicurativi con una componente di investimento;
• Prodotti e depositi strutturati;
• Prodotti emessi da SPV.

Private Banking

Attività di fornitura di servizi, principalmente bancari e finanziari, rivolta a una clientela dotata di patrimoni di entità rilevante (“High Net Worth Individuals” ovvero HNWI) che, essendo caratterizzata da necessità finanziarie o di diversa natura non facilmente standardizzabili, si rivolge a una banca specializzata o a un intermediario non bancario, per ottenere un servizio costruito su misura in base allo specifico bisogno rilevato. Il private banking si contrappone al retail banking che opera con definiti target di clientela, a cui vengono proposti, in maniera mirata, servizi e prodotti preconfezionati. Il private banker, colui che svolge l’attività di private banking, costruisce con il cliente un rapporto personalizzato, offrendo soluzioni modellate sul profilo del cliente, in base alla dotazione patrimoniale, e caratterizzate da diversi gradi di sofisticazione collegati al particolare bisogno manifestato. Il termine nel tempo si è un po’ snaturato e orientato dagli uffici di marketing di banche e reti a utilizzarlo per qualsiasi attività di vendita di prodotti finanziari a un target sempre più allargato e così i termini “private banking” come “private banker” sono diventati quasi sinonimo di risparmio gestito e venditori di prodotti finanziari detto in modo più sofisticato spesso più formale che sostanziale.