Fare lo stop profit o più correttamente il “take profit” sui propri investimenti (vendere quando si è in guadagno) e non seguire alcuna strategia di stop loss testata nel tempo se effettivamente valida (liquidare un titolo se scende sotto un certo livello) è come innaffiare le erbacce e tagliare i fiori in un giardino? Per il più grande investitore vivente di tutti i tempi, Warren Buffett, in un certo senso sì.
Ma perché tanti investitori seguono questa strategia di investimento di vendere i titoli appena guadagnano? Perché se possono scegliere tra vendere un titolo in guadagno (a prescindere dal suo potenziale) o liquidarne uno in perdita (indipendente dalle migliori alternative possibili) sceglieranno sempre la seconda opzione. Lo spiega bene la finanza comportamentale. E alla lunga con cosa si troveranno? Con un portafoglio pieno di titoli in perdita! Elementare Watson.
Vendere i titoli quando s’è guadagnato abbastanza è come tagliare i fiori e innaffiare le erbacce
Warren Buffett
La strategia di investimento chiamata stop o TAKE profit
La strategia di investimento chiamata “stop profit” è un ordine di vendita di un titolo ad un prezzo predefinito, da fissarsi in corrispondenza dei minimi profitti desiderati. In pratica, questo tipo di strategia consente all’investitore di fissare un obiettivo di guadagno per il proprio investimento e di vendere il titolo quando tale obiettivo viene raggiunto. In questo modo, con lo stop profit l’investitore può proteggere i propri profitti e limitare le perdite in caso di variazioni di prezzo avverse. Tutto vero. Ma decurta anche i potenziali guadagni!
L’idea di fare lo “stop profit” dal punto di visto teorico non sembra male ma testata alla prova dei mercati non è purtroppo eccellente come sembra. Una premessa importante prima di tutto: diverse strategie di investimento di SoldiExpert SCF sono basate anche su modelli di tipo quantitativo o rotazionali ovvero basate su regole di ingresso e uscita “disciplinate” poichè investire a braccio non è nel tempo secondo noi proficuo nella maggior parte dei casi. Ovvero per decidere quando entrare e uscire dal mercato i fondamentali saranno magari importanti e in certi portafogli li guardiamo con maggior peso ma per decidere quando entrare e quando uscire non ci affidiamo “all’uomo Del Monte” e a criteri puramente discrezionali. Tanti anni di esperienza reale sui mercati ci hanno insegnato a diffidare dei “guru” e anche di noi stessi e non ci piace fare gli “apprendisti stregoni” con i soldi degli altri.
Avere una strategia non significa per noi basarsi sull’intuito che può essere fallace e traditore anche se dietro di te (e lo dimostrano i mercati da molti anni) hai uno stuolo di analisti e economisti super pagati. Così non si procede a vendere un titolo al raggiungimento di un guadagno inserendo un stop profit ma la decisione di liquidare una posizione è molto più complessa.
Analisi quantitativa e la trappola possibile dello stop o take profit
In questi anni abbiamo quindi costruito in base all’esperienza delle strategie proprietarie che ci segnalano statisticamente i momenti più opportuni per entrare e uscire. La parola “statisticamente” è molto importante da tenere a mente perché un metodo in Borsa è vincente non perché ha sempre ragione o guadagna sempre ma perché nel tempo la differenza fra guadagni e perdite è positiva e il “delta” come risultato è migliore dell’andamento del mercato.
È questo è l’approccio che abbiamo sposato: cercare nel tempo (che non è l’aldilà) di fare meglio del mercato non prendendo più rischi. Ma catturare le extra performance quando si presentano e tagliare le perdite.
Per catturare le extra performance ovvero i titoli che performano molto meglio del mercato non puoi fare lo stop profit. Li perderesti quasi tutti, sistematicamente. Uscendo magari dai titoli che poi salgono di decine e decine di punti percentuali, in alcuni casi di centinaia di punti percentuali… Esistono e sono quelli spesso a muovere gli indici di Borsa.
Un approccio anche di tipo quantitativo per decidere quando vendere un titolo ha un grande vantaggio. Che non è solo quello di dare sempre la bussola sul quando entrare o uscire su uno strumento che può essere un’azione, un fondo o un Etf. Consente anche di poter fare delle analisi molto approfondite sul comportamento passato in differenti tipi di mercato: il cosiddetto backtesting. Ovvero vedere come cambiando delle regole si sarebbe comportata la cosiddetta “equity line” ovvero la linea dei profitti.
“Stringere i bulloni” ovvero avere fasce di stop profit non porta nel tempo a un incremento dei profitti secondo la maggior parte dei nostri test. Tutt’altro! E la cosa se ci si riflette non è così campata in aria. Ci possono essere dei portafogli dove questa regola funziona ma non è la regola e per applicarla sistematicamente su tutte le operazioni occorrerebbe verificare nel passato come ha funzionato se applicata in modo sistematica.
Tenere i titoli in perdita conviene? come funziona lo stop loss
La maggior parte degli investitori si rifiutano di vendere un titolo in perdita. In pratica non inseriscono nessuno stop loss sul titolo fondo o ETF che acquistano. La strategia di investimento chiamata “stop loss” identifica un livello di prezzo raggiunto il quale la posizione viene chiusa.
Questo tipo di strategia consente all’investitore di limitare le proprie perdite in caso di variazioni di prezzo avverse, fissando un prezzo limite al di sotto del quale il titolo viene venduto automaticamente. Con lo stop loss l’investitore può proteggere il proprio capitale e limitare le perdite in caso di situazioni di mercato sfavorevoli.
Lo stop loss può essere statico, per esempio se il titolo perde il 10% chiudo la posizione, o dinamico ovvero mutevole in funzione di determinati movimenti dei prezzi del mercato in cui il titolo è quotato (la discesa è un caso isolato o un movimento corale?) o relativo all’andamento di altri titoli.
C’è sempre un costo-opportunità di detenere un titolo in portafoglio. Il capitale viene immobilizzato su quel titolo (costo) impedendo di comprare titoli alternativi magari più promettenti (opportunità). E’ questa una valutazione che può essere fatta solo confrontando decine e decine di possibili impieghi alternativi. Come facciamo con cadenza mensile in SoldiExpert SCF società di consulenza finanziaria indipendente con un’esperienza ventennale nella creazione, valutazione e implementazione operative di strategie di investimento effettivamente testate (e validate) in modo approfondito. Per non trovarsi con il proprio giardinetto di titoli pieno di erbacce da innaffiare dopo aver tagliato tutti i fiori.
Stop profit ma nessuno stop loss: quando non funziona
Un altro esempio plastico di quanto può essere perdente rifiutarsi di vendere un titolo in perdita e di accontentarsi di un guadagno su un titolo in forte tendenza rialzista. Alcuni investitori avrebbero venduto Campari ai prezzi rialzi e tenuto in perdita il titolo Unicredit che ha poi continuato a scendere per lustri salvo risvegliarsi negli ultimi 2 anni. Quanti investimenti alternativi si sarebbero potuti fare rispetto a tenere il capitale immobilizzato per anni pur di non vendere in perdita?