Ci sono società di gestione che fanno pingui utili grazie a commissioni di performance calcolate anche sulle minusvalenze dei clienti. Azimut vs Mediolanum e la storia delle commissioni milionarie di incentivo anche quando il cliente perde.
In sintesi:
Il 2011 non è stato un anno esattamente favorevole per le società di gestione. La raccolta netta sui fondi è stata pesantemente negativa. Per molti ma non per tutti. Azimut e Mediolanum in testa che hanno raccolto rispettivamente in un anno nero per i mercati rispettivamente 140 e 1423 milioni di euro. E dove li hanno mandati questi soldi raccolti presso i risparmiatori italiani? A Dublino e in Lussemburgo dove hanno sede le società di gestione più ricche come masse gestite dei rispettivi gruppi. Ma perché questi soldi non sono rimasti sulle società di gestione italiane? Forse per via di una normativa molto più lasca sul fronte del calcolo delle commissioni di performance che ha consentito alle due società di gestione di incamerare nel 2011 nel caso di Mediolanum oltre 90 milioni di euro di commissioni di incentivo mentre nel caso di Azimut siamo a 30 milioni di euro di commissioni di performance. Ma come vengono calcolate queste commissioni? Non certo sulla bravura dei gestori di battere il mercato. E non certo in modo consono ai dettami di Banca d’Italia che tanto non ha legislazione sui fondi maggiormente collocati da Mediolanum e Azimut che non sono, infatti, di diritto italiano ma basati in Irlanda e Lussemburgo.
Azimut vs Mediolanum: chi raccoglie di più
Azimut vs Mediolanum: la raccolta piange per molti ma non per tutti
In un anno nero per le Borse Mondiali come è stato il 2011 i delusi dai fondi comuni di investimento hanno tolto complessivamente alle società di gestione italiane 33 miliardi di euro. Tra i gruppi italiani più colpiti, nonostante possano contare su migliaia di sportelli bancari, Pioneer, la sgr del gruppo Unicredito, che ha visto ridursi di 9,8 mld di euro la raccolta , Eurizon Capital e Banca Fideuram del Gruppo Intesa Sanpaolo che hanno subito una riduzione delle masse gestite di 7 miliardi di euro. Non è andata bene nemmeno al Gruppo Ubi che ha perso in termini di raccolta su fondi e gestioni 3,7 miliardi.
In un contesto così negativo per il settore del risparmio gestito non tutti i gruppi hanno avuto una raccolta netta negativa. Tra gli operatori italiani, due gruppi specializzati nell’asset management (uno appartenente a una banca non tradizionale e l’altro di derivazione non bancaria ma indipendente), sono riusciti ad andare in netta controtendenza rispetto al sistema, riuscendo ad avere una raccolta netta positiva. Come è andata Azimut vs Mediolanum? Il gruppo Mediolanum ha raccolto oltre 1423 milioni di euro e il gruppo Azimut ha aumentato la raccolta di 140 milioni di euro. Per tutti gli altri la raccolta è stata amara. E negativa.
Mediolanum: la raccolta cresce ininterrottamente
Il Gruppo Mediolanum continua anno dopo anno a scalare la classifica delle società con i maggiori volumi di masse gestite. A dicembre 2007 era al 10° posto, a dicembre 2009 al 6° posto mentre a dicembre 2011 era il quarto gruppo in Italia per masse gestite relativamente a fondi e gestioni. A dicembre 2011 il patrimonio gestito dal gruppo Mediolanum tra fondi e gestioni di portafoglio era pari a 41.212 milioni di euro.
Un vero big del risparmio gestito che anno dopo anno riesce a crescere a dispetto sia dell’andamento dei mercati sia dei concorrenti. Anche nel primo trimestre del 2012 la raccolta ha raggiunto livelli record. Il totale delle masse gestite e amministrate ha registrato un massimo storico a 49.178 milioni di euro in crescita del 6% rispetto al saldo di fine 2011. I clienti sono più di un milione. Ma dove vanno a finire i soldi dei sottoscrittori dei fondi Mediolanum? All’estero per la maggior parte. In Irlanda per la precisione dove ha sede la Mediolanum International Funds Ltd .
Qui Dublino: Mediolanum International Funds Ltd
Mediolanum, come calcola le commissioni di incentivo
Mediolanum International Funds Ltd gestisce, avvalendosi di società terze specializzate, tre famiglie di fondi: “Mediolanum Best Brands”, “Challenge Funds” e “Mediolanum Portfolio Fund”. I più sottoscritti dai clienti Mediolanum sono quelli della famiglia “Challenge”, un Fondo multi-comparto ad ombrello che si articola in 21 diversi sottofondi detti Comparti.
Nel 2011 su questi fondi Mediolanum International Funds ha incassato 64.873.532,00 euro di commissioni di incentivo. Ma come ha fatto la società di gestione in un anno nero per le Borse a incassare 64 milioni di euro di commissioni di performance? Nella tabella sottostante si possono vedere le commissioni di performance incassate dalla società nel 2011 su ciascun comparto “Challenge” e la performance del fondo.
E’ abbastanza evidente che la relazione tra le performance incassate e l’andamento su base annua del fondo è abbastanza “debole”. Sul fondo Challenge Emerging Markets Equity che ha perso nel 2011 il 16,46% la società di gestione del Gruppo Mediolanum ha incassato oltre 6,5 milioni di euro di commissioni di performance, su Challenge Financial Equity che ha perso l’anno scorso il 17,42% Mediolanum International Funds ha incamerato 3,8 milioni di euro di commissioni di performance.
Sul fondo Challenge European Equity (-11,51%) la società di gestione ha incassato oltre 5 milioni di euro di commissioni di performance.
Fondi mediolanum challenge tutti fenomeni?
E’ interessante notare che questi fondi non hanno certo in molti casi hanno fatto meglio del mercato di riferimento. Poco importa per i criteri con cui Mediolanum calcola le commissioni che addebita poi ai sottoscrittori dei fondi. Visto, infatti, che le commissioni di performance non sono calcolate su quello. Cioè rispetto alla performance del mercato in cui il fondo investe. Né sono calcolate sulla base della performance annuale del fondo.
Né tengono conto della performance positiva o negativa dello stesso visto che non vi è alcun meccanismo di high water mark. Un meccanismo che garantisce l’equità tra le società di gestione ed i clienti gestiti. Infatti, il meccanismo dell’high water mark fà si che non vengano prelevate dai fondi nuove commissioni di performance fintanto che i risparmiatori non abbiamo recuperato le perdite registrate precedentemente.
Quando le commissioni di performance vengono calcolate su periodi brevi (il mese o il trimestre) e non viene applicato il meccanismo dell’high water mark la società di gestione può far pagare ai fondisti commissioni di performance su performance inesistenti, ad esempio in presenza di trading range orizzontali dei mercati. Ovvero le commissioni di performance scattano non perché il fondo è salito ma semplicemente perché ha oscillato.
Commissioni di performance: sui Challenge le paghi anche sulle minusvalenze
La sgr irlandese del gruppo Mediolanum calcola le commissioni mensilmente, confrontando l’incremento mensile del valore della quota del fondo con quello del tasso interbancario Euribor a tra mesi. Ecco svelato il “mistero” su come una società di gestione possa incamerare commissioni dai proprio sottoscrittori.
Per i fondi azionari trattiene dal 3 al 5% della differenza tra questi due incrementi. Nel caso dei fondi obbligazionari la commissione di performance è invece pari al 5% della differenza tra l’aumento del valore della quota e il tasso interbancario.
Le commissioni? Per Mediolanum un business molto ricco e su cui è costruito il business model
I mercati possono anche scendere di brutto. Ma basta un rimbalzo e zac… scattano inesorabili le commissioni di performance per la gioia della società e dei suoi azionisti che possono così spartirsi anche questa ricca e golosa torta.
Qui Lussemburgo: AZ Fund Management SA
L’altro big del risparmio gestito di derivazione non bancaria è Azimut. E’ il 140 gruppo in Italia nell’asset management. Il patrimonio gestito superava a fine 2011 16.545 milioni di euro. Nel 2011 è stata una delle poche società del settore ad avere una raccolta positiva per 140 milioni di euro. Dove sono finiti i soldi raccolti? Fuori dall’Italia come oramai è la norma in questo settore. Destinazione Lussemburgo dove opera una delle sgr del gruppo la Az Fund Management Sa. Questa società gestisce il 74% degli asset under management del gruppo.
Nel 2011 la performance ponderata media netta del cliente (ovvero quanto ha guadagnato mediamente un cliente di Azimut in base a tutti i fondi distribuiti e secondo la stessa società che ha rilasciato questo dato) è stata negativa e in particolare del -6,87%. Nonostante questo la società ha incassato l’anno scorso 34 milioni di euro di commissioni di incentivo.
AZ Fund Management SA è la società che gestisce AZ FUND, il fondo multicomparto di diritto lussemburghese. Anche nel caso di questo fondo le commissioni di performance sono calcolate non rispetto alla bravura del gestore di battere il mercato di riferimento ma prelevando dallo 0.007% allo 0,010% del valore complessivo del Comparto per ogni punto percentuale di rendimento realizzato dal Comparto. Il calcolo della commissione è su base trimestrale.
In pratica basta un trimestre positivo in un comparto che la società presieduta da Pietro Giuliani possa incamerare commissioni di performance o incentivo da trattenersi. E pazienza se poi nei trimestri successivi il comparto declina. Basta poi un altro trimestre che il fondo risalga e zac…scattano di nuovo le commissioni da addebitare ai sottoscrittori. Che dalla lettura del prospetto informativo dovrebbero essere informati se il promotore non gliene ha parlato di questo meccanismo così curioso (e sicuramente non proprio pro-risparmiatore) per il calcolo delle commissioni di incentivo.
Tutti all’estero. Perché?
Ma le società di gestione possono attribuirsi commissioni di performance anche quando il cliente non guadagna? Possono prelevarle quando i loro fondi non vanno meglio dei mercati in cui investono? Possono calcolarle su base mensile o trimestrale? In Italia (se si trattasse di un fondo di diritto italiano), no! Un fondo di diritto italiano deve, infatti, attenersi alla regolamentazione imposta da Bankitalia. Il benchmark su cui si può calcolare la commissione di performance deve essere rappresentativo del mercato in cui investe il fondo e le commissioni di performance non possono essere calcolate su un periodo inferiore ai 12 mesi.
Certo se fossero calcolate così il big business del gestito in Italia sarebbe meno big.
azimut vs mediolanum: commissioni di performance e utili
Nel caso di Azimut citando uno studio di Mediobanca recentemente pubblicato “Performance fees have been a key component of profitability, representing 50% or more of earnings” (ovvero tradotto “le commissioni di perfomance hanno costituito una componente essenziale della profittabilità della società rappresentando il 50% o più dei suoi ricavi”).
In particolare secondo lo studio Mediobanca appena uscito gli analisti di Piazzetta Cuccia stimano in media che “le performance fee hanno rappresentato in media più del 50% dell’utile pre-tasse del gruppo dal 2006, arrivando all’80% nel 2009”.
Ecco spiegato perché alcune sgr da qualche anno hanno varcato la Alpi. Nemmeno la manovra varata lo scorso anno dal governo per equiparare fiscalmente sicav estere e fondi italiani ha convinto alcun operatore italiano “estero vestito” a ritornare a battere completamente bandiera tricolore.
Qui in Italia certe cose come calcolare le commissioni di incentivo in modo così “fantasioso” non lo potrebbero più fare. Per questo è facile capire perché fanno finire i soldi degli italiani più volentieri in Lussemburgo o in Irlanda. Del resto perché stupirsi? Azimut vs Mediolanum: entrambe sono società quotate e rispondono prima di tutto ai propri azionisti.
E poi ai propri clienti. A cui evidentemente non importa nulla di pagare commissioni di performance anche quando il loro conto va in rosso. Del resto a pagare sono abituati o non ci fanno caso. Visto che hanno scelto società di gestione con un tariffario commissionale certamente non da “hard discount”.
commissioni di ingresso: Azimut vs mediolanum le fanno ancora pagare
Sui fondi azionari Azimut chiede secondo i prospetti informativi di Az Fund dall’1 al 2% di commissioni di sottoscrizione o rimborso più una commissione di gestione dal 2,3% al 2,4%. I fondi di fondi poi della società costano dal 2,44 al 3,74%.
Le performance fee hanno inciso invece in una percentuale compresa a seconda degli anni dallo 0,5 allo 0,7% delle masse gestite.
Riguardo le commissioni di gestione tra Azimut vs Mediolanum, lo studio di Mediobanca rileva che la fee media che grava sui prodotti collocati è nel caso dei fondi Mediolanum pari all’1,80% mentre nel caso delle polizze arriva al 2,37%. Poi ci sono le commissioni di performance. Sempre secondo lo stesso studio di Mediobanca sul “wealth management” si sono portate via dal 2006 al 2011 dallo 0,39% allo 0,96% delle masse gestite.
Sarebbe certo interessante anche valutare le performance complessive dei fondi di queste società di gestione (magari i costi elevati e le commissioni calcolate con questa “fantasia” hanno una ragion d’essere in performance sovra mercato) messe in confronto con altre società di gestione italiane o straniere ed è un argomento che prossimamente affronteremo.
Azimut vs Mediolanum: promotori e family bankers a confronto
Del resto le reti di promotori costano e sono indispensabili per collocare i prodotti delle due società di gestione. E di distributori queste campionesse del risparmio gestito ne hanno. Ad esempio, Mediolanum aveva, nel 2011, 4507 promotori più di Credit Suisse in tutto il mondo (4040 promotori per 844 miliardi di dollari di asset under management) che a livello mondiale gestisce però masse quasi 14 volte superiori.
I promotori? Costeranno pure, ma servono eccome per vendere prodotti finanziari e costruire “relazioni” con i clienti. E far guadagnare tante commissioni alle loro società di gestione. E ai loro Presidenti.
Non dimentichiamoci che il signor Ennio Doris è il 14° uomo più ricco d’Italia. E anche il secondo socio di Mediolanum quanto a ricchezza… non è proprio messo molto male. Aver costruito “la banca intorno a te” si è dimostrato molto redditizio. Chissà se anche per i loro clienti?