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E’ stata una settimana tutto sommato positiva per i mercati azionari mondiali e soprattutto per la Borsa giapponese (+5,38%) che ha messo la freccia sulla corsia di sorpasso sulla notizia che l’attuale premier Yoshihide Suga non si ricandiderà ai vertici del Partito Liberal-Democratico alle elezioni del prossimo 29 settembre, ponendo di fatto fine al suo mandato. Non si fa in tempo a imparare il nome di un premier giapponese che si dimette.
Il suo tasso di popolarità era in calo da diverso tempo per la gestione della pandemia e della campagna vaccinale a rilento e la diffusa opposizione nel Paese alle Olimpiadi di Tokyo.
E il mercato scommette che chi gli succederà sarà comunque migliore (in 8 anni in Giappone abbiamo visto comunque già 5 cambi di primi ministri) e inietterà nell’economia decine di migliaia di miliardi di yen come promette già il suo collega di partito (conservatore), Fumio Kishida.
Mentre nell’impero del Sol Levante siamo al toto ministri, in Francia domina l’affaire Lagardère che è un bel polpettone stile Dallas che merita di essere brevemente raccontato.
Il gruppo Lagardère è quotato alla Borsa di Parigi ed è guidato da Arnaud Lagardère, considerato uno dei più importanti baroni della stampa (gruppo Hachette, radio Europa 1, Paris Match) e per lungo tempo n.1 del settore aerospaziale francese, visto la presenza in EADS che controlla Airbus e n.1 di Matra.
E l’erede dell’impero (dai missili all’editoria, dai duty free agli eventi sportivi) fondato dallo stimatissimo padre Jean-Luc, morto inaspettatamente nel 2003 all’età di 75 anni per le complicazioni di una banale operazione all’anca, a cui si era sottoposto per poter continuare a sfrecciare sulle piste da sci e giocare a tennis, battendo i suoi rivali più giovani.
Il rampollo Arnaud Lagardère, dopo la morte inaspettata del padre, si trova di colpo all’inizio del 2000 a gestire un impero miliardario dove non tramonta mai il sole (presente in 40 nazioni) seppure le sue ambizioni erano di diventare cantante o pilota d’aereo.
La sua, fino ad allora, era stata una vita dorata a vederla dall’esterno e il figlio unico conteso in un divorzio che aveva fatto parlare tutta la Francia quando sua madre, Corinne, appassionata di cavalli, dopo 14 anni di matrimonio con uno degli uomini più ricchi di Francia, lasciò il marito e padre di Arnaud per un fantino e istruttore di cavalli.
Alla morte del padre, il dovere “dinastico” chiama, ma Arnaud non mostra la stoffa del genitore e resiste grazie al fatto che la società quotata ha la forma di accomandita e bastano poche azioni per comandare, il 7%.
Si fa aiutare da Nicolas Sarkozy e negli anni più recente fa entrare alcuni amici miliardari francesi fra i più importanti (da Bernard Arnault, il patron di Louis Vuitton, a Vincent Bolloré, il potente capo di Vivendi, tutti vecchi amici del padre) per difendersi dagli attacchi dei fondi attivisti come Amber Capital, ma ora sembra che sia al redde rationem, poiché i miliardari francesi “amici” hanno probabilmente deciso che la ricreazione è finita e vogliono mettere le mani sulle parti migliori dell’impero Lagardére, mentre anche giudici francesi hanno messo nel mirino il rampollo e potrebbero disarcionarlo legalmente dalla guida del suo impero per alcune operazioni societarie giudicate illegali.
Una bella storia di scalata e voltafaccia arricchita dai gossip continui sulla sua famiglia e vita coniugale visto che Arnaud Lagardère si è sposato alcuni anni fa con una modella di intimo belga, Jade Foret, di 30 anni più giovane e 17 centimetri più alta, decisamente esuberante e vistosa.
E che anche con il marito sotto assedio in Borsa, continua a pubblicare in questi giorni foto e video dalle Bahamas di lei seminuda sui social dove è seguitissima (oltre un milione di follower) ed è difesa dal marito Arnaud che più volte ha espresso il suo pensiero in questi anni: “Jade è una ragazza della sua generazione. Non la smetterà di twittare! E ha bisogno di creare un ronzio per i suoi fan e i suoi clienti” aggiungendo qualche tempo fa sul quotidiano economico finanziario Les Echos: “Essere felici nella propria vita privata è una fonte di stabilità per un amministratore delegato”.
Una storia finanziaria non certo noiosa insomma quella che si sta consumando intorno al gruppo Lagardère, che negli ultimi anni ha iniziato a dover cedere i gioielli di famiglia (come le partecipazioni nel gruppo aerospaziale Eads/Airbus) per fronteggiare un indebitamento cresciuto negli anni senza sosta e che lo ha costretto a far entrare coloro che ora probabilmente lo ridimensioneranno o faranno fuori.
“Non prendere in prestito e non prestare, Perché il prestito spesso si perde con l’amico. E far debiti rovina il filo dell’economia” fa dire Shakespeare nell’Amleto e al tema del “lending” (molte banche e private banker lo chiamano così che fa più “figo” ma sempre prestito vuol dire) e in particolare di quello che viene definito “credito Lombard” abbiamo scritto, insieme alla nostra Nicole, da qualche mese entrata a far parte della squadra, un approfondimento evidenziando i rischi di questa formula spesso sottaciuti agli investitori e trader.
Da qualche anno a questa parte, molte banche hanno l’andazzo di proporre ai loro clienti per finanziare acquisti immobiliari (ma anche per acquistare più titoli in Borsa) non con il tradizionale mutuo, ma un’alternativa chiamata credito Lombard ossia un finanziamento al tasso Lombard.
Che cos’è il credito Lombard e come funziona? Da molti intermediari è definito come una forma di finanziamento interessante e flessibile, ma è una valida alternativa al mutuo nel caso di acquisto di un immobile?
In questo approfondimento spieghiamo perché è bene ragionare con la propria testa (e non con quella di chi vuole guadagnare commissioni su commissioni e farvi prendere rischi ancora più grandi) e ne consigliamo la lettura anche per capire a che punto è arrivata oramai la pressione commerciale nelle banche e nelle Reti ed è di questi giorni peraltro la notizia che la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario a nome del suo presidente, Carla Ruocco, procederà a un’audizione del presidente del più importante sindacato dei bancari italiani.
Lando Maria Sileoni, che guida con mano molto ferma la Fabi (acronimo di Federazione Autonoma Bancari Italiani) ha denunciato nelle scorse settimane le forzature che esistono e a cui sono soggetti molti soggetti che lavorano dentro le banche.
Quando in Italia non si vuole affrontare un problema e dare un calcio al barattolo, una bella commissione parlamentare d’inchiesta è sempre quello che ci vuole.
La normativa in verità esiste per combattere oltre l’80% dei reati che impunemente nel mondo del risparmio vengono commessi a discapito del perseguimento del miglior interesse del cliente e degli investitori, ma in tanti ai piani alti preferiscono evidentemente girarsi dall’altra parte e fare cinema. Con attori sempre più scadenti.